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 2010  dicembre 02 Giovedì calendario

LA ROYAL DECIDE PER SE’ E PER GLI ALTRI «VOGLIO L’ELISEO» —

L’accordo era stato apparentemente preso, «non ci faremo la guerra», nessuna candidatura l’uno contro l’altro, basta con le guerre fratricide all’interno del partito socialista, aveva annunciato in tv la segretaria Martine Aubry il 25 novembre scorso, alludendo a un patto tra lei stessa, Ségolène Royal e il grande esiliato a Washington Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario internazionale. Detto fatto, la Royal non solo rompe gli indugi e si candida ufficialmente alle presidenziali del 2012 (prima tra i pezzi grossi del Ps), ma si improvvisa anche voce di Strauss-Kahn, interpretandone i silenzi e le indecisioni. Dsk tace? Ci pensa lei a spiegare che cosa ha in mente.
Dopo la sconfitta del 2007 (perse onorevolmente 46% a 54% contro Nicolas Sarkozy), la Royal ci riprova e immagina già un «ticket» presidenziale con Strauss-Kahn come suo primo ministro. «Vedremo con Dominique quale sarà il miglior "dispositivo vincente"», dice con tipica espressione da Royal. «Abbiamo bisogno della competenza di Dominique». «Dominique sarebbe il miglior premier che la Francia possa desiderare», aggiunge. Ma chi le ha detto che «Dominique», qualora decidesse di lasciare Washington, si accontenterebbe di fare solo il suo primo ministro, e non il presidente della Repubblica?
Il 61enne avvocato poliglotta (inglese, tedesco, spagnolo e arabo), leader dell’ala modernizzatrice e liberista, potrebbe anche puntare a un nuovo mandato al Fmi, è vero. È quello che spera il suo potenziale rivale Nicolas Sarkozy, che lo teme — Dsk è in testa nei sondaggi con oltre il 60 per cento di gradimento — e che la scorsa settimana lo ha accolto all’Eliseo con la pompa di solito riservata ai capi di Stato.
Strauss-Kahn non si è fatto incantare e ha pronunciato il suo breve discorso da economista con le mani in tasca, rifiutando di farsi ingabbiare nel ruolo del grande tecnocrate distante dal popolo. Poi al settimanale tedesco Stern ha dichiarato che resterà fino alla fine del suo mandato (2012) al Fmi, ma pochi ci hanno creduto. Ségolène però è tra questi, e ieri ha ribadito con generosità un po’ sospetta che «dobbiamo lasciarlo libero e rispettare le sue scelte, se non vuole candidarsi...».
Nel 2007, sconfitto alle primarie, Strauss-Kahn accettò di aiutare Ségolène in campagna elettorale ma con palese svogliatezza, e non si è mai curato di nascondere troppo la sua scarsa stima nei confronti della collega di partito. Ieri la conferma dai cable di Wikileaks pubblicati su Le Monde: durante un incontro con l’ambasciatore americano, Strauss-Kahn definì la popolarità della Royal il risultato di «un’allucinazione collettiva», predicendo la sua sconfitta nel confronto con Sarkozy. Quanto a lui, gli americani osservarono allora che «è il più capace dei candidati socialisti» per l’Eliseo ma «non ha l’entusiasmo necessario per vincere». La storia rischia di ripetersi.
Stefano Montefiori