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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

Obama congela gli stipendi statali ma in America nessuno protesta - Provate a immaginare il capo di un esecutivo che con­gela per due anni gli stipendi dei funzionari pubblici e non nasconde l’intenzione di estendere il provvedimento per altri otto

Obama congela gli stipendi statali ma in America nessuno protesta - Provate a immaginare il capo di un esecutivo che con­gela per due anni gli stipendi dei funzionari pubblici e non nasconde l’intenzione di estendere il provvedimento per altri otto. Totale: dieci an­ni. Quello stesso leader, un paio di giorni dopo, porta in Parlamento una riforma che prevede l’aumento dell’età pensionistica, l’incremento delle tasse e il taglio dei sussi­di pari a un costo medio di 1.700 dollari annuali per ogni contribuente. In Europa lo prenderebbe­ro per un kamikaze. E di certo non avrebbe di fronte a sé un grande avvenire. Da noi, in­fatti, chi tocca la funzione pubblica muore. O quasi. Sarkozy ha dovuto sopporta­re sei giornate di sciopero e altrettante adunate oceani­che nelle strade di Parigi, pri­ma di incamerare il sì a una riforma che alza di due anni l’età del pensionamento dei dipendenti statali, che, come già accade nel settore priva­to, protranno ritirarsi solo al compimento del 62esimo an­no di vita. In Spagna, il sociali­sta Zapatero rischia di essere travolto dalla piazza. In Italia Berlusconi e la Gelmini han­no voluto riformare l’Univer­sità e abbiamo visto cos’é suc­cesso. Quel leader «kamikaze» non é ipotetico. Esiste per davvero, ma non é europeo, bensì americano. E non é cer­to di destra, ma di sinistra li­beral. E’ un po’ in disgrazia, d’accordo; però fino a pochi mesi fa faceva sognare, da una parte e dall’altra dell’At­lantico. Lo avete capito: si chiama Barack Obama e quel­le riforme le sta facendo sul serio. L’altro giorno ha chiesto ai due milioni di dipendenti pubblici federali di accanto­nare gli scatti in busta paga. Il deficit americano, come no­to, é esploso e per tentare per­lomeno di contenerlo, «tutti devono fare sacrifici». Anche chi lavora per lo Stato. Non so­no in gioco cifre piccole: il congelamento permettereb­be di risparmiare 2 miliardi di dollari solo nel 2011 e 60 nei prossimi dieci. Un sacrificio doloroso, che, però, negli Stati Uniti é stato accolto serenamente. Nes­sun titolo drammatico sui giornali, nessuna manifesta­zione di protesta, nemmeno una minaccia di sciopero. Po­lemiche zero. Sia chiaro: paragonare la democrazia e le tradizioni ci­viche europee con quelle americane non ha molto sen­so. Ed é puerile sostenere, co­me fanno alcuni, che dovrem­mo «imitare» i nostri cugini d’Oltre Oceano.La democra­zia americana non é certo esente da difetti, alcuni dei quali colossali. Vedi l’enor­me influenza delle lobby sul governo e sul Congresso, che si traduce in una corruzione diffusa, benché impalpabile. Vedi un sistema giudiziario che da tempo non é più indi­pendente. Vedi un sistema economico che spinge all’ac­cumulo di debiti anziché di capitali e in cui non esiste tas­so di usura. L’America, la vera Ameri­ca, non quella retorica conti­nuamente esaltata da Hol­lywood, non é più esemplare e non può dare lezioni a noi europei. Però conserva una virtù. Anzi, due: i cittadini ri­spettano le leggi approvate da un Parlamento e i suoi fun­zionari pubblici non si consi­derano una casta e non pre­tendono privilegi rispetto ai privati. Sono cittadini. Come glialtri.Punto.E se c’é da tira­re la cinghia, la tirano. Anche a loro capita di scen­dere in piazza, ma per ragioni diverse rispetto ai loro omolo­ghi europei. Pur essendo ma­­terialisti, gli americani mani­festano per ragioni politiche, ideologiche, talvolta etiche come dimostrano la protesta dei Tea Party o le marce dei neri o i movimenti pro o con­tro aborto. Per motivi di cas­setta, mai. In Italia accade l’opposto. Sono tantissimi anche da noi, 3,4 milioni, pari a circa il 5% della popolazione; in cifre assolute più degli americani, che, perlomeno a livello fede­rale, sono due milioni. Ma in Italia, come peraltro in Fran­cia, dove sono addirittura 5,2 milioni, il furore é prevalente­mente materialista. Del gran­de slancio ideale degli anni Sessanta-Settanta non é ri­masto nulla. Si sciopera con­tro la manovra, si bloccano le strade per difendere un dirit­to acquisito, si paralizzano stazioni e aeroporti per strap­pare un aumento di poche de­cine di euro, senza nemme­n­o considerare la sproporzio­ne - e l’intrinseca immoralità - tra il danno inferto alla co­munità e il proprio tornacon­to di categoria. Obama congela gli stipen­di, da noi, quasi sempre, si congela il buon senso.