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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

«QUANTI FIGLI HAI?», IL TEST D’ITALIANO PER STRANIERI —

Entrate in una bottega da barbiere, se vi capita. In una di quelle gestite oggi da immigrati, spesso bengalesi. Se ne trovano, ad esempio, nei quartieri popolari di Roma. Ebbene, là dentro scoprirete che il «figaro» di Dacca comunica coi suoi clienti, non solo romani e connazionali ma anche cinesi e arabi, usando l’italiano. Il fenomeno meriterebbe l’attenzione di un linguista: l’italiano come esperanto. Chissà quale sarà l’evoluzione di questa nuova lingua «in progress», frutto di così tante e recenti contaminazioni. Di sicuro, il processo d’integrazione passa anche attraverso la comprensione reciproca ed è per questo che dal prossimo 9 dicembre diverrà operativo il decreto del 4 giugno scorso del ministero dell’Interno, che introduce il test obbligatorio di lingua italiana per gli stranieri.
Attenzione, però. La novità riguarderà per ora «solo» gli stranieri «regolarmente» presenti in Italia «da almeno 5 anni», che abbiano compiuto i 14 anni di età e che vogliano richiedere il rilascio del cosiddetto «permesso CE per soggiornanti di lungo periodo», il documento cioè che rispetto al normale permesso di soggiorno è invece «a tempo indeterminato» e rappresenta, perciò, una specie di anticamera per arrivare, dopo 10 anni di legale residenza in Italia, ad acquisire il sospirato status di cittadini. Sono esclusi comunque dal test gli immigrati che dimostrino (con titoli di studio o professionali) di avere già una buona conoscenza della lingua italiana. E le persone affette da gravi patologie o handicap.
Però niente panico, raccomanda il ministero, che negli ultimi giorni sta registrando un cospicuo aumento delle domande tra quelli — in Italia sono circa 60-80 mila — che, avendo i requisiti per richiedere il permesso in questione, stanno cercando di presentare la documentazione prima della data fatidica, con l’obiettivo di sfuggire all’esame. E invece «niente paura e nessuna fretta», ripete ancora il viceprefetto Daniela Parisi, del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale. Innanzitutto, perché il 9 dicembre si parte — è vero — ma non occorre precipitarsi.
Chi già tra una settimana, infatti, vorrà presentare la sua domanda di partecipazione al test, verrà poi convocato dalla Prefettura entro 60 giorni (due mesi!), perciò i primi esami d’italiano si terranno solo a gennaio-febbraio 2011 e, in caso di esito negativo, lo straniero potrà comunque ripetere la prova effettuando una nuova richiesta. Insomma, la «bocciatura» non comporterà alcunché di drammatico. Inoltre, il test non è di quelli insuperabili. Si basa sulla «comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso frequente» (un po’ come nella bottega del barbiere di Dacca...) con un livello di difficoltà pari a quello «A2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento», terminologia burocratica che però dal ministero dell’Istruzione (partner dell’iniziativa) decriptano agevolmente: «Lo straniero dovrà dimostrare di essere in grado di capire e farsi capire, a voce e per iscritto, su temi che riguardano la vita di tutti i giorni». E fanno esempi rassicuranti.
A gennaio poi uscirà una vera e propria «Guida al Test», con gli indirizzi standard forniti dagli «enti certificatori» (Università di Roma Tre, Università di Perugia, Università di Siena e Dante Alighieri). Un vademecum, però, è già disponibile oggi. La richiesta di partecipazione va fatta via web (ma lo straniero a digiuno di internet potrà sempre rivolgersi ai vari patronati). L’immigrato si registrerà all’indirizzo previsto (http://testitaliano.interno.it) ed entro 60 giorni riceverà «per posta» la convocazione della Prefettura. «Il test sarà gratuito — assicura il viceprefetto Parisi — e si svolgerà nelle scuole. Ognuno verrà convocato nell’istituto più vicino a casa, secondo il Cap indicato nella domanda». Sostenuta la prova, collegandosi dopo pochi giorni allo stesso indirizzo web l’immigrato ne potrà conoscere l’esito. E se l’avrà superata (ottenendo almeno l’80 per cento del punteggio complessivo) non riceverà un diploma ma potrà, a quel punto, presentare la sua domanda per avere il permesso per soggiornanti alla Questura, che vaglierà la sussistenza degli altri requisiti: reddito e alloggio idoneo, certificato del casellario giudiziale...
Fabrizio Caccia