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 2010  novembre 16 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “MORANTE

ELSA”
«Nel ’36 Moravia e la Morante si conobbero. Lui aveva 29 anni, lei 24. Li presentò, nella birreria Dreher di Roma, il pittore Capogrossi. La Morante viveva compilando tesi di laurea per conto terzi. Fece credere a Moravia di essere scappata di casa e d’aver conosciuto un omosessuale inglese che proprio davanti a lei aveva ucciso il suo amante. Di questo omosessuale - disse - lei era pazzamente innamorata. Moravia ha creduto alla storia dell’omosessuale fino al 1982» (Enzo Siciliano). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«A. è uno snob, e io vorrei soddisfare con la mia persona il suo snobismo, avendo per esempio un’alta posizione sociale o essendo illustre. Niente di tutto questo è, e ieri quella visita alla mostra con la coscienza di non essere una persona importante là dentro, e lui che parlava con la contessa, e io ubriaca con brutti guanti alle mani, e poi non mi presentarono agli Accademici, e il suo racconto di quei giorni passati in quella villa aristocratica, di quella signora dell’aristocrazia amata da lui...» (Elsa Morante). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«A. mi ama solo quando fuggo ma io non posso farlo, non ho denari. Lui è celebre e ricco, fra pochi giorni va a Parigi. Inoltre rimane sempre chiuso, cupo. Lui andrà a Parigi per il suo trionfo attuale e io? Una solitudine spaventosa, precipito...» (Elsa Morante). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Avevo cinque anni, 1’8 settembre era passato da tre o quattro giorni, i miei erano sfollati all’albergo Boston di via Veneto, di lì saremmo andati in Toscana. Alle otto del mattino, un po’ più avanti dell’attuale libreria Mondadori, ecco arrivare Alberto e Elsa. ‘Dove andate?’ ‘Abbiamo trovato una casa vicino a quella di Pietro Pancrazi, dalle parti di Cortona, venite pure voi’ dice papà. Moravia a Elsa: ‘Andiamo anche noi? Partiamo subito?’ Elsa a Moravia: ‘Non ci penso nemmeno, devo finire il romanzo’. Quella era la prima volta che vedevo Moravia. Il romanzo della Morante era Menzogna e sortilegio »(Antonio Debenedetti). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Nel ’53 avevo quindici anni, Moravia e la Morante mi invitarono a casa. Io ero così innamorato di lui che lo evitavo per .I’imbarazzo in cui mi metteva. M’ero fatto comprare un bel vestito grigio a righe, che a me pareva il massimo dell’eleganza. Ed ecco, com’era accaduto nel ’30 con le donne bionde, anche adesso Moravia infilò la sua bella gaffe, prese a dire che gli italiani erano insopportabili, con la loro mania di mettersi i vestiti a righe come i gangster americani...» (Antonio Debenedetti). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Sono stato sposato tre volte: la prima con Elsa Morante in chiesa, la seconda in libera unione con Dacia Maraini, la terza in municipio con Carmen Llera» (Moravia). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Dicevo a Moravia che sarebbe stato meglio divorziare da Elsa, e lui rispondeva: "Non vuole, non vuole, cosa vuoi che faccia?" Elsa gli diceva: "Mi hai sposato davanti a Dio e solo lui può sciogliere il nostro vincolo". Era una ripicca. Elsa aveva un caratteraccio e a volte scoppiava, gridando. Alberto invece prendeva a balbettare, a straparlare... aveva paura degli sfoghi di lei. Non bisogna fare un mito della Morante, non era certo una santa» (Edith Bruck). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Andammo a trovare Elsa a Villa Margherita, proprio negli ultimi mesi. Lei era distesa con gli occhi chiusi. Moravia si avvicinò, cominciarono a parlare pian piano. Di che parlavano? Di scrittori, di libri. La Morante, con un filo di voce, gli disse una frase che era un testamento: ‘