Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

Chesnutt Vic

• Jacksonville (Stati Uniti) 12 novembre 1964, Atrhens (Stati Uniti) 25 dicembre 2009 (vittima di un’overdose di farmaci miorilassanti che lo aveva mandato in coma qualche giorno prima). Cantautore • «[...] paralizzato da quando aveva 18 anni per un incidente [...] aveva conquistato il pubblico con le sue canzoni che parlavano di vita e di morte, ispirando molti muscisti. Lanciato da Michael Stipe dei Rem, che aveva prodotto i suoi due primi dischi [...] aveva spesso lavorato insieme a altri artisti come Jonathan Richman, e [...] con Guy Picciotto dei Fugazi [...]» (“il manifesto” 27/12/2009) • «[...] aveva un’ironia tagliente e cinica, uno sguardo dark e disincantato sul mondo, che metteva in mostra nei testi delle canzoni e anche negli [...] Il suo sorriso, le sue battute, avevano sempre un che di gelido. “La mia carrozzella è come le grandi tette di Dolly Parton. La mia colonna vertebrale rotta ha a che vedere con la mia musica più di quanto le tette di Dolly con le sue canzoni”, aveva dichiarato [...] a una rivista [...] La morte e il suicidio (più volte aveva cercato di farla finita) erano temi ricorrenti nei suoi lavori. I medicinali — oltre all’handicap fisico faceva i conti con la depressione — erano compagni di viaggio. Spese ingenti che lo avevano reso anche una delle voci a favore della riforma del sistema sanitario Usa [...] La sua era una posizione radicale: anche la riforma di Obama gli sembrava poca cosa perché non incideva sui costi della sanità, ma puntava solo alla copertura per tutti. Dopo l’esperimento con la major era tornato nel mondo delle indipendenti. Le vendite non erano certo quelle di una popstar [...] è sempre rimasto un artista di nicchia. E non si è mai risparmiato. In 19 anni di carriera aveva pubblicato una quindicina di lavori [...] Sempre la sua voce tagliente e sempre il suo sguardo cinico. In “Flirted With You All My Life” era tornato a cantare la morte e il suicidio. “Ho flirtato con te tutta la vita/ Ti ho anche baciata una o due volte/ e finora giuro che è stato bello/ ma chiaramente non ero pronto”. In un’intervista l’aveva spiegata così: “Parla di me. Io ho tendenze suicide. La canzone parla del rendersi conto che non voglio morire. Voglio vivere” [...]» (Andrea Laffranchi, “Corriere della Sera” 8/1/2010) • «[...] Era dalla metà degli anni Ottanta che faceva musica, all’inizio prodotto dal concittadino di Athens Michael Stipe dei Rem, che aveva letto tra le righe delle sue sghembe canzoni una profondità poetica che aveva pochi eguali negli Stati Uniti. La sua vita non era mai stata facile: molti gli eccessi, con droghe e alcol (c’è un suo disco, appunto intitolato Drunk, che ammise d’aver registrato ubriaco fradicio), poi un incidente d’auto che lo costrinse nel 1983 sulla sedia a rotelle, paralizzato dalla vita in giù, infine la depressione [...]nel giro “grosso” non ci era mai finito. Non era affar suo. Il suo vestito era quello dell’hobo, del poeta esistenzialista, la materia con cui aveva a che fare era il dolore. Il dolore come compagno di vita e cifra stilistica ma sempre mediato da un’acuta ironia (nera, ovviamente), e da una rarefatta serenità (o forse era solo fatalismo) che regalava anche alla canzone dal significato più apocalittico una straordinaria leggerezza. [...] I suoi testi erano la materia preziosa, e spesso bastava quella voce un po’ storta, quello strano accento e pochi altri strumenti a creare la canzone folk o il blues perfetto. In altri casi invece Chesnutt tradiva la sua perfetta semplicità con collaborazioni d’eccezione come nel disco Ghetto Bells del 2005 (con Van Dyke Parks alla fisarmonica e Bill Frisell alla chitarra) e ancor più nel suo capolavoro North Star Deserter del 2007 con la Thee Silver Mt Zion Memorial Orchestra (ma anche Guy Picciotto dei Fugazi), o ancora nei lavori più rockettari, accompagnato dalla band degli Elf Power. [...]» (Silvia Boschero, “l’Unità” 3/1/2010).