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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

VIVA GLI OGM! UNA LEZIONE DAL VATICANO

Ci sarebbe da stupirsi del modo timido e pieno di distinguo con cui ancora la nostra agricoltura, distribuzione e industria agroalimentare trattano la questione degli organismi geneticamente modificati, se non fosse che, nell’ultimo mezzo secolo di storia italiana, gli errori di prospettiva e di mancata percezione dell’innovazione e del futuro sono stati più la regola che l’eccezione. È accaduto nella chimica, nella farmaceutica, nell’elettronica. E ci sarebbe da stupirsi anche – ma per motivi opposti – della presa di posizione assai decisa in favore degli ogm da parte di una istituzione come l’Accademia pontificia delle scienze, nel documento reso pubblico ieri su Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo, se non sapessimo che a presiedere la commissione che lo ha stilato vi era uno scienziato della serietà morale e del calibro di Nicola Cabibbo, il nostro quasi-Nobel morto nell’agosto scorso. Dopo quindici anni di strumentalizzazioni ideologiche e corporative, volte a confondere consumatori e opinione pubblica sulla pericolosità del cosiddetto frankenstein food, alcune affermazioni dell’Accademia suonano come un vero toccasana. Per esempio: «Non vi è nulla di intrinseco, nell’impiego dell’ingegneria genetica per il miglioramento delle colture, che renderebbe pericolose le piante stesse o i prodotti alimentari da esse derivati». Vale a dire che, da quando gli ogm sono copiosamente in circolazione nel mondo, non si è dato un solo caso che ne dimostri la pericolosità per i consumatori. «Si sono già raggiunti benefici molto significativi in paesi quali gli Usa, l’Argentina, l’India, la Cina e il Brasile, dove le colture geneticamente modificate sono cresciute su grandi superfici», sottolinea il documento, aggiungendo che «occorre un impegno particolare per consentire ai contadini poveri dei paesi in via di sviluppo di accedere a varietà migliorate di colture geneticamente modificate che siano adatte alle condizioni locali». Vale a dire che si è perfettamente consapevoli che gli ogm, se usati nel modo opportuno, aiutano, non ostacolano, la biodiversità. E sono anche più ecologici: «Le pratiche agricole attuali non sono sostenibili, come è dimostrato dall’enorme perdita di terreno agricolo superficiale e dall’applicazione di quantità inaccettabili di pesticidi in quasi tutto il mondo». Pesticidi che, appunto, divengono obsoleti grazie a molte varietà di ogm. E poi «le valutazioni dei rischi devono prendere in considerazione non solo i rischi potenziali dell’uso di una nuova varietà di pianta, ma i rischi delle alternative nel caso in cui proprio quella varietà non fosse resa disponibile». Parole sante! Possibile che nessuno percepisca quanto sono rischiosi, antieconomici e antiecologici buona parte dei cosiddetti cibi biologici? Il Vaticano, su questo tema (non su altri, purtroppo, come la ricerca sulle staminali), ha dimostrato di saper interpretare con notevole acume critico, valutando con saggezza tutti gli interessi in gioco – economici, sociali, umanitari – le modalità che devono intercorrere per un rapporto fruttuoso tra esperti e ricercatori da un lato e politica, industria, società, religione dall’altro. Un modello assolutamente da imitare.