Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  novembre 16 Martedì calendario

Il pellegrinaggio alla Mecca diventa un viaggio da ricchi (+box)- Adesso è una vera e propria Mecca

Il pellegrinaggio alla Mecca diventa un viaggio da ricchi (+box)- Adesso è una vera e propria Mecca.Un po’ meno santa,ma cer­tamente assai più proficua. E non tanto per le casse delle moschee e degli imam, ma per quelle del re­gno saudita e dei suoi principi. L’Hajj, il pellegrinaggio alla Mec­ca, di quest’anno rischia di essere ricordato come il definitivo pas­saggio dalla tradizione agli affari, dalla fede al business. Una transi­zione disegnata dalle silhouette dei grattacieli cresciuti come fun­ghi intorno alla città più santa del­l’islam. Un passaggio festeggiato a suon di dollari nelle hall e nelle sui­te di scintillanti alberghi appena inaugurati. Un cambiamento cele­brato nelle sale di lussuosi quanto esosi ristoranti. Chiamatelo, se vo­lete, il trionfo dell’interesse sulla religione. Definitelo, se credete, tu­rismo di lusso travestito da viaggio religioso. Consideratelo, se vi pa­re, il trionfo del dollaro sulla fede. Una cosa è certa, il tradizionale pel­legrinaggio alla Mecca, il quinto pi­­lastro dell’islam obbligatorio al­meno una volta nella vita per ogni fedele musulmano capace di per­metterselo, è ormai un altra cosa. Da questo fatidico 2010 l’ultimo elemento di sobrietà in grado d’ac­comunare i pellegrini musulmani è l’ ihram , i due stracci bianchi im­posti dal Corano come indumen­to unico a tutti i protagonisti della santa processione. Il resto è soltan­to guadagno, interesse e affari. Per capirlo i quasi tre milioni di pelle­grini appena giunti alla Mecca de­vono soltanto affacciarsi sul corri­doio di vallate e montagne che conduce alla Città Santa. Là dove un tempo s’incontravanosoltanto sassi, sabbia e aride colline svetta­no le cime di grattacieli. E in mez­zo a quella nuova distesa di torri di cemento risplende - visibile da quasi cinquanta chilometri- la tor­re dell’orologio, la gigantesca struttura destinata a regalare ai viaggiatori l’illusione di essere al centro del mondo e del tempo. Sot­to i 600 metri delle sue lancette non scorrono soltanto le ore. Sotto a loro pulsa, prende vita, s’allarga l’Abraj al Bait, la distesa di hotel, grandi magazzini, centri benesse­re, e negozi concepita per cambia­re il volto della Mecca e le abitudi­ni dei suoi visitatori. Edificata al co­sto di due miliardi e 200 milioni di euro su un area di un milione 400mila metri quadrati questa nuova «lussopoli» raccoglie 15mi­la abitazioni, un albergo a sette stelle, circa 70mila metri quadrati di spazi commerciali e due piatta­forme per elicotteri. Per farle spa­zio la casa reale non ha esitato a approvare l’abbattimento della cittadella di Ayad, la fortezza otto­mana costruita per difendere la cit­tà santa, e livellare la collina di Bouboul su cui era stata costruita. Grazie a quel sacrificio i pellegrini vestiti di lenzuola possono ora ac­comodarsi nelle suite da 4.326 eu­ro a notte dell’hotel a sette stelle, ordinare raffinate selezioni di pra­l­ine e cioccolate da 200 euro a por­zione, sfondarsi di cibo assai poco tradizionale nei ristoranti appena aperti. «Quando hai fatto quanto prescritto per l’hajj nulla ti vieta di mangiare aragoste o di dormire su un letto anziché per terra. Non spetta a me dire dove e come devo­no alloggiare le persone», spiega al quotidiano inglese The Guar­dian il signor Hadi Hela, un pra­gnatico agente responsabile della commercializzazione degli sfarzi e dei lussi dell’Abraj al Bait. A suo dire tutto dipende da quanto uno può pagare. «Marocchini, tunisi­ni, turchi, inglesi, algerini e sud africani amano il confort ed il lus­so. Chi viene in questi hotel è pron­to a pagare per dormire il più vici­no possibile ai luoghi simbolo co­me la pietra nera della Kabah o la fonte di zamzam». I conti del resto parlano chiaro. Mentre i turisti pronti a spendere per visitare l’Arabia Saudita dimi­nuiscono costantemente la per­centuale del miliardo e 800 milio­ni di musulmani pronti a tutto pur di rispettare il quinto pilastro del­l’islam aumenta anno dopo anno. Soltanto grazie a loro le entrate del turismo hanno già toccato 13 mi­liardi di euro e promettono di cre­scere all’invidiabile ritmo del 6,7 per cento l’anno. Quanto basta ­anche nella terra sacra dell’islam ­per guardare po’ meno ai precetti e un po’ di più agli interessi. *** NUMERI 5 .000.000 È il totale stimato dei musulmani che quest’anno raggiungeranno La Mecca da tutto il mondo per il «Hajj», il pellegrinaggio prescrit­to dal Corano. Le autorità saudite temono che Al Qaida colga l’occa­sione per compiere attentati, ma si dicono pronte a fronteggiare qualsiasi emergenza in fatto disi­curezza 14.450 È il numero degli agenti di polizia che le autorità saudite hanno schierato alla Mecca per garanti­re la sicurezza dell’enorme folla di pellegrini in arrivo nella città santa dell’islam. Lungo i percorsi seguiti dai fedeli sono state in­stallate complessivamente 1150 telecamere 1.426 Furono i morti nella spaventosa calca creatasi nel 1990 durante il rito della “lapidazione di Satana” alla Mecca.Tragedie simili accad­dero in tempi recenti anche ne l 2004 (251 morti) e nel 2006 (364 morti). Per evitare simili inciden­ti sono state costruite nuove so­praelevate nella zona