Vittorio Malagutti, il Fatto Quotidiano 10/12/2010, 10 dicembre 2010
E ORA MARCHIONNE PUÒ FARE IL PADRONE
Sergio Marchionne scala la Fiat. A modo suo, a piccoli passi, ma nel giro di un anno o poco più il leader del gruppo di Torino potrà dire di essere diventato, almeno un po’, il padrone di se stesso. Insomma, non solo manager, ma anche socio importante dell’azienda, forte di un pacchetto di azioni paragonabile a quello del suo presidente John Elkann, l’erede di Gianni Agnelli, a cui fa capo il pacchetto di azioni più consistente tra quelli della famiglia. Certo non sarà una scalata con i fuochi d’artificio, di quelle lanciate in Borsa con tanto di offerta pubblica di acquisto (Opa). Di sicuro, però, Marchionne ha la possibilità di mettere le mani su un teso-retto di azioni Fiat. E può riuscirci a prezzi di saldo, in media meno della metà rispetto alla quotazione corrente delle azioni. Possibile? Certo: questi sono i miracoli delle stock option, ovvero il diritto ad acquistare i titoli di una società ad un determinato prezzo d’esercizio.
NEL CORSO degli anni Marchionne si è visto attribuire dalla Fiat stock option per un totale di 23,42 milioni di azioni. Se a questi titoli si aggiungono i 240 mila che l’amministratore delegato già possiede si arriva a 23,66 milioni. Ebbene, questo pacchetto corrisponde a una quota del 2,16 per cento del capitale ordinario Fiat. Poco di meno, l’1,85 per cento, se si tiene conto anche delle azioni privilegiate.
Eccolo, allora, il tesoretto di Marchionne. Un tesoretto che alle quotazioni di Borsa di ieri vale quasi 340 milioni di euro. Ma non è solo questione di soldi. Forte della sua quota del 2,1 per cento, Marchionne avvicinerebbe di molto le posizioni del giovane presidente Elkann. Infatti, il 30,4 per cento di Fiat riconducibile agli Agnelli va spartito tra i numerosissimi eredi della dinastia. E poi c’è da tener presente la lunga catena societaria che dall’azienda automobilistica porta fino alle holding della famiglia torinese. Secondo i dati ufficiali, infatti, il 30,4 per cento di Fiat è controllato dalla holding Exor che a sua volta fa capo per il 52,6 per cento all’accomandita Agnelli che per il 32 per cento è di proprietà della società Dicembre di cui John Elkann, in base alle informazioni disponibili, possiede il 58 per cento.
ARRIVATI in cima a questa piramide societaria, si scopre quindi che il presidente di Fiat pesa per meno del 3 per cento (il 2,98) sul capitale (ordinario e privilegiato) dell’azienda. Una quota superiore, ma neppure troppo, a quella di Marchionne. Sempreché, ovviamente, quest’ultimo decida da qui all’inizio del 2012 di esercitare (in varie tranche) tutte le stock option di cui dispone. E, una volta convertite le opzioni, scelga di tenersi le azioni. C’è infatti anche la possibilità che il numero uno delle Fiat rivenda i suoi titoli in Borsa. E se i prezzi dovessero mantenersi in linea con quelli attuali allora il manager italo canadese potrebbe realizzare una plusvalenza di circa 140 milioni.
Se invece Marchionne preferisse tenersi i titoli diventerebbe il protagonista di una svolta in qualche modo storica per la casa automobilistica . Infatti dopo la traumatica uscita, nel 1976, di Carlo De Benedetti (amministratore delegato con il 5 per cento), nessun manager estraneo alla famiglia Agnelli ha mai posseduto una partecipazione così elevata nel capitale della Fiat. Nel 2004 l’allora amministratore delegato Giuseppe Morchio perse il posto, dopo soli 15 mesi al comando, anche per aver cercato di rafforzare la sua posizione a suon di acquisti in Borsa. Dopo Morchio arrivò Marchionne. Col tempo il nuovo capo azienda è stato gratificato, in aggiunta al compenso cash, anche con un gran numero di stock option e di stock grant. Queste ultime, esercitabili dal 2012 , corrispondono di fatto ad azioni in regalo: 4 milioni in tutto. Altri 10,6 milioni di titoli potranno invece essere acquistati da Marchionne a partire dal gennaio prossimo a un prezzo di 6,58 euro ciascuno. Mica male, considerando che la quotazione di ieri era pari a 14,47 euro. Infine, opzioni per 8,75 milioni di azioni potranno essere esercitate da qui al primo trimestre dell’anno prossimo a un prezzo più alto ma comunque conveniente (13,37 euro).
PARTICOLARE importante: con l’anno nuovo andrà in scena la scissione di Fiat. Da una parte le attività dell’auto, dall’altra camion e trattori. Per ogni opzione Marchionne avrà così a disposizione due titoli. Poi, forse, arriverà la fusione con Chrysler. E chissà se il gran capo di Fiat a quel punto avrà già deciso di passare alla cassa oppure vestirà anche i panni del socio forte.