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 2010  dicembre 08 Mercoledì calendario

Domande e risposte: Prima alla Scala. Perché la stagione d’opera del teatro di Milano si inaugura il 7 dicembre? È un giorno di festa in cui la città festeggia il suo patrono, Sant’Ambrogio, e durante il quale si assegnano gli Ambrogini d’oro ai cittadini meritevoli

Domande e risposte: Prima alla Scala. Perché la stagione d’opera del teatro di Milano si inaugura il 7 dicembre? È un giorno di festa in cui la città festeggia il suo patrono, Sant’Ambrogio, e durante il quale si assegnano gli Ambrogini d’oro ai cittadini meritevoli. E i milanesi (quelli che non sono fuori città per il lungo ponte dell’Immacolata) affollano la fiera degli «Oh bej oh bej». L’inaugurazione della Scala si svolge sempre il 7 dicembre? Sempre. Ma è un’usanza recente. La data tradizionale era il 26 dicembre, come in tutta Italia. Quel giorno cominciava per i teatri d’opera la stagione di Carnevale, la più importante dell’anno, che si concludeva il martedì grasso, generalmente con un grande ballo mascherato in teatro. La prima «prima» il 7 dicembre fu nel 1951: I Vespri siciliani di Verdi diretti da Victor De Sabata, protagonista Maria Callas alla sua prima inaugurazione. La data d’inaugurazione potrebbe cambiare? Dipenderà dai rapporti di forza fra pubblico e privato. Non è un segreto che alcuni importanti sponsor del teatro premano per una data nel weekend, in modo da facilitare l’afflusso dei loro ospiti. Da tre anni, poi, la Scala ha introdotto l’usanza della «primina», l’anteprima del 4 dicembre riservata agli under 30 a prezzi stracciati (10 euro la poltrona di platea: il 7 ne costa 2.400). Un grande successo, anche perché di solito il pubblico del «turno acne», com’è stato subito ribattezzato, si dimostra molto più attento e consapevole di quello del «turno botox». Che senso ha la prima della Scala? Attualmente nessuno. È semplicemente un retaggio di altri tempi, quando la Scala, aperta nel 1778, era il centro della vita non solo musicale, ma anche sociale della città. Quando, come diceva Stendhal che amava definirsi «milanese», ogni conversazione, affare o corteggiamento si concludeva con le parole: ci vediamo alla Scala. Da qui nasce l’ importanza mondana e mediatica della serata e il suo valore di cassa di risonanza per ogni protesta. Quando è cominciato l’uso di manifestare fuori della Scala la sera della prima? È una tradizione iniziata il 7 dicembre 1968, quando un giovane Mario Capanna, leader del movimento, guidò un’incursione contro «i borghesi» che andavano all’opera. Le sciure milanesi entrarono in teatro per il Don Carlo di Verdi diretto da Claudio Abbado con le pellicce imbrattate dal lancio di cachi e uova, che peraltro, come raccontò poi Capanna, non erano affatto marce. Fuori contestazioni politico-sociali e dentro, spesso, contestazioni artistiche. Perché? Il loggione della Scala è severo, talvolta a sproposito (si ricorda ancora il povero pirla che gridò «Povero Verdi!» all’ingresso del sommo Carlos Kleiber che dirigeva l’Otello, il 7 dicembre 1976). La prima è, anche per lui, una formidabile ribalta. Così, è raro che non piova qualche fischio: all’inaugurazione del 2009 ne fece le spese la regista di Carmen, Emma Dante; l’anno precedente, mezza compagnia, direttore e regista del Don Carlo. Per trovare un’ inaugurazione tranquilla bisogna risalire al magnifico Tristan und Isolde del 2007. Guarda caso, un altro Wagner. La Scala non dovrebbe inaugurare con un’opera della tradizione italiana? I divini mondani e gli sponsor, in effetti, non hanno troppo gradito che quest’ anno sia stata scelta Die Walküre di Wagner, in tedesco, difficile e decisamente lunga: dura, con due intervalli, dalle 17 alle 22 passate. Però la Scala è un grande teatro internazionale e non può avere una programmazione provinciale. E, del resto, è la quarta volta che Valchiria inaugura la stagione: successe nel 1893, nel 1901 (direttore Arturo Toscanini), nel 1909 e nel 1994 (sul podio, Riccardo Muti e già allora con Waltraud Meier nei panni di Sieglinde). Vero è che, con l’ eccezione del ‘94, nelle altre occasioni l’opera fu eseguita in italiano e allggerita da alcuni tagli. Anche la diretta tivù della prima è una tradizione? No. La prima «prima» trasmessa live dalla Rai fu quella del ‘76: il ricordato Otello, direttore Kleiber, regista Franco Zeffirelli. L’ultima prima di ieri, I Vespri siciliani del 1989, un altro sempreVerdi diretto da Riccardo Muti, regia di Pierluigi Pizzi. Quali saranno le prossime inaugurazioni? La stagione 2011-12 si aprirà con Don Giovanni di Mozart, direttore ancora Daniel Baremboim, regia di Robert Carsen e compagnia prestigiosa con Peter Mattei (il don), Bryn Terfel (Leporello) e le bellissime Anna Netrebko (Donn’Anna) ed Elina Garanca (Donna Elvira). Nel 2012-13 dovrebbe toccare ancora a Wagner, con Siegfried, con lo stesso team (Barenboim-Cassiers) di quest’anno. Nel 13-14 si tornerà a Verdi: La traviata, protagonista Diana Damrau.