VALENTINA ARCOVIO, La Stampa 8/12/2010, pagina 34, 8 dicembre 2010
Il farmaco “libera-polmoni” - Pronunciare il suo nome toglie già il respiro: bronco-pneumopatia cronica ostruttiva oppure - in gergo medico - «Bpco»
Il farmaco “libera-polmoni” - Pronunciare il suo nome toglie già il respiro: bronco-pneumopatia cronica ostruttiva oppure - in gergo medico - «Bpco». E’ quasi paradossale, visto che la più grave conseguenza di questa patologia è di «imprigionare» l’aria nei polmoni di chi ne è affetto. Difficile da diagnosticare e allo stesso modo è difficile da tenere sotto controllo. Fino ad oggi nessun broncodilatatore era riuscito a garantire un’efficacia istantanea e duratura. Ma ora è disponibile in farmacia un nuovo farmaco. Il suo principio attivo è l’«indacaterolo», che si è dimostrato efficace contro questa malattia cronica, molto invalidante, che provoca il progressivo deterioramento della funzionalità respiratoria. «Questo nuovo trattamento, dilatando al massimo le vie aeree, permette all’aria imprigionata nei polmoni di fuoriuscire, migliorando così la capacità respiratoria e le possibilità di attività fisica», spiega Francesco Blasi, professore ordinario e responsabile di Medicina Respiratoria del dipartimento Toraco-Polmonare e Cardiocircolatorio dell’Università degli Studi di Milano. «Indacaterolo - continua - è il nuovo broncodilatatore estremamente facile da assumere: è sufficiente prenderlo una sola volta al giorno. Ma non soltanto. E’ anche una molecola di rapida azione: l’effetto benefico, infatti, si manifesta già entro 5 minuti dall’assunzione e la sua efficacia dura per 24 ore». E’ un grande passo avanti, purtroppo, però, questo trattamento da solo non basterà a salvarci dalla «Bpco», destinata, anzi, a diventare la terza causa di morte nel 2020, secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Attualmente la malattia affligge nel mondo non meno di 80 milioni le persone. In Italia, colpisce tra l’8 e il 12% della popolazione adulta. A rischio sono i fumatori e le persone che hanno un’età superiore ai 45 anni. A renderla una patologia difficile da combattere è la sua capacità di nascondersi in sintomi spesso sottovalutati. «La tosse, il catarro e l’affaticamento sono spesso sintomi che i fumatori collegano alle sole sigarette», sottolinea Blasi. «Gli stessi medici - continua - non pensano a prescrivere una spirometria, l’unico esame in grado di diagnosticare la “Bpco”». Solo quando il sintomo della «mancanza del respiro» si fa più acuto si cominciano ad avere i primi sospetti. «Ma in questo caso la malattia si trova già in uno stadio avanzato e si richiede quindi il ricovero del paziente», dice l’esperto. Non stupisce quindi il dato di una recente ricerca Eurisko, secondo cui le persone potenzialmente affette da «Bpco» e non ancora diagnosticate rappresenterebbero addirittura il 7% della popolazione «over 40». Il problema, di conseguenza, è serio. «L’identificazione della malattia in stadio avanzato - commenta Fausta Franchi, vicepresidente dell’Associazione Italiana Pazienti Bpco Onlus - incide negativamente sulla qualità di vita dei pazienti, che spesso, anche se si trovano nel pieno della vita, scoprono di colpo di sprofondare in una condizione di invalidità e con un alto rischio di mortalità precoce». Resta una certezza: i principali fattori di rischio legati alla patologia sono il vizio delle sigarette: 3 malati su 4 fumano oppure hanno fumato in passato.