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 2010  dicembre 09 Giovedì calendario

GERONZI E FAZIO AMICI COME PRIMA

La carica è poco più che simbolica, ma nel capitalismo di relazione all’italiana i simboli sono (quasi) tutto: l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio viene chiamato da Cesare Geronzi alla presidenza d’onore del Comitato scientifico della Fondazione Generali. Cioè l’organismo che deve indirizzare l’attività della Fondazione creata dalle Assicurazioni Generali, di cui Geronzi è presidente, per attività “nei settori della ricerca scientifica, della formazione, dell’arte, della sanità dell’assistenza”, come recitano i documenti ufficiali.
SI COMPLETA così il processo di riabilitazione pubblica (il processo giudiziario è ancora in corso) per l’ex governatore travolto dal fallimento delle scalate bancarie del 2005 di cui, secondo i pm che ne hanno ottenuto il rinvio a giudizio, era il grande regista . Ora è proprio l’ex sodale Geronzi, da cui Fazio si era allontanato nell’ultima parte del suo mandato a tendergli la mano. Quando Fazio fece la sua prima apparizione pubblica a novembre 2008, tre anni dopo dopo aver lasciato la Banca d’Italia, per presentare un suo pamphlet sulla globalizzazione, in platea non c’era alcun banchiere. Neanche Geronzi. I rapporti tra i due si erano incrinati quando Fazio si era convinto che l’evoluzione del sistema bancario italiano avesse bisogno più del dinamismo spregiudicato (e criminale, secondo i magistrati che lo accusano) di Gianpiero Fiorani e della sua Banca Popolare di Lodi invece che della diplomazia mediterranea di Geronzi, all’epoca presidente della romana Capitalia (poi confluita in Unicredit). È stato lo stesso Fazio a dire, durante il processo, che da quella entrata posteriore molto discreta di via Nazionale prima di Fiorani entrava Geronzi, per incontri riservati.
Il divorzio tra i due ha avuto implicazioni molto concrete: Fa-zio, secondo le accuse, ha sostenuto la scalata di Fiorani ad Antonveneta per bloccare gli olandesi di Abn Amro che invece Geronzi avrebbe accolto volentieri, perché con l’acquisizione si sarebbero rafforzati dentro Capitalia. Poi le intercettazioni, le inchieste e le pressioni della politica hanno bloccato il riassetto del sistema finanziario che coinvolgeva, oltre ad Antonveneta, Unipol e Rcs, l’editrice del Corriere della Sera, il tutto sotto l’occhio interessato di Silvio Berlusconi.
CINQUE ANNI DOPO, la Popolare di Lodi non esiste più (assorbita nel Banco Popolare), Fiorani è scomparso dalle grandi partite bancarie, imputato a Milano e a Roma, e Fazio non è finora riuscito a reinserirsi ai vertici della finanza. Forse il processo per aggiotaggio ha contribuito nel precludergli l’unica poltrona importante a cui poteva ambire, quella di presidente dello Ior, andata a Ettore Gotti Tedeschi.
Geronzi, che pure ha i suoi grossi guai processuali per in un filone delle inchieste sul crac Parmalat, è riuscito invece a continuare l’ascesa. Prima la presidenza di Mediobanca dopo la fusione tra la sua Capitalia e l’Unicredit, poi la presidenza delle Generali. Appena si è insediato a Trieste dove ha sede il gruppo assicurativo, Geronzi ha chiamato Angelo De Mattia, ex braccio destro di Fazio a Bankitalia, a dirigere l’ufficio studi. E proprio De Mattia, 69 anni, probabile regista del riavvicinamento, è consigliere di amministrazione della Fondazione Generali (anch’essa presieduta da Geronzi) il cui comitato scientifico avrà come presidente onorario Fazio. La guida operativa del comitato è affidata ad Alberto Quadrio Curzio, economista della Cattolica ed editorialista del Corriere considerato molto vicino a Giulio Tremonti (e anche questo è rilevante, visto che Tremonti è stato il principale antagonista di Fazio e a lungo ostile a Geronzi). Al vertice della Fondazione Generali si celebra così la fine di una stagione, quella delle scalate dei furbetti del quartierino e dello scontro di potere che è culminato nel rapido declino di quei banchieri a cui ha corrisposto una nuova forza di Tremonti e l’ascesa di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia. Con questa nomina diventa evidente che i rapporti sono di nuovo buoni tra Fazio e Geronzi che, a sua volta non è più in guerra con Tremonti e ha relazioni distese anche con Draghi (si ricorda la cena a casa di Bruno Vespa a cui erano entrambi presenti).
LA LISTA degli altri componenti è un bignami degli intrecci tra finanza ed economia: ci sono per esempio l’oncologo Umberto Veronesi (che oltre a presiedere l’Agenzia per il Nucleare, sta anche nel consiglio di amministrazione della Monda-dori) e Giuseppe De Rita, presidente del centro di ricerca Censis e dell’associazione di piccole aziende Rete Imprese Italia. Geronzi vuole rilanciare la Fondazione e la scelta di Fazio è un sicuro strumento per attirare l’attenzione di un organismo i cui compiti operativi non sono chiarissimi, a differenza delle funzioni simboliche.