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 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

“Io, dallo Utah per Amanda In aula combatterò con lei” - Madison Paxton sembra l’alter ego dell’amica Amanda: stessi lineamenti morbidi, stessa pelle trasparente che si macchia di rosso sulle gote e sul naso nei momenti di maggiore agitazione, stessi capelli lisci legati a coda di cavallo, identica la corporatura minuta, golfino minimale, jeans, modo di parlare attento, da ragazza ben educata

“Io, dallo Utah per Amanda In aula combatterò con lei” - Madison Paxton sembra l’alter ego dell’amica Amanda: stessi lineamenti morbidi, stessa pelle trasparente che si macchia di rosso sulle gote e sul naso nei momenti di maggiore agitazione, stessi capelli lisci legati a coda di cavallo, identica la corporatura minuta, golfino minimale, jeans, modo di parlare attento, da ragazza ben educata. A 23 anni ha già due lauree conseguite all’Università di Washington-Seattle proprio dove ha conosciuto Amanda Knox, sua vicina di stanza nel college femminile, attualmente reclusa nel carcere di Capanne a scontare una condanna in primo grado di 26 anni per aver ucciso, assieme al fidanzato Raffaele Sollecito e a Rudy Guede, la compagna di casa Meredith Kercher. A Perugia da sole due settimane Madison si sta ambientando con difficoltà perché non parla italiano. Ha già fatto quattro volte visita in carcere all’amica, ha partecipato alla prima udienza del processo di appello e domani sarà in prima fila per sostenere Amanda almeno con lo sguardo. Fra pochi giorni inizierà un stage di un anno come fotografa al Corriere dell’Umbria. Quanti anni avevi quando hai conosciuto Amanda? «Diciotto anni. Eravamo vicine di stanza. Studiava scrittura creativa e tedesco perché ha tanti parenti in Germania». Hai già deposto nel processo di primo grado. E’ stata Amanda a chiederti di tornare a Perugia per l’appello? «Non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere. Anzi quando l’ha saputo mi ha guardata con sospetto: "Sei sicura che non lo stai facendo per me?". Io le ho detto di no. Ma, sinceramente, non sarei tornata in Italia se lei non fosse stata qui». Come sono andati i quattro incontri recenti con Amanda? «Nel primo ci siamo abbracciate felici e ci siamo sentite per un momento di nuovo a casa. Negli altri tre Amanda passava di continuo dal riso al pianto e io facevo di tutto per rassenarla. Mi ha detto di essere stanca, che sta lavorando duramente per star bene ma si sente bloccata, senza vita. E soffre perché sa che molta gente crede abbia compiuto questo orrendo crimine». L’hai mai guardata negli occhi chiedendole «sei stata tu?» «No, non ne ho bisogno. Io la conosco. Ma a parte questo l’accusa è ridicola, non ha nessun fondamento. Sono state date risposte complesse quando invece, quelle vere, erano le più facili. Del dna di Amanda e Raffaele non ci sono tracce nella scena del crimine. Perché ripulire il loro dna lasciando quello di Rudy per poi sentirsi dire che loro due lo volevano proteggere accusando Lumumba e coprendo la sua fuga? E perché pulire il loro dna e lasciare le macchie di sangue di Meredith in bagno?». Sei convinta che Amanda sia innocente. Su che cosa poggia questa certezza? «Su ciò che io so di lei e per me è abbastanza. I media hanno fatto un ritratto di Amanda che non corrisponde al vero: una drogata, alcolizzata e di facili costumi. Amanda non è così. Tutto quanto è stato scritto è falso. Hanno trasformato una persona bella in un essere disgustoso. La cosa più importante è che le prove su Amanda non esistono. Le teorie dell’ accusa sono ridicole, non c’è alcun movente logico. Lei non è mai stata violenta, non aveva nessun conflitto con Meredith, non ha mai fatto sesso con una donna, non è attratta dalle donne. Raffaele ed Amanda si conoscevano solo da sei giorni e quando ci si conosce da così poco si è interessati più alla reciproca attrazione fisica che a fare delle orge come fa chi sta insieme da anni e si annoia. E Raffaele, oltretutto, non aveva poi tutta questa esperienza con le donne. Perché mai suggerire dopo sei giorni di "fidanzamento" di fare sesso con un’ altra donna e un altro uomo? E’ una follia». E se ci fossero state di mezzo le droghe? «Con alcune droghe è possibile ma non con la marjuana, non ti fa girare il cervello come gli acidi e l’eroina». Avevi già visto qualche volta Amanda su di giri? «Sì, però gli effetti della marjuana sono normali: ride un po’ di più, diventa buffa, le viene sonno..». Quali sono le altre cose che non ti tornano? «Raffaele, se fosse stato lui, aveva soldi per lasciare il Paese, non Rudy. E perché andare alla casa di via della Pergola la mattina successiva? Perché chiamare la polizia? E dire alla polizia che c’era del sangue nel bagno? Se durante la notte avevano ripulito la scena del delitto perché non hanno pulito anche il bagno? La famiglia di Amanda le aveva detto di andare subito in Germania ma lei aveva risposto: voglio restare qui per aiutare la polizia. A prescindere dal fatto che Amanda non avrebbe mai ucciso, guardando il caso dal di fuori non c’è nessuna prova evidente nei suoi confronti».