Maximilian Cellino, Il Sole 24 Ore 10/12/2010, 10 dicembre 2010
SI ALLARGA LA FORBICE TRA BUND E TREASURY
Di spread si parla in continuazione negli ultimi mesi, ma il differenziale di rendimento dei titoli dei paesi «periferici» rispetto a quelli della Germania non è l’unico valore sotto stretta osservazione. Esiste anche lo scarto fra il Treasury, cioè il decennale Usa, e l’omologo bund tedesco, ed è soprattutto questo valore che viene seguito con grande attenzione dai desk degli operatori: negli ultimi giorni lo scarto si sta allargando e questo favorisce afflussi di denaro verso il biglietto verde a scapito della valuta comune.
Lo schema si è ripetuto ieri, nonostante i rendimenti dei due titoli si siano ridotti dopo la rincorsa dei giorni precedenti. Il tasso del decennale tedesco (2,95%) però è sceso leggermente di più di quello Usa (3,21%), lo spread si è quindi ulteriormente allargato a 26 centesimi e l’euro ha perso qualche posizione rispetto al dollaro, scivolando fino a un minimo di giornata di 1,3169 prima di riprendere quota 1,32 sul finale di seduta.
Tutto questo avveniva già ben prima che la scure di Fitch si abbattesse sul debito irlandese declassandolo di 3 gradini a «Bbb+» e prima che le schermaglie nel parlamento di Dublino mettessero di nuovo in allarme gli investitori per il mancato via libera alla finanziaria lacrime e sangue necessaria per gli aiuti internazionali. Questi elementi, così come la cronica difficoltà dei leader europei a trovare la sintonia sulle decisioni da prendere, funzionano da comprimari sulla scena dei mercati valutari, che in questi giorni si muovono piuttosto sulle schermaglie di treasury e bund.
Tra i bond periferici, ieri se la passavano relativamente peggio i decennali spagnoli e italiani, che vedevano di nuovo aumentare il premio sugli omologhi tedeschi rispettivamente a 235 e 163 punti base. Gli spread di Grecia (881), Irlanda (518) e Portogallo (327) sono invece rimasti invariati o addirittura scesi, ma qui occorre fare un altro ragionamento: «L’unica che acquista questi titoli è la Bce», sostenevano ieri molti trader. In attesa che lunedì prossimo i dati ufficiali chiariscano se la mano di Francoforte sia reale o se si tratti soltanto di rumor di mercato, le poche tensioni si scaricano sui paesi che restano fuori dal piano di riacquisto.
Le Borse, infine, hanno seguito ieri vie proprie come il rimbalzo di bancari e assicurativi: Madrid è salita dell’1,06%, Milano e Parigi dello 0,68%. Londra (+0,23%) e Francoforte (-0,17%) sono invece rimaste al palo al pari di New York (+0,38% l’S&P 500 e +0,29% il Nasdaq).