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 2010  dicembre 07 Martedì calendario

Tagli a 2mila impiegati mentre i dirigenti si dividono un milione Bufera sul sindaco Pd - Un Robin Hood in calzamaglia rossa

Tagli a 2mila impiegati mentre i dirigenti si dividono un milione Bufera sul sindaco Pd - Un Robin Hood in calzamaglia rossa. Ma qui si toglie all’impiegato per dare al supermanager, avrebbe dovuto argomentare Flavio Zanona­to. Vedersi occupare la sala del Consi­gli­o comunale da un manipolo di sin­dacalisti - Cgil, Cisl, Uil e i Cobas in­diavolati - come fosse uno di quei po­­litici di parte avversa di cui è abituato a fustigare la gestione, per il sindaco Pd di Padova deve essere stato uno choc. Anzi, menomale che quella mattina di fine novembre Zanonato si trovava fuori città. Tanto più che ad avercela con lui è la «base» di Palazzo Moroni, quei dipendenti imbufaliti in vista della Tredicesima al contra­rio che li aspetta come regalo di Nata­le: in media, 260 euro in meno in bu­sta paga. Più poveri loro, più ricchi ai piani di sopra. «Colpa dei tagli di Tre­monti ». Eppure con un tempismo da autogol è piovuto in giunta il «premio incentivante» per i dirigenti, a tempo determinato o indeterminato non fa differenza, come riporta il Mattino di Padova . Un jackpot da oltre un milio­ne e 100mila euro (comprensivi di oneri riflessi e Irap) da spartirsi in 48 fortunati, tipo sistemone delle feste. A fare bingo, però, sono sempre i Pa­peroni delle casse pubbliche. A parti­re dal segretario-direttore generale del Comune Giuseppe Contino, che incamera uno stipendio lordo di 167mila euro l’anno; via di seguito la responsabile delle Attività culturali Alessandra De Lucia che si acconten­ta di 92mila e 705 euro; un soffio me­glio di Giancarlo Zulian, capoarea Ambiente e Territorio, 92mila e 665. Cifre che non comprendono gli asse­gni di risultato relativi al 2009 e diver­si arretrati già distribuiti a tranche nel corso di quest’anno. Sarà anche giusto riconoscere i bene­fit a chi ha fatto il proprio dovere, pro­va a capacitarsi l’esercito dei duemi­la scontenti. Però «vai a capire» sulla base di quali parametri sono stati elar­giti. «Vogliamo leggere nero su bian­co- denunciano avvelenati- i risulta­ti che avrebbero raggiunto... Manca un controllo di gestione, una specie di piano industriale del Comune, sempre se questo fosse inteso come un’azienda privata». Sindacati e di­pendenti bistrattati sgranano gli oc­chi sul bonifico a fine mese e si limita­no a marcare le differenze: «Sacrifici a noi,bouns a loro».Chiedono un ap­pu­ntamento all’assessore al Persona­le, il quale ovviamente userà il refrain chiedete al governo . Di certo il Comu­ne di Padova non naviga nell’oro di suo: otto mesi fa un’agenzia di rating internazionale addirittura lo parago­nava alla Grecia: «In classe E, l’ulti­ma, a rischio default. Paga i fornitori con 193 giorni di ritardo». «Non è ve­ro, tutto sotto controllo. Colpa degli investimenti pregressi», si difendeva l’amministrazione di centrosinistra. Tagli a molti e munificenza per po­chi, è lo specchio della rivolta che ser­peggia in Municipio. Pochi e nem­meno «eletti» perché la maggior par­te dei contratti più chiacchierati nei corridoi alle macchinette del caffè sono a chiamata diretta. Lo sceriffo democratico Zanonato non deve guardarsi soltanto dai malumori in casa. L’altro suo incubo, non da og­gi, è il ministro Brunetta: non poteva non accorgersi che nell’ultimo anno anziché diminuire, la spesa preventi­va­ta dal Comune in consulenze e col­laborazioni è schizzata a 2 milioni e 583mila euro rispetto ai 1,9 milioni della gestione precedente. I settori colabrodo? La cultura, il sociale, il gabinetto del sindaco. E quei vertici accomodati su 48 poltrone di lusso, ora meritevoli di un altro ritocchino allo stipendio che ai padovani costa più di un milione di euro.