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 2010  dicembre 09 Giovedì calendario

PERCHÉ IL GRADO ZERO DELLA POLITICA RISCOPRE LA CATEGORIA DELL´INFAME

Lunga vita ai traditori, verrebbe da dire. Tanto, se la prendono da soli: e infatti di norma portano a casa la pellaccia, così come in altri casi possono anche diventare condottieri, capi religiosi, re e presidenti. La storia è più complicata di un talk-show. Inutile scaldarsi sul dilemma se Fini sia davvero un traditore: basta intendersi sulla parola, che in politica dice meno di quanto s´immagini. Né si consideri irriguardosa quella specie di perifrasi evangelica secondo cui: «Prima che la gallina canti...». Perché la gallina, com´è noto, non dà la sveglia, ma fa le uova. E comunque Simone, detto Pietro, rinnega Cristo, ma poi diventa papa.
Con Giuda, certo, va in altro modo. Assai richiamato, l´Iscariota, nel discorso pubblico, mai come oggi sprofondato al grado zero delle idealità e immiserito dalle più accese tifoserie. Più che sui rimorsi e sui suicidi, il potere tende in effetti a concentrarsi su quei famosi trenta denari. Un Natale di controverse picconate (1991) Cossiga regalò l´equivalente in monetine di cioccolata al suo ex allievo Mazzola, che non approvava, ma il polemico regalino dice anche l´insopprimibile tendenza dei potenti a sentirsi Gesù.
Ce ne sono parecchi in giro, anche oggi; e uno più di tutti, quello stesso che discese in campo annunciando che aveva infine deciso «di bere l´amaro calice». E quindi: se Fini e i finiani sono dei traditori, e come tali additati su Libero con tanto di foto e indirizzo e-mail, che cosa sarebbero quegli onorevoli dell´Udc, dell´Idv, del Pd e di tutti quegli altri misteriosi gruppuscoli che il Cavaliere sta cercando disperatamente di comprare e ricomprare nel suk di Montecitorio?
Per cui, anche a rischio di scetticismo o di bizzarria, varrà la pena di chiedersi se il tradimento, in politica, non sia un punto di vista, un dato percettivo, una condizione abbondantemente retrattile come dimostra, per tornare al presente, la circostanza che nel 1994 il traditore di Berlusconi era Bossi, il quale Bossi a sua volta riteneva di essere stato tradito da diversi leghisti che erano passati con Berlusconi, ben due gruppi parlamentari ne vennero fuori. Non solo, ma i presunti Giuda dell´oggi, cioè i finiani, ieri sventolarono nell´aula della Camera uno striscione con su scritto «Bossi Giuda»; mentre Dini, altro ipotetico e storico traditore del Cavaliere, e per questo premiato dai suoi nemici con presidenza del Consiglio, seggi garantiti e voce in capitolo nei mille inconcludenti tavoli dell´Ulivo, ecco, con chi sta ora Dini? Con il Cavaliere sta: è tornato nel 2008, per quanto l´altro giorno abbia dovuto emettere una nota in cui si definiva «molto adirato per certi dubbi» sulla sua lealtà al centrodestra - dubbi che del resto avrebbero confermato l´assioma secondo cui chi tradisce una volta, tradisce sempre.
Vai a sapere. Ex partigiani che fuggono con la cassa del Pci e fisici che esportano segreti nucleari in Urss. Pentiti siciliani, da Pisciotta a Buscetta; e terroristi di tutte le risme, dal fratello di Fioravanti a Patrizio Peci. Ora, anche al netto di Mussolini, del Gran Consiglio, del re e di Badoglio, grande sarebbe la tentazione di presentare la recente storia d´Italia come un´ininterrotta catena all´insegna del relativismo proditorio, per cui i dc tradirono i vecchi popolari (e poi anche De Gasperi), mentre il partito nuovo di Togliatti tradì la Resistenza, e i socialisti dopo l´Ungheria tradirono il Pci e così via. Ma non è neppure divertente e non porta da nessuna parte.
Ciò detto, ma su di un piano che non è etico e forse nemmeno politico in senso stretto, ma umano, bisogna pur dire che la faccenda si può forse più utilmente spostare da chi tradisce, con le dubbiose avvertenze che si sono dette, a chi comunque si sente tradito. E a questo proposito la più indimenticabile testimonianza, anche perché espressa senza rabbia e ispirata piuttosto da una vena di sorpresa malinconia, è quella della signora Craxi, Anna, che nel momento in cui Claudio Martelli, l´eterno delfino, si propose di «restituire l´onore al Psi», così ebbe modo di qualificarlo: «Era l´unico che poteva aprire il frigorifero».
In questo senso - che tiene conto tanto dei frigoriferi che del contegno da mostrare in certi momenti - la caduta di Craxi e delle altre divinità della Prima Repubblica offre senz´altro un indubbio affollamento di figure assimilabili a una delle sterminate e sintomatiche definizioni - rinnegati, disertori, voltagabbana, banderuole, camaleonti, riciclati, convertiti, gattopardi, defezionisti, ribaltonisti, infedeli, transfughi, eretici, apostati, felloni, puttani - a cui il lessico politico-giornalistico ricorre in casi del genere. Il caso più doloroso e rimosso, una sorta di dramma shakespeariano, riguarda l´uomo che era stato il più vicino ad Andreotti, cioè Franco Evangelisti; che quasi in extremis, gravemente ammalato, inguaiò il principale, per giunta davanti un giudice, dopo averne fino all´eccesso celebrato le virtù per un´intera vita.
Per il resto ci fu chi scagliò la colpa su amici morti: tradimento postumo; e chi, dopo qualche ora in gattabuia, trovò il riscatto «azzannando la mano che l´aveva nutrito», secondo la formula: tradimento come investimento. Cortigiani scrissero memorie indecorose, ex dame di compagnia aprirono i loro album di foto per ghiotti servizi di rotocalchi. Da parte delle vittime ci furono contro-opuscoli e perfino opere d´arte, vedi la serie di litografie craxiane dedicata da Hammamet a «Becchini, bugiardi ed extraterrestri».
È nei momenti di passaggio, quando il potere comincia a scuotersi e sta per passare di mano, com´è oggi, che inesorabilmente si torna a parlare di tradimento. Quando accade, non è un bello spettacolo, ma va così da qualche millennio. Prima che la gallina canti, di norma, il politico sarà rinnegato. Ma come detto, la gallina non canta: però fa sempre buon brodo.