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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "GASPARI

REMO"

2010
LA RUSSA VOLA SU KABUL. «MI SENTO D‘ANNUNZIO» E FORSE C’È DEL VERO – […] sono certo che un ministro di aspetto fiero come La Russa non lo abbiamo avuto mai. Possibile che nessuno si ricordi di Giulio Andreotti, ArnaldoForlani, Vito Lattanzio, Remo Gaspari? Se c’era qualcuno con la faccia del riformato, se non addirittura dell’imboscato, ecco che la Democrazia Cristiana lo spediva a sovrintendere le forze armate.
Fonte: Camollo Langone, Libero 25/11/2010.

LA LISTA DELLE PENSIONI CHE PAGHIAMO AGLI EX PARLAMENTARI 2007- […] Remo Gaspari 40 [anni di contributi versati] 9.947 [euro] Camera.
Fonte: www.oggi.it, 16 giugno 2010.

L’origine di ciascuna di queste fabbriche [Fiat] fuori dall’area torinese si collega a un big della Dc e ha fruito della mammella della Repubblica. […] per Termoli in Molise, aperta nel 1960, si tratta di Remo Gaspari, allora ministro dei Trasporti, detto nella sua area Zio Remo […].
Fonte: Francesco Forte, il Giornale 22/4/2010, p.1.

[La fortezza di Civitella del Tronto] Era stata abbandonata per un secolo, la Fortezza in macerie della «Fedelissima». La gente la usava come cava di pietre e sassi. Finché all’orizzonte non apparve il profilo panzuto e pacioso di un’altra Italia. Quella di Remo Gaspari. Il mitico «Zio Remo» che fu per qualche decennio non solo il più longevo degli uomini di potere democristiani dopo Andreotti (41 anni alla Camera, 26 anni al governo, 13 volte ministro, 8 sottosegretario) ma il Vicerè d’Abruzzo. Amato da una corte di seguaci che lo venerava col trasporto di Alberto Tucceri, sindaco democristiano di Cerchio, provincia dell’Aquila: «Eccellenza Gaspari! Soave creatura, bontà di sacrificio e amore! Ti chiamerò sempre con tenero slancio...». Era un mito, Zio Remo. Si vantava di aver preso in mano le sorti dell’Abruzzo quando era arretrato come ai tempi in cui, nel 1910, Pascal D’Angelo, che ne avrebbe scritto in «Son of Italy», era partito da Intradacqua verso Napoli e l’America: «Sentii il fragore del treno – né muli né cavalli a trascinarlo – quindi la stretta di mio padre che m’incitava a salire in carrozza. L’ultimo bacio di mia madre. Il resto sparì tra la nebbia delle mie lacrime. Stavamo andando verso l’ignoto. Il mondo là attorno sembrava una grande giostra. Colline e montagne ci venivano incontro all’impazzata, si dilatavano poi si sgonfiavano; le case ci scivolavano accanto: prima bianche, quindi svanivano nuovamente in una verde macchia indistinta. Infine ci fu uno scenario mozzafiato. Eravamo appena usciti da una galleria ad incredibile altitudine, lanciati a tutta velocità verso la pianura campana. Un abbagliante luccichio dilagava tutto intorno e andava a perdersi ai confini del mondo. Sulle prime ebbi paura. Poi pensai: ”Il mare! Quella dev’essere la cosa che chiamano mare!”». Lui pure, il Viceré d’Abruzzo, era figlio di un emigrato che si era fatto un gruzzoletto negli States: «Tornava ogni dieci anni, metteva incinta mia madre e ripartiva. Tre ritorni, tre figli. Faceva il sarto. Fece un vestito pure a Clark Gable». Anche lui, il Patriarca diccì, andava forte con le forbici. Nessuno ha mai tagliato in Abruzzo tanti nastri quanti lui. Inauguravano uno svincolo? Ecco Zio Remo. Aprivano una scuola? Ecco Zio Remo. Avviavano una panetteria? Ecco Zio Remo: «Ho preso in mano una terra poverissima. Oggi è la più ricca del Mezzogiorno». Anche a lui Civitella la «Fedelissima» fu fedelissima. Lui diede una mano a trovare i fondi per restaurare l’antica piazzaforte, lui si impegnò perché il paese fosse sistemato, lui recuperò i finanziamenti europei per la spettacolare scala mobile che porta su su fino alla fortezza e che sollevò all’epoca boati di stupore. Due milioni e 240 mila euro di oggi, costò quella meraviglia. Una tombola. Eppure raccontano che Zio Remo, quando vide il progetto dei tecnici, non li fece nemmeno finire di parlare. Alzò la cornetta del telefono e i quattrini erano già lì.
Fonte: Antonio Rizzo e Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 27/2/2010.

Fra il ministro della «tracimazione» Remo Gaspari e il Guido Bertolaso di oggi passano 23 anni. Ma fra la Protezione civile che gestì nel 1987 l’emergenza della Valtellina e quella che sta per fare una società per azioni corre la stessa differenza del mondo prima e dopo l’invenzione della ruota.
Fonte: Sergio Rizzo, Corriere della Sera 06/02/2010.

