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 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

I PENDOLARI CHE INTERESSANO A MORETTI

Anni fa Giulio Andreotti sentenziò che c’erano matti di due tipi: chi si credeva Napoleone e chi voleva risanare le Ferrovie. Finalmente l’Italia dei treni ha trovato il suo condottiero, Mauro Moretti, amministratore delegato Fs, già autoproclamatosi risanatore e ora partito addirittura lancia in resta alla conquista dei binari tedeschi. L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, è stato impresso il sigillo dell’ufficialità su un’operazione di cui si parlava da tempo: l’acquisto da parte di Trenitalia dei trasporti regionali tedeschi gestiti dall’inglese Arriva.
È UN AFFARE importante. Arriva ha più di 3 mila dipendenti, gestisce collegamenti in diversi land (Bassa Sassonia, Baviera, Berlino, Brandeburgo, Nord Reno-Westfalia, Assia), ha 252 treni, 830 bus, 12 officine di manutenzione. Le Ferrovie italiane che la compreranno assieme a un fondo lussemburghese che si chiama Cube, tireranno fuori una cifra di tutto rispetto, tra i 350 e i 400 milioni di euro. L’operazione in Italia è stata salutata da ufficiali peana di giubilo. In un’intervista di qualche giorno fa al Sole 24 Ore lo stesso Moretti si era autoincensato proclamando che le ferrovie italiane stavano cambiando pelle perché da “preda diventavano predatore”. E il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ha definito l’operazione tedesca “una svolta storica”. Peccato, però, che tutti facciano finta di non conoscere il contesto in cui si inserisce la nuova politica aggressiva dei binari, cioè in quali pessime condizioni versi il sistema ferroviario in Italia, in particolare proprio quello regionale e dei pendolari. Vista da questa angolazione, la guerra morettiana di conquista fa venire in mente lo stentoreo “spezzeremo le reni alla Grecia” di mussoliniana memoria. Come finì lo sanno tutti: alla Grecia le reni non furono spezzate e l’Italia si accorse che avrebbe fatto meglio a pensare ai tanti guai di casa propria.
Proprio nelle stesse ore in cui veniva annunciato l’avvio della guerra lampo dei binari, in Italia era tutto un florilegio di notizie grandi e piccole, ma comunque imbarazzanti per le Ferrovie. Anticipando le conclusioni del rapporto Pendolaria che sarà ufficialmente presentato martedì prossimo a Milano, Legambiente ha calcolato che a partire da lunedì un treno locale su tre è a rischio soppressione. Il fatto è che, proprio mentre le Fs, possedute al 100 per 100 dal ministero dell’Economia, si apprestano a sborsare centinaia di milioni per la guerra di Germania, con la legge di Stabilità (la ex legge Finanziaria) lo Stato trasferisce circa 750 milioni di euro in meno alle Regioni per il trasporto locale portando lo stanziamento dai 1.724 milioni del 2010 a 977, con un taglio di circa il 45 per cento. Le Regioni vengono praticamente messe tra l’incudine e il martello: al momento del rinnovo dei contratti di servizio con le Ferrovie, o decidono di tagliare le corse oppure impongono ai viaggiatori aumenti da infarto solo per mantenere lo status quo, cioè il servizio svolto da Trenitalia, che non è certo di qualità sopraffina.
ADESSO gli amministratori locali stanno cercando in tutti i modi di mitigare l’effetto negativo dei tagli, ma sono anche molto arrabbiati, come ha documentato l’agenzia specializzata Ferpress. Martedì l’assessore ai trasporti della giunta di centro-destra del Molise, Luigi Velardi, esasperato per la catena di disservizi che si era abbattuta in quelle ore sulla rete locale (blocco dei treni per Roma, Cassino e Napoli) ha annunciato che di fronte “alla quotidianità di incidenti, inconvenienti e disguidi” avrebbe “restituito la delega allo Stato”. Il suo collega ligure, Enrico Vesco, ha avvisato i comitati di pendolari che, mentre veniva soppresso il collegamento tra Genova e Bologna, il prezzo dei biglietti su tutta la rete sarebbe cresciuto del 30 per cento e del 20 quello degli abbonamenti. In Umbria tra qualche giorno non saranno più in funzione gli Intercity Tacito 580 e 599 tra Terni e Milano e secondo il vicepresidente del consiglio di Spoleto, Paolo Martellini (Pd), “la condizione dei collegamenti regionali registra da anni un progressivo peggioramento”.
IL SENATORE Pd Francesco Sanna ha denunciato che per il miglioramento delle ferrovie della sua regione, la Sardegna, non è stato stanziato nemmeno un euro. In Puglia il consigliere regionale Giovanni Epifani ha informato che mentre è aumentato del 12 per cento il prezzo del biglietto sulla linea Bari-Lecce, sono state soppresse le fermate di Cisternino, Fasano, Carovigno e Ceglie Messapica. Nelle Marche il consigliere regionale del Pdl, Giancarlo D’Anna, si lamenta che “con il nuovo orario invernale, Fano e le vallate del Metauro e del Cesano saranno tagliate fuori”, mentre i parlamentari lucani del Pdl hanno chiesto al ministro Matteoli spiegazioni sulla soppressione dell’unico Eurostar tra la Basilicata e Roma.
Trenitalia allunga una specie di manomorta sul trasporto regionale e le ultime leggi del 2009 volute dal governo Berlusconi invece di mitigare hanno rafforzato il suo status di monopolista di fatto. È stata praticamente esclusa la possibilità di concedere la gestione dei treni locali tramite gara, raddoppiata (6 anni più 6) la durata degli affidamenti diretti mentre la concessione di risorse statali alle Regioni (480 milioni l’anno per 3 anni per l’acquisto di nuovi convogli) è stata condizionata alla stipula di contratti proprio con Trenitalia. In pratica, mentre Moretti si lancia alla conquista della Germania, le imprese straniere e private dovrebbero scalare montagne per inserirsi nel mercato regionale italiano, come ha denunciato il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà.