Gianluca Perino, Leggo 10/12/2010, 10 dicembre 2010
QUESTA ITALIA PIACEREBBE A MADOFF
La sentenza sul crac Parmalat da 14 miliardi mette a nudo le contraddizioni del capitalismo all’italiana, che invoca il dio denaro quando fa comodo e ne abiura la valenza quando è il momento di pagare il conto.
Negli Stati Uniti, capifila globali della materia, tradire le leggi che regolano qualsiasi attività legata al soldo è spesso più grave che compiere un omicidio. Lo sa molto bene l’ex presidente del Nasdaq Bernard Madoff, che ha ingannato migliaia di persone arricchendosi a dismisura: pur malato, si sta facendo 150 anni di carcere per reati non troppo dissimili (truffa, riciclaggio, frode finanziaria) da quelli dell’ex patron Parmalat. Ma negli Usa c’è il capitalismo vero, sorretto dalla certezza della pena per chi sgarra. Non quello più all’amatriciana delle nostre parti, che consente a Tanzi di dire «non mi aspettavo una sentenza così dura», pur sapendo che tra appelli, ricorsi in serie e carta anagrafica (la sua), probabilmente non farà nemmeno un giorno di galera.
La pena anche in questo caso esiste (oltre ai 18 di ieri ci sono i 10 già assegnati per aggiotaggio), quello che manca è la certezza che i condannati la scontino. Gli oltre 35mila risparmiatori rovinati per sempre dai big della Parmalat capiranno. In fondo, l’ex cavaliere Tanzi ha 72 anni e non potrebbe andare in prigione. Madoff invece sì, perché è giovane. Ne ha solo 71.