Marianna Aprile, Oggi, n. 49, 8 dicembre 2010, pag. 44, 8 dicembre 2010
COME MARITO E PADRE, BONDI HA LA SFIDUCIA"
L’esame alla Camera è arrivato per il poeta del Pdl Sandro Bondi al culmine di un periodo nero per la sua vita pubblica. Le polemiche per la gestione degli scavi di Pompei seguite al crollo della Domus dei gladiatori; quelle per i 285 mila euro alla banda musicale di Fivizzano, paese d’origine del ministro; per la notizia, data dal Fatto Quotidiano, sui contratti col Ministero per i Beni culturali procurati dal ministro a Fabrizio e Roberto Indaco, rispettivamente figlio ed ex marito dell’onorevole pidiellina Manuela Repetti, la sua attuale compagna. «Sono intervenuto per risolvere due casi umani», ha replicato il ministro, mentre su Libero Filippo Facci lo accusava di «sistemare i suoi casini familiari a spese nostre». Ma Bondi è sotto i riflettori anche per il «caso Bonev», ovvero il premio inventato nel corso dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia per l’attrice e produttrice Dragomira-Michelle Bonev, e «molto cara al presidente bulgaro e a Berlusconi». Nei giorni scorsi è emerso che il Governo italiano avrebbe sborsato 400 mila euro per coprire le spese della trasferta dei 40 delegati bulgari che assistettero lo scorso 3 settembre alla consegna del rico-noscimento alla Bonev.
"SONO FUGGITA"
Se in pubblico Bondi piange, in privato certo non ride. Soprattutto sul fronte dei rapporti con la moglie separata Maria Gabriella Podestà, che nel luglio scorso aveva raccontato il naufragio del suo matrimonio, tra tradimenti e botte, e aveva lanciato una pubblica accusa: «Il ministro contravviene agli accordi di separazione, non fa visita a suo figlio e vuole imporgli la nuova compagna». La Podestà oggi vive con il figlio Francesco a New York, dove ha un incarico presso il Consolato italiano. «Mi occupo della promozione della nostra cultura. Non ho accettato di buon grado questo lavoro, ma alla fine fuggire in America mi sembrava l’unico modo rimasto per uscire dalle tensioni con il ministro. Inutile», dice.
Perché inutile, signora Podestà?
«I problemi non sono diminuiti. Anzi: Sandro Bondi mi fa causa per la revisione degli accordi della separazione consensuale, e mi cita per danni».
Cosa le chiede il ministro?
«La riduzione dell’assegno di mantenimento per Francesco. Dice che ora il suo stipendio dì parlamentare è diminuito, e che ha perso la collaborazione con Vanity Fair, il settimanale per cui scriveva le sue poesie in cambio di un migliaio circa di euro al mese. Ma i soldi non sono l’unico nodo da sciogliere. Si era impegnato a venire qui a trovare suo figlio per Natale e adesso chiede invece che sia io a portarlo in Italia».
Perchè?
«Sostiene che, nonostante gli sforzi, la paura di volare non gi è passata e quindi gli è impossibile raggiungere New York».
A cosa si riferisce la richiesta di danni?
«Il 30 maggio scorso Francesco ha fatto la Prima Comunione, e non ha voluto invitare il padre perché temeva avrebbe portato con sé la compagna. Per questo motivo, Bondi sostiene che avrei privato lui, i suoi genitori e persine alcuni zii del diritto di partecipare a un evento irripetibile della vita di Francesco».
In effetti lo è.
«Non è stato un capriccio. Nell’accordo di separazione lui si era impegnato a non far frequentare al bambino la sua compagna, e la stessa cosa valeva per me. Invece vuole assolutamente imporre al figlio questa presenza, che lui non gradisce. C’è anche un precedente: il Natale scorso ha rinunciato a stare col bambino perché così non avrebbe potuto trascorrere le feste con la compagna, e lo ha addirittura messo per iscritto. Francesco l’ha vissuto come un rifiuto: "Ha scelto lei", mi ha detto. Per la Comunione ha solo voluto evitare un’altra delusione. Perché sa qual è la cosa davvero triste? Che lui adora suo padre e vorrebbe stargli sempre vicino. Invece è vissuto lontano da lui, perché io sono stata con il bambino a Boston per cinque anni. Il padre, preso dalla politica, si è occupato pochissimo di lui, anche quando venivamo in Italia per le vacanze. Solo con la separazione sembra si sia accorto che ha un figlio. Ma pare voglia occuparsi di lui solo per imporgli la sua nuova compagna».
Francesco non potrebbe essere influenzato dal risentimento che lei prova per il suo ex marito?
«Bondi mi accusa di ostruzionismo, ma sono sempre stata io a sollecitare i suoi incontri con nostro figlio, anche quando passavano mesi senza che lui si facesse vivo, quando ancora vivevamo in Italia, a Salò. E poi Francesco ha sempre avuto un suo cellulare, può ricevere liberamente tutte le telefonate che vuole. Anche volendo, non potrei impedire ai due di parlarsi e di concordare i loro incontri. Adesso Francesco è un ometto e sa esprimere quello che vuole, anche con me. E quello che vuole va rispettato».
Come sono oggi i rapporti tra padre e figlio?
«Un poco migliori. Si sentono ogni 15 giorni, e finalmente sono chiacchierate senza litigi, seppur molto brevi. Quando eravamo in Italia finivano sempre col parlare della Repetti e per Francesco erano lacrime».
"SARÀ UNA LOTTA"
Cosa succederà ora?
«Sarà una battaglia legale, che mi auguro equa, nonostante il ministro abbia già avuto occasione di far pesare la sua posizione. Sa quello che è strano? Che ha aspettato che io con il bambino fossimo a New York, per cominciare la causa».
Ha seguito le polemiche che hanno investito il ministro in queste settimane?
«Sono basita. Prenda il caso dei contratti con il ministero per i Beni culturali dei due signori Indaco. Il ministro parla di "casi umani". Ma a me risulta che la madre ed ex moglie dei casi umani in esame abbia uno stipendio da parlamentare. Immagino che se l’ex marito fosse davvero indigente, il tribunale avrebbe stabilito degli alimenti che la Repetti dovrebbe versargli...».
Che idea s’è fatta?
«Bondi vive per il potere. Le racconto questo. Francesco
era piccolo, eravamo a pranzo con una coppia di amici e
una coppia di parenti del ministro, e uno dei parenti mi ha aggredita verbalmente in modo molto pesante e volgare, considerato anche che era presente il bambino. Avevo deciso di denunciarlo. Chiesi all’amico presente, G. B., di testimoniare sull’accaduto. Lui rifiutò con una scusa assolutamente spudorata ma poi, non appena il ministro è diventato tale, ho saputo che anche a lui era stata data una consulenza con il ministero per i Beni culturali».
Mesi fa ci ha parlato di ciò che ha contribuito alla fine del suo matrimonio. Ora rende pubblico l’inizio di questa battaglia legale. Perché lo fa?
«Lo ritengo necessario per riuscire a conquistarmi finalmente un po’ di pace. Mi spiacerebbe solamente che tutto questo venisse attribuito a un presunto rancore nei confronti del mio ex marito».
Non lo è?
«Guardi, io sono una sciocca idealista, credo ancora al valore della verità. Il ministro ha costruito tutta la sua vita sull’apparenza e io ho sempre taciuto. Credo però che sia giusto che personaggi pubblici, che si arrogano il diritto di prendere decisioni che influiscono sulla vita di tutti noi, diano l’esempio. Bondi predica bene, ma razzola malissimo. Credo sia giusto che si sappia anche come si è sempre comportato e si sta ancora comportando in privato con sua moglie e suo figlio».
La cosa potrebbe attirarle delle critiche.
«Può essere. In Italia di fronte ai potenti bisogna solo tacere e strisciare».
A proposito di critiche: è lecito pensare che anche il suo incarico al consolato sia arrivato per intercessione del Ministro?
«Il dubbio ce l’ho anch’io. Io mi trovavo bene nella mia scuola, a Salò. Può essere che il mio ex marito avesse interesse a spedirmi di nuovo in America. In fondo, il mio contratto a New York gli ha portato solo vantaggi: è arrivato proprio nel momento in cui c’erano da definire gli alimenti. E, infatti, io per me non ne ho chiesti, perché di lì a poco avrei avuto lo stipendio del ministero per gli Affari esteri. Non solo: oggi lui chiede la riduzione del mantenimento di Francesco proprio in virtù del mio nuovo reddito».
Potrebbe essere una coincidenza,
«A questo può rispondere solo Bondi».
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