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 2010  dicembre 10 Venerdì calendario

LETTERA DI MASSIMO D’AZEGLIO A LUISA D’AZEGLIO BLONDEL


Torino, 21 dicembre 1848

Cara Luisa,
Non sapevo che pensare di non ricevere tue lettere: ieri poi ebbi la tua e quella di Giorgini [1]. Avrai veduto dalle mie che venendo qui e prendendo voce, e parlando con chi sa le cose, ho mutato opinione sulle probabilità di guerra. Credo ora che siamo nelle mani della mediazione che non la vuole. La nostra speranza sta nella volontà che devono avere le grandi potenze di dar l’indipendenza all’Italia per levarsi una continua minaccia d’un casus belli [2]. Per timore di noi non faranno certo nulla, perché hanno scoperto che non siamo gente da temere. Quanto al mio ministero al quali mi consigli, credi pure che ho fatto bene di non accettarlo. Balbo e tutti i miei amici, che mi dicevano accetta, dicono ora che sarei stato sonaj [3] accettando. Tutte le rivoluzioni hanno un ciclo che devono percorrere. Sono come le epidemie. E meglio che l’opposiz[ion]e sia venuta ora al potere con Gioberti, che poi con Brofferio [4] — al quale non credo certo che arriveremo. In pochi giorni il nuovo minist[er]o ha già fatte gran sciocchezze, avrai veduto il proclama Buffa [5] - cioè Buffo. L’armata se n’è sdegnata, il pubblico idem, i Genovesi - quelli che hanno soldi - hanno avuto paura d’esser in mano del circolo, e mostrato che eran tutt’altro che nemici della truppa. Il fraternizzamento di questa, è stato poca cosa, e l’armata non è certo per i perturbatori. Non mi stupirebbe che il ministero tentennasse presto. Alla Camera dei Pari ebbe interpellaz[ion]i seguite da un ordine del giorno poco flatteur [6].
Ricevo lettera da Parigi che mi dice essere Luigi [7] disposto alla guerra in Italia per primavera. Ciò sarebbe contrario alla mia opinione, che t’ho espressa. Persisto però a mantener la mia. Del resto chi può far il profeta ora?
Se tornerò a Firenze non sarà solamente per divertirmi; ma anche per cavar Rina di convento, e non vedo perché dovrei correre tanti pericoli; e se il mio eterno scopo fosse di divertirmi credi pure che si può ottenerlo dappertutto. Mi mette più in pensiero quello che mi dici del pericolo di costì. Non che possa credere necessarie le pistole, e dubito che t’abbiano fatto paura quelli che forse la sentono troppo. Ma pure ti prego a guardarti meglio che col tuo piede di guerra. Hai Gaetano [8]: fa che dorma vicino a te, e fa che ti guardi lui, che è uomo da poterlo fare, e diglielo da parte mia. Ringrazia Giorgini della sua lettera. Alle cose che mi dice ho risposto in questa a te onde non le ripeto.
Anch’io spero poco delle cose nostre per ora, non a causa dei Tedeschi, bensì degl’Italiani che sono un vero marciume. Ma colla suppurazione guariscono alla lunga le piaghe; e non si può fermarla. Disgrazia nostra di esser nati nella sua epoca.
La ferita, non mi duole ma è sempre aperta ed il freddo non è la cura indicata. Roberto e C[esare] Balbo, gli amici stanno bene e ti salutano. Goditi i cavalli, e bada ai cammelli [9] e voglimi bene.
M.°

Livorno, B. Labronica, Racc. Bastogi, Cass. 19, Ins. 337. Nell’indirizzo: «Alla Signora / Sig.a Luisa d’Azeglio Blondel / Pisa». Timbro di partenza: «Torino [...] 2 d[...]». Timbro d’arrivo: «Pisa 25 dic. [...]». Già edita in G. CASCANO, Lettere, p. 332, con omissione della prima e dell’ultima frase, e del brano: «Se tornerò a Firenze... onde non le ripeto».
[1] Non rintracciata.
[2] Corsivo nostro.
[3] (Piemontese e Milanese). Vale minchione.
[4] Angelo Brofferio (Casteinuovo (Asti) 6 dic. 1802 - Locarno (Svizzera) 25 mag. 1866) era il capo della sinistra democratica e prendeva allora una parte attivissima al dibattito e all’azione politica,opponendosi, da posizioni estreme, al ministero democratico del Gioberti.
[5] Cfr. la lettera 225, nota I.
[6] La situazione venutasi a creare a Genova dal proclama Buffa fu discussa alla Camera dei deputati il 19 dicembre e al Senato nelle sedute del 20 e 21 dicembre (cfr. ALFONSO LAMARMORA, Un episodio del Risorgimento cit., p. 13).
[7] Luigi Napoleone Bonaparte, eletto alla presidenza della repubblica il io dicembre, era stato investito dei suoi poteri il 20 dicembre, ossia un giorno prima di questa lettera.
[8] B servitore dell’A..
[9] Allusione non chiarita.