2009
Il 13 marzo di cinquanta anni fa, sul colle del Gianicolo, il sassarese Antonio Segni, il veneto Mariano Rumor, il genovese Paolo Emilio Taviani, il lucano Emilio Colombo, i giovani Francesco Cossiga e Remo Gaspari e altri ancora, diedero vita ad una nuova corrente democristiana - presto ribattezzata come dorotea - che non solo diventò la quintessenza della Dc, il centro del centro, ma soprattutto avrebbe finito per definire una categoria della politica e del costume nazionale. Doroteo, come dire: il potere per il potere.
Fonte: Fabio Martini, La stampa 13/3/2009.

[Il sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso] è nato alla politica ai tempi di Remo Gaspari […].
Fonte: La Stampa 17/12/2008, pagina 2-3.

2008
Molti ricordano la disfida a colpi di corsie e viadotti che due democristiani storici combatterono in Abruzzo. Da una parte c’era Lorenzo Natali, originario dell’Aquila, che voleva portare il percorso dell’autostrada nel suo collegio. Dall’altra Remo Gaspari che puntava sulla Roma-Pescara per avere il nastro d’asfalto alle porte della sua Gissi.
Fonte: Ferruccio Sansa, La Stampa 17/8/2008.

2007
[…] i vecchi diccì, radunati qui a Chianciano Terme, promettono di fare sul serio […]. C’è Remo Gaspari, gran patron di Gissi, provincia di Chieti, e mitico ministro delle Poste, sempre ai tempi che furono. […] Remo Gaspari è durissimo con la Seconda Repubblica: «Questa politica, che non è della Dc, sta depauperando il Paese. Tutta colpa dell’ultimo consiglio nazionale. Ma io, lo dico con orgoglio, non votai Mino Martinazzoli segretario. Fu lui che portò alla morte del nostro vecchio partito. Sì, la Dc morì per la complicità dei suoi dirigenti». Applausi appassionati della platea, che si scatena contro l’uomo che avrebbe portato alla rovina lo scudocrociato.
Fonte: Roberto Zuccolini, Corriere della Sera 15/9/2007.

[…] Remo Gaspari, antico e potente feudatario democristiano, che è un pezzo del panorama abruzzese come il Gran Sasso. Assiso nel suo studio di Gissi, tuttora ben frequentato dai clientes, Gaspari divisa che gli abruzzesi adriatici sono «come gli americani», hanno il senso del «bisinìss», degli affari pronunciati in stretto anglo-abruzzese.
Fonte: Alberto Statera, La Repubblica 3/4/2007.

2005
[…] come dimenticare Remo Gaspari, che alla pensione Sabrina di Vasto dava udienza ai valvassori diccì abruzzesi sotto l’ombrellone, in maglietta a righe e berretto marinaro mentre i poveretti facevano la coda incravattati? Questo è il potere: consentirsi una maglietta con Titti il canarino.
Fonte: Corriere della Sera 28/11/2005, pag.9 Gian Antonio Stella.

Rocco Salini [ex presidente regione Abruzzo, arrestato nel ’92 per tangenti] lascia l’Abruzzo e viene a Roma, dove si accomoda nella commissione igiene e sanità. Da lontano Remo Gaspari approva.
Fonte: frammento 102824.

2003
Erano milioni e milioni, per dire, le pensioni d’invalidità del Mezzogiorno, monumento all’assistenzialismo di un partito, la Dc […]. «Non è clientelismo - andava ripetendo Remo Gaspari - è carità cristiana».
Fonte: Filippo Ceccarelli La Stampa, 09/07/2003.

[Intervista a Salvatore Paolini, sindaco di Villa Santa Maria (Chieti) dal ’77 al ’97:] «[…] Una volta m’è pure toccato andare da un ministro dei Lavori Pubblici a cantargliele: la montagna ci sta franando addosso, o lei tira fuori subito 33 miliardi oppure io mi metto la fascia tricolore, vengo qui con la mia gente e le tolgo quella poltrona da sotto il sedere. Rimase di sasso: ”Come si permette? Chiamo i carabinieri e la faccio arrestare per minacce”. Ma chiami chi vuole! Quelli di Roma erano bravi solo a venir qui a fregare preferenze e poi sparivano». Di chi parla? «Di Gaspari, per esempio». Zi’ Remo? «Lui. La prima volta che si candidò, venne qui a casa mia. Era seduto dove si trova lei adesso. Io i voti te li do, gli assicurai, però tu poi mi devi fare ’n ’spedaletto. Ma le pare che un comprensorio di 20 Comuni potesse stare senza pronto soccorso? Diventato ministro della Sanità, si scordò subito della promessa. L’ospedale lo costruì a Gissi, il paese suo. Allora io mi combinai col ministro Lorenzo Natali, che mi fece avere tutto: luce, acqua, telefono, strade per le masserie».
Fonte: Stefano Lorenzetto Il Giornale, 08/06/2003.

[Lamberto Cardia] E’ stato vice capo di gabinetto alle Poste […] nell’81-’82 con Remo Gaspari […].
Fonte: frammento 72169.

2001
[Sulla Jervolino]. Forlaniana, Rosetta lo è stata senz’altro. Ma se è per questo, ”don” Remo Gaspari (che pure proveniva dal moderatismo doroteo, sottomarca Taviani) l’ha proclamata sua legittima ”erede”, anche dal punto di vista della circoscrizione elettorale abruzzese dove lei si è più volte candidata.
Fonte: Filippo Ceccarelli, La Stampa 24/1/2001.

1995
Secondo Filippo Ceccarelli, un maniaco dei biscottini nella Prima Repubblica era Remo Gaspari […].
Fonte: Villaggio globale n. 31, Sette 09/02/1995.