Internet 14/6/2010, 14 giugno 2010
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “FEDERALISMODEMANIALE”. «Il federalismo demaniale sarà fatto», ha annunciato ieri Tremonti all’inaugurazione del polo della cinematografia lombarda
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “FEDERALISMODEMANIALE”.
«Il federalismo demaniale sarà fatto», ha annunciato ieri Tremonti all’inaugurazione del polo della cinematografia lombarda. «In Italia c’è un enorme patrimonio di beni immobili: è una pazzia che sia amministrato da un ufficio a Roma dove non sanno quanto vale». Ad avviso del ministro, «è giusto che lo Stato abbia beni nazionali e simbolici ma non è giusto che faccia la mano morta al contrario su beni che hanno senso se gestiti localmente».
D. Pes., Il sole 24 ore 14/7/2009
Un’altra accelerazione riguarderà il federalismo demaniale. «Bossi e Tremonti sono d’accordo che il trasferimento del patrimonio agli enti locali è uno dei passaggi fondamentali e che bisogna cominciare al più presto, magari con singole operazioni», dice Calderoli. «Non ha senso - dice il ministro - che questi beni restino in gestione allo stato che non li sa gestire mentre in ambito locale sarebbero valorizzati con maggiore facilità».
Giorgio Santilli, Il Sole 24 Ore 21/07/2009
Intanto è già ”operativo” il primo banco di prova: il federalismo demaniale, ovvero il passaggio a regioni, province, comuni e città metropolitane di spiagge, porti, caserme, miniere, mini-aeroporti, terreni e altri beni immobili di proprietà dello Stato. Questo segmento del federalismo fiscale è stato tracciato dal primo schema di decreto attuativo dalla legge 42. A questo decreto ne dovranno seguire altri 18. Nell’indifferenza generale il primo spezzone di federalismo è stato presentato dal governo il 17 dicembre e dal 18 marzo è all’esame della Commissione parlamentare bicamerale che - dopo aver ascoltato tutte le parti coinvolte, Corte dei Conti compresa - dovrà produrre le sue osservazioni entro il 18 maggio. Il decreto poi dovrà tornare a Palazzo Chigi che varerà il testo definitivo entro il 21 maggio.
Diodato Pirone, Il Messaggero 6/5/2010
Si parte, intanto, con il federalismo demaniale. Come funziona?
«Si trasferiscono agli enti locali immobili non funzionali al governo centrale. Possono venderli, e utilizzeranno i proventi per abbattere il loro debito e, pro quota, anche quello dello Stato. Così si innesca un circolo virtuoso».
Ma, fra il trasferimento e l’eventuale vendita passa del tempo, e intanto la Regione o il Comune deve mantenere la proprietà, e costa.
«Se lei eredita una casa, non è contento di mantenerla per poi venderla al meglio? È un accrescimento patrimoniale. Inoltre le spese di mantenimento non vengono conteggiate ai fini del patto di stabilità interno. E poi, se l’ente locale riduce il debito, può successivamente ridurre le tasse».
I tempi sono brevi: il federalismo demaniale dovrebbe essere approvato il 21 maggio dalla Bicamerale di attuazione del federalismo, e poi dal Consiglio dei ministri.
«Nessuno pensi che il 1° giugno abbiamo il federalismo demaniale a regime. Sarà necessario fare una ricognizione dei beni che possono essere valorizzati, e poi decidere dei "pacchetti" equi per ogni ente locale. Non è che un Comune può dire: prendo questo perché vale molto, ma quest’altro non lo voglio perché non vale nulla... ».
C’è chi dice, ad esempio l’economista Paolo Leon, che trasferendo le proprietà, lo Stato affievolisce la garanzia sul debito pubblico.
«L’Europa non ragiona in termini di Stato centrale, ma in termini di Pubblica amministrazione complessiva. Infatti si parla di indebitamento e di fabbisogno della Pubblica amministrazione. Il trasferimento dei valori all’interno dello stesso aggregato non cambia nulla sotto il profilo della garanzia. E poi anche se vendo il bene, incasso una somma che andrà a ridurre il debito. Meno debito, meno interessi da pagare, più spazio di manovra fiscale per lo sviluppo».
E se qualche Regione o Comune fosse tentato di utilizzare i proventi per spesa corrente, e poi aumentasse le imposte?
«L’articolo 120 della Costituzione dà al governo un potere di controllo sull’economia. In quel caso, il governo può attivare una serie di strumenti, anche ricorrendo alla Corte costituzionale».
Gian Battista Bozzo, Nicola Porro, il Giornale 15/5/2010, pagina 1