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 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

L’EUROPA SI DIVIDE SUGLI E-BOND

L’Europa si spacca sulla proposta degli eurobond. L’idea lanciata dal nostro ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente dell’eurogruppo, non piace nemmeno alla Francia che si è allineata, alla vigilia del 13° consiglio dei ministri franco-tedesco che si terrà oggi a Friburgo, alla volontà del cancelliere tedesco Angela Merkel. «Questa proposta - ha spiegato un portavoce del presidente Nicolas Sarkozy - non è del tutto nuova e accresce le difficoltà specialmente in termini di condivisione dei costi e dei profitti. Non è necessario discutere nuove proposte».

Come se non bastasse Parigi condivide anche la linea di Berlino sull’entità attuale del fondo salva-stati, cioè non serve nessun incremento da aggiungere agli attuali 750 miliardi di euro (440 del fondo, 60 da parte della Ue e 250 miliardi dell’Fmi), opponendosi così alla posizione belga che, come presidente di turno, invece, chiedeva il raddoppio del fondo così come sostenuto anche dalla Bce di Jean-Claude Trichet e dall’Fmi di Dominique Strauss-Kahn, possibile candidato all’Eliseo.

Dopo l’incontro di Deauville, Parigi si è accordata (quasi allineata) con Berlino per la creazione dal 2013 di un meccanismo permanente di soccorso ai paesi in difficoltà con l’introduzione di clausole che coinvolgano anche i privati in cambio, forse, di un nuovo Patto di stabilità "senza" sanzioni automatiche che avrebbero potuto colpire proprio la Francia.

Oltre a Germania (ieri il segretario generale della Csu Alexander Dobrindt sulla Bild ha addirittura chiesto a Juncker «di scusarsi per le critiche rivolte alla Merkel») e Francia, anche l’Olanda, attraverso le parole del ministro delle Finanze, Jan Kees de Jager, ha reso noto la sua opposizione agli eurobond «perché fiaccherebbe la disciplina fiscale». Una posizione condivisa dal ministro finlandese Jyrik Katainen e da quello austriaco Josef Proell.

Dall’altra parte della barricata, oltre all’Italia e Lussemburgo, c’è il ministro spagnolo, Elena Salgado, che ritiene gli eurobond «una possibilità anche se non di immediata realizzazione», quello greco, George Papacostantinou che «invita a discutere a fondo la proposta», e il Portogallo. Una divisione tra periferici e centrali, europeisti alla Delors e europeisti a la carte? Una spaccatura profonda, rivelatrice del tipo di Unione che si vuole costruire. E che oltre a dividere i paesi europei si è insinuata anche all’interno degli stessi paesi, come sta accadendo alla Germania dove i socialdemocratici, a sorpresa, sostengono la proposta Tremonti-Juncker.

Un appoggio inatteso e per questo ancora più importante. Gli eurodeputati Spd hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio europeo, Hermann van Rompuy, e al presidente della Commissione José Manuel Barroso sottolineando che «una gestione comune del debito mettendo insieme parti dei debiti statali potrebbe assicurare i tassi d’interesse più bassi possibili per i membri dell’eurozona come un tutto». L’E-bond renderebbe chiaro che dalla moneta unica non si torna indietro. «Questo - si afferma nel documento - sarebbe un contributo essenziale per la stabilità finanziaria e per il consolidamento delle finanze statali». La lettera esprime il consenso dell’Spd all’istituzione di un’Agenzia per il debito che dovrà sostituire l’European financial stability facility la cui scadenza è prevista nel 2013.

«Dobbiamo neutralizzare le speculazioni contro singoli membri dell’eurozona - nota l’eurodeputato tedesco Udo Bullmann dell’Spd - e dobbiamo fare in modo che tutti gli stati possano rifinanziarsi a condizioni eque». Lunedì scorso, l’ex cancelliere Spd Helmut Schmidt, padre nobile e fondatore con Valery Giscard d’Estaing del sistema monetario europeo (Sme), ha attaccato Angela Merkel affermando che la cancelliera agisce «in modo non accorto» e guida «un governo formato da gente che impara il mestiere solo dopo essere entrata in carica». Parole dure che vanno ben oltre le solite scaramucce di politica interna.

Ma gli eurobond spaccano anche la Bce. Al "falco" Axel Weber si unisce da Amsterdam il governatore olandese Nout Wellink secondo cui «gli E-bond indebolirebbero l’eurozona» ma da Vienna si oppone il governatore austriaco Ewald Nowotny che «invita a studiare bene la proposta degli eurobond perché, se ben costruita, è da esaminare più a fondo».