FABIO MARTINI, LA Stampa 10/12/2010, pagina 13, 10 dicembre 2010
I piccoli Giuda cresciuti sotto l’ala di Tonino - Quando fu «tradito» per la prima volta, Tonino disse agli amici: «L’avevo messo nel conto di incocciare in qualche Giuda
I piccoli Giuda cresciuti sotto l’ala di Tonino - Quando fu «tradito» per la prima volta, Tonino disse agli amici: «L’avevo messo nel conto di incocciare in qualche Giuda. E’ capitato pure a Gesù Cristo che è un Padreterno, figurarsi a me che sono un povero cristo con la “c” minuscola...». Era il 2001, Antonio Di Pietro era stato appena «scaricato» dal senatore Valerio Carrara (passato al Ccd) e da quel momento pareva che Tonino avesse dismesso paralleli biblici così impegnativi. E invece ieri, per bollare il «tradimento» dell’onorevole Scilipoti, Tonino è tornato ad evocare Giuda. Alla prova dei fatti, una evocazione poco calzante: l’Iscariota, si sa, era uno solo, mentre la storia dell’Italia dei Valori è costellata di «apostoli» che hanno lasciato il loro messia. Con un tasso di trasformismo così significativo da rendere insoddisfacente l’ipotesi che si tratti di tanti casi isolati. In principio il verbo di Tonino era riservato a pochi discepoli. Era il 2001 e Di Pietro, appena affrancatosi dalla compagnia dei Democratici, aveva deciso di mettersi in proprio e di correre alle elezioni, per la prima volta con una sua lista, l’Italia dei Valori. Scelta ambiziosa la sua: per non sporcarsi le mani con l’Ulivo dato per perdente, Di Pietro (come il Prc di Bertinotti) fa corsa solitaria e, dunque, sa che per entrare alla Camera deve superare il 4%. Non ce la fa per un gruzzolo di voti: ottiene il 3,9%, ma grazie ai resti riesce ad eleggere un senatore, uno solo. Si chiama Valerio Carrara. Potrebbe diventare lui la solitaria voce di Tonino in Parlamento e invece l’illusione dura lo spazio di un mattino. In poche ore Carrara si congeda. Spiegherà Di Pietro: «Sapete cosa significa raccogliere le firme, trovare i candidati, mettere in piedi una campagna elettorale e presentarsi alle elezioni in pochi giorni? Questo Carrara lo avevamo conosciuto negli ultimi giorni, padre di uno dei nostri iscritti...». Ma il primo flop lascia il segno su Tonino, crea nell’ex pm un’ansia da quorum destinata a spiegare molte cose. E’ lo stesso Di Pietro a farlo capire. Nel libro «Il guastafeste», Tonino racconta a Gianni Barbacetto che in vista delle elezioni del 2006, dovendo superare la quota del 2% e avendo preso il 2,2% alle Europee 2005, «eravamo in zona rischio» e dunque «nella scelta delle candidature ci eravamo impegnati a trovare persone con un loro radicamento territoriale». Un’espressione che in politichese allude a candidati con una visibilità locale, anche a costo di essere spregiudicati. Come quel Sergio De Gregorio che bussa alla porta di Tonino e per il quale, assicura Nello Formisano, «porterà molti voti in Campania...». Certo, Di Pietro si preoccupa che la fedina penale sia pulita, ma da lì a qualche mese nessuno si stupisce quando il neosenatore De Gregorio saluta l’Idv e passa al centrodestra. Facendo da battistrada per gli altri senatori transfughi che 19 mesi più tardi saranno decisivi nel votare la sfiducia al governo Prodi. Ma il fascino sottile per i candidati porta-voti è come un «trauma giovanile» che non abbandona più Tonino. Alle elezioni del 2006 l’Idv era finalmente riuscita ad entrare in Parlamento, ma si era fermata ad un modesto 2,3% e così, quando nel 2008 si tratta di rifare le liste, Di Pietro pensa che la miglior polizza per prendere più voti sia quella di fare un’imbarcata di politici che hanno sventolato parecchie bandiere e, sulla carta, portatori sani di elettori. Ecco Aniello Di Nardo: dopo una legislatura col Ccd, un passaggio con Mastella, approda da Tonino e diventa senatore. Giacinto Russo, assessore mastelliano in Campania: passa con Tonino e ottiene un seggio. Aurelio Misiti, già assessore nella giunta di centrodestra in Calabria, che dopo essere giunto in Parlamento grazie a Di Pietro si è già trasferito nell’Mpa. Ecco Antonio Borghesi, già presidente leghista della Provincia di Verona. Ecco Americo Porfidia: il sindaco di Recale, paesone del Casertano, portato alla Camera da Tonino, che dopo essere risultato indagato per estorsione aggravata, qualche mese fa è passato al centrodestra. E tutto sommato anche gli ultimi due fuoriusciti avevano portato in dote la loro piccola «rete»: il dottor Bruno Scilipoti, quella dei suoi malati in cura e dei loro parenti; l’ex operaio tessile Antonio Razzi, essendo emigrato in Svizzera 45 anni fa, aveva garantito di saper parlare agli italiani all’estero. Ma con Di Pietro non durano anche i sodalizi di maggiore spessore. Dice un diretto interessato come Pino Pisicchio: «Ci sarà pure una ragione per cui personalità come Occhetto, Veltri, Chiesa prima o poi rompono: Tonino è entrato in politica con Berlusconi e con lui condivide il rifiuto di ogni dimensione dialettica. E questo finisce per pesare».