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 2010  dicembre 07 Martedì calendario

CASCATE DA SCALARE, LE NOTTI NEGLI IGLOO. COSI’ LA MONTAGNA NON E’ SOLO SCIARE

Multitasking: il termine è mutuato dall’informatica, dove indica la possibilità di eseguire più programmi contemporaneamente, ma ormai da qualche stagione è stato esteso al nuovo stile della vacanza sulla neve. Un tempo si andava a sciare semplicemente per sciare. Oggi la discesa è ormai solo una delle opzioni possibili e non è neppure detto che sia la più importante. Da Cervinia a Cortina, dalla Via Lattea a Dolomiti Superski, impazzano le vacanze a menù. Il turista viene invitato a scegliere fra una gamma di possibilità, che spaziano dallo sci in tutte le sue declinazioni — carving, twin tips, snowblades, snowboard, telemark, fondo, sci alpinismo — alle attività complementari come le ciaspole, le cascate ghiacciate, le gite con i cani da slitta, le passeggiate di nordic walking con i bastoncini, la motoslitta, lo slittino. A Plan de Corones ci sono ben venti piste per chi vuole cimentarsi con questo mezzo che ci riporta all’infanzia. E in Engadina tra Preda e Bergün la strada del Passo dell’Albula è mantenuta chiusa e innevata, mentre la Ferrovia Retica riporta su dopo ogni discesa con la slitta.
Anche a chi importasse soprattutto sciare, dalle Dolomiti alla Valle d’Aosta, questa pratica conosce una differenziazione crescente. L’alternativa non è più solo tra pista e fuoripista. Ora ci sono anche lo snowpark e il boarder cross. A Livigno il più grande snowpark italiano è un impressionante paesaggio lunare fatto di gobbe e avvallamenti, su cui balzano acrobatici i ragazzi con le cuffie del walkman. E le discese di boarder cross sull’altro versante di cima Mottolino sono un susseguirsi di paraboliche e salti, in cui sbizzarrirsi con gli sci a doppia punta. Si può sciare all’alba sulla zigrinatura delle piste fresate dove non è ancora passato nessuno, sbizzarrendosi a proprio piacimento nelle curve: lo offrono Cervinia e Corvara. Oppure si può sciare di notte, sia con la pista illuminata sia con la luce della luna piena: indimenticabili il Mondschein di Piz Corvatsch, sopra Sankt Moritz, o quello del Ventina, sopra Cervinia.
Quando si spengono gli impianti nelle stazioni invernali si accendono le luci di una ribalta che ha pochi eguali. Immense aree fitness sempre più sofisticate, dove, dall’Oriente all’Occidente, si declinano tutte le pratiche della cura personale. Corsi di ogni tipo, dalla preparazione dello strudel in Alto Adige alla scultura in legno in Valle d’Aosta, dalla guida su neve al curling in Engadina. Mostre di sculture di ghiaccio, mercatini dell’artigianato, fiere, alcune millenarie come quella di Sant’Orso ad Aosta. E naturalmente gli eventi, dalle competizioni ai concerti, fino alle spettacolari bizzarrie delle discese con gli attrezzi più impensabili e comici o dei salti del fiume con sci e snowboard. Per non parlare delle cene in funivia o in rifugio, con salita a piedi o con le ciaspole in Val di Fassa, in Trentino, oppure con le motoslitte e i gatti, un po’ ovunque, da Pila, in Val d’Aosta, a Madonna di Campiglio, dove ogni sera cenano nei rifugi non meno di 500 persone.
Per chi vuole capire come funzioni la preparazione del comprensorio, a Cervinia ti offrono la possibilità di girare su un gatto delle nevi accompagnando un battipista nel suo lavoro. E già si stanno diffondendo alberghi esclusivi a cinque stelle con pochissime camere, collocati direttamente sulle piste a oltre duemila metri, per una pace integrale e un rapporto più intimo con la natura: splendidi quelli in Tirolo, sistemati in antiche baite di legno. L’ultima trovata è la notte in igloo. A Kühtai, la più alta località di sport invernali dell’Austria, a oltre 2000 metri, si pernotta in igloo a quattro posti, su letti ad aria con rivestimento in pelle di pecora. E c’è anche il corso di sei ore per imparare a costruirle le case di ghiaccio. La vacanza invernale si presenta sempre più come un’esperienza di carattere emozionale. Le parole d’ordine sono, per i giovani fun, «divertimento»; per gli adulti pleasure, «piacere». Qualcuno lamenta la trasformazione della montagna invernale in un gigantesco luna-park, in un luogo per spassarsela, scegliendo divertimenti su misura chiavi in mano, qualcun altro invece fa notare che anche le attività sono comunque modi per avvicinarsi e imparare a conoscere la montagna. Certo è che sono ormai i servizi complementari a svolgere un ruolo decisivo nella scelta della meta. Con la conseguenza che gli operatori nelle stazioni stanno dando libero sfogo alla fantasia per escogitare l’attrazione che permetterà di strappare il cliente al vicino, secondo un processo di cannibalizzazione che vede il trionfo dei big e l’allargamento delle differenze tra piccole e grandi stazioni. In palio la spartizione dei 10 miliardi di euro che in Italia costituiscono il giro d’affari del turismo invernale.
Franco Brevini