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 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

GAS RUSSO, MATTEI DIREBBE BRAVO A BERLUSCONI


Enrico Mattei, un’icona della sinistra, antesignano dell’indipendenza energetica dell’Italia, improvvisamente è dimenticato. La sua battaglia contro le «Sette Sorelle» del petrolio (fra le quali c’erano pure l’Anglo-Olandese Royal Dutch Shell e l’Anglo-Persian Oil Company poi divenuta British Petroleum), non è più una bandiera da sventolare. La penetrazione commerciale dell’Eni di Mattei in Iran, che dette brividi di gioia a tanti in Italia, ma non ad Amintore Fanfani e a Eugenio Cefis, non fa più testo. Non si giunge ai limiti indecenti di ostilità che Indro Montanelli nutrì nei confronti di Mattei. Più semplicemente non se ne parla più. Eppure se Mattei fosse stato vivo invece d’essere ucciso con una bomba dietro al cruscotto del suo aereo, se fosse stato vivo il 15 Maggio 2009, sarebbe stato in prima fila e avrebbe avuto un’aria molto soddisfatta. Quel giorno, come hanno scritto nel ben informato blog «rischio calcolato» (http://rischio-calcolato.blogspot.com) «l’Italia è rientrata con prepotenza sullo scacchiere internazionale firmando l’accordo per il passaggio sul suolo nazionale del gasdotto Southstream e per la creazione di SeverEnergia, joint-venture tra Gazprom, Eni ed Enel. In quella data l’Italia per la prima volta dal dopo guerra si è legata politicamente alla Russia». Mattei, parlando della condizione energetica dell’Italia, amava paragonarla a un gattino, piccolo e affamato, che s’accosta timidamente alla grande e colma ciotola dei cani, dai quali il gattino Italia veniva scacciato senza pietà. Il gattino affamato di energia, oltre che scacciato dalla ciotola, è stato preso per i fondelli. Per anni fummo bombardati dalle rivelazioni taroccate di Tommaso Buscetta, secondo il quale la mafia Usa chiese a quella siciliana la pelle di Mattei. Una bella panzana che oscurava il ruolo dei nemici interni italiani e i coincidenti interessi siculo britannici. Nel 2006, attraverso un esame innovativo sui reperti dell’aereo di Mattei, sul suo anello e sul suo orologio, s’ebbe certezza della bomba posta dietro il cruscotto, con modalità molto sofisticata ed efficace, che evoca menti raffinatissime ed esclude i metodi barbari della mafia. Che cosa è accaduto? Silenzio tombale. Quello che pensiamo di Wikileaks lo scrivemmo troppe volte per ripeterlo. Certo è che Indro Montanelli dipingerebbe Assange come un campione della libertà di stampa. Eugenio Cefis lo finanzierebbe. Amintore Fanfani lo coccolerebbe da par suo. Ma se Enrico Mattei fosse vivo, direbbe a Silvio Berlusconi: «Bravo, continua così. Tu sei andato oltre la linea sulla quale mi hanno fermato con una bomba. Però, sta molto attento, perché tutti quelli che dicevano d’essermi devoti, dopo una breve gita sul panfilo Britannia, sono passati dall’altra parte e tu dunque sei più solo di quanto io fossi. Ricordati, la pugnalata ti giungerà da quello che tu consideri tuo amico. E chi fallirà nel pugnalarti, non esiterà un istante a riaccostarsi a te come amico, pentito e addolorato, deciso tuttavia a pugnalarti ancora».