Giampiero Mughini, Libero 10/12/2010, 10 dicembre 2010
STORIA D’AMORE COMMOVENTE FRA UN AUORE E GLI AGGETTIVI
Molti di voi che leggete Libero non lo pensate affatto, io invece sì. Che il “premierato” di Silvio Berlusconi, ossia la sua stagione politica migliore, volge al tramonto. Solo che a nessuno di quelli che la pensano come me verrebbe in mente di scrivere che il premierato di Berlusconi è «occiduo», un modo notevolmente aulico di dire che «volge al tramonto». “Occiduo” è uno di quegli aggettivi raffinati che si usavano ancora nel secondo dopo guerra, e che poi sono andati completamente in disuso perché nel frattempo sono morti tutti quelli che lo usavano. Così scrisse nel 1985 Giuseppe Pontiggia, uno scrittore e un amico che in tanti abbiamo amato, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Quattro anni dopo Pontiggia (morto 69enne nel2003) avrebbe vinto il Premio Strega con uno dei suoi romanzi più affascinanti, La grande sera, pubblicato da Mondadori.
Quanto agli oggetti di carta avvolti dentro una copertina, ossia i libri, no nè che Pontiggia ne fosse un innamoratopazzo e un collezionista. Di più: ne era un bulimico. Ben 40mila i volumi della sua biblioteca, attualmente conservati alla Biblioteca Nazionale Braidense di Vigevano. Tanto era un bulimico della carta, e tanto ci teneva a quel suo articolo del 1985, che lo accrebbe e ne fece un’edizioncina a sue spese da regalare agli amici tra Natale del 1985 e Capodanno del 1986. Purtroppo in quel 1985 non ero ancora un suo amico. Avrei ricevuto in dono anni dopo la copia autografata de Le sabbie immobili (il Mulino, 1991), un imperdibile libriccino in cui Pontiggia aveva radunato varie gemme del suo girovagare attorno ai libri, a cominciare dall’articolo del 1985 nella versione più estesa che lui si era autoedito e aveva offerto agli amici. Che ci fosse quell’ediziocina in poche copie e che io non la avessi, me ne struggevo. Quando pochi giorni fa mi è arrivato un sugoso cataloghetto di una libreria antiquaria milanese, Il Muro di Tessa (la trovate in via Tadino 4), e al numero161 c’era proprio il librino da me tanto agognato, per poco non svenivo. L’ho comprato, l’ho ricevuto, ho subito cominciato a leggerlo. In tutto e per tutto17 paginette. Da perderci la testa. E avrei subito scritto che queste 17 pagine sono degne del Pontiggia più “alto”, solo che il sarcasmo di Peppo mi avrebbe subito colpito al volto: lì dove dice che «l’alta statura» di uno scrittore «incute sempre un certo rispetto, com eun giocatore di palla canestro incontrato al banco di un bar».
Dimmi di un aggettivo e ti solleverò il mondo, o meglio te lo racconterò.Prendiamo l’aggettivo “convincente”. Preceduto da un “non”, scrive Pontiggia, è l’aggettivo che usano in editoria nel rifiutare un dattiloscritto: «Il Suo manoscritto, nonostante le qualità ,non ci è parso convincente. A volte lo si rafforza con un avverbio di totalità: pienamente convincente. Suggerisce che l’attrazione non è stata tanto forte da tradursi in amore, ma che la tentazione c’è stata. È giudicato aggettivo onvincente, tranne che dall’interessato».
Per quel che è della mia esperienza personale, un editore che rifiutò un mio libretto (uscirà ad anno nuovo, frau n paio di mesi) usò l’aggettivo “superficiale”. Segno che di attrazione non cen’era stata nemmeno l’ombra. Certo è che da quel giorno l’aggettivo “super iciale” è divenuto per me una specie di tizzone rovente.
Ci sono aggettivi che un tempo facevano da elogio e che col cambiare del gusto sono divenuti staffilate: dire di uno scrittore che è “cordiale, affabile”. Ci sono aggettivi che hanno perduto di valore perché usati e abusati: dire di un libro che è “importante”. Ci sono aggettivi fin troppo cari ai laureandi e ai quali resta appiccicato qualcosa di posticcio :dire di un’opera che è “esaustiva”, il che non è mai stato vero di nessuna opera scritta al mondo. Ci sono aggettivi che cambiano completamente di valenza a seconda di quello cui listai riferendo: dire “tesa e nervosa” di una donna significa che la reputi minacciosa per un uomo, dirlo di un raccontoi n prosa equivale a un gran complimento. Ci sono gli aggettivi che ancora ieri o ieri l’altro abbiamo usato esattamente nell’accezione indicata da Pontiggia: «Il ritardo dell’autobus è allucinante». E poi ci sono gli aggettivic he non si negano a nessuno: «Hai scritto una cosa bellissima». Almeno una volta nella vita lo hanno detto a ciascuno di noi.