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 2010  dicembre 08 Mercoledì calendario

Santoro, il pirata dell’etere: ora tampona anche la Fiat - Nella sua lotta luddista e di­sfattista contro ogni pseudo- po­tere, Michele Santoro ha battu­to Don Chisciotte: quello finiva disarcionato dalle pale rotanti dei mulini a vento, che gli sem­bravano dei giganti; lui è riusci­to a far girare ruote e ingranaggi anche a un gigante come la Fiat

Santoro, il pirata dell’etere: ora tampona anche la Fiat - Nella sua lotta luddista e di­sfattista contro ogni pseudo- po­tere, Michele Santoro ha battu­to Don Chisciotte: quello finiva disarcionato dalle pale rotanti dei mulini a vento, che gli sem­bravano dei giganti; lui è riusci­to a far girare ruote e ingranaggi anche a un gigante come la Fiat. Senza scomodare la letteratu­ra, però, l’ultimo pasticcio san­toresco somiglia più a un sabo­taggio degno di Dick Dastardly, il diabolico protagonista del car­tone animato delle Wacky Ra­ces , intento a gettare chiodi, bu­care gomme, inventare trucchi per lasciare a piedi i suoi avver­sari. Il paragone, baffetto esclu­so, regge: Michele ha anche il corrispettivo del segugio Mutt­ley, l’arcigno Corrado Formigli, pronto a mormorare «meda­glia, medaglia» ad ogni polemi­ca collezionata. A finire spero­nata dal bulldozer di Annozero , stavolta,è stata l’Alfa Romeo Mi-To, criticata in diretta tv. Una manovra da ritiro patente che ha suscitato la reazione imme­diata del Lingotto, che ieri ha an­nunciato la richiesta di risarci­mento danni per le «dichiara­zioni fortemente lesive dell’im­magine e dell’onorabilità della società, dei prodotti e dei dipen­denti ». Tutto prende il via durante la puntata del 2 dicembre, nel cor­so della quale Corrado Formigli mostra le immagini di una pro­v­a su strada tra Mini Cooper, Ci­troen DS3 e- appunto- Alfa Ro­meo MiTo versione Quadrifo­glio. Tra curve e controcurve, il servizio termina con i risultati cronometrici del giro su pista a Vairano: prima la Mini, secon­da la Citroen e terza la MiTo. Commento di un sornione For­migli: «Ora direte che siamo fa­ziosi e ce l’abbiamo con Mar­chionne, ma l’Alfa si becca tre secondi». Per carità, dati verissimi e trat­ti­dal numero di giugno di Quat­troruote . Nessun tarocco, l’Alfa viaggia meno. Il problema è che, secondo il comunicato del­la Fiat, la «prova comparativa» è lacunosa, ovvero non riporta tutti i risultati della rivista con l’obiettivo di comunicare «l’as­serita inferiorità tecnica com­plessiva » della MiTo. I legali del­la Fiat lamentano che ad Anno­zero si sia taciuto il fatto che per comfort,sicurezza e prezzo l’Al­fa sia risultata la migliore. E an­nunciano che il ricavato dei danni sarà devoluto in benefi­cenza. Un bell’incidente media­tico- giudiziario, non c’è che di­re. Difficile capire se la «dimenti­canza » sarà considerata davve­ro lesiva dal giudice. L’entoura­ge di Santoro temporeggia: «Quando arriverà la richiesta di risarcimento, valuteremo». Fa­cile immaginare la linea difensi­va: i dati cronometrici sono ve­ri, sono stati pubblicati da terzi e se la Fiat si vuole lamentare lo faccia con Quattroruote . Resta però il consueto « metodo Anno­zero »: piegare la realtà come un origami e a fare collage di dati parziali per dimostrare tesi pre­confezionate. Nello specifico, basta citare solo il dato più utile ignorando gli altri: calcistica­mente, è come dire che Ibrahi­movic è più scarso di Biabiany perché corre più lentamente i 100 metri. A ben vedere, poi, puntare tutto sulla velocità è fa­zioso anche per un altro moti­vo, illustrato in diretta dal sotto­segretario Roberto Castelli: «Ma le cilindrate sono uguali?». Eh no. Perché la MiTo è 1400 cc, le avversarie entrambe 1600 cc. Senza contare che la Mini ha pure 14 cavalli in più, e pure questo ha un suo peso. Al di là del merito esclusiva­mente tecnico, dunque, Santo­ro inanella l’ennesimo procedi­mento ai danni della sua tra­smissione. E già ci si chiede se ­nel caso il giudice dia ragione al Lingotto - sarà lui a pagare il ri­sarcimento di tasca sua. E giu­sto per dare nuove gatte da pela­re a Masi e ai vertici di Viale Maz­zini, sarebbe interessante dare un’occhiata anche alle eventua­li ripercussioni del «caso MiTo» sui contratti di sponsorizzazio­ne tra la Rai e l’inserzionista Fiat. A Santoro di certo non inte­ressa, lui guida la sua trasmissio­ne da pirata dell’etere, protetto dall’airbag dell’antiberlusconi­s­mo e dal paraurti di chi lo consi­dera un martire. Per questo non teme di viaggiare contro­mano, senza curarsi dei semafo­ri del direttore generale, né del­le precedenze del buonsenso: tanto, quando tampona qualcu­no, paga sempre Mamma Rai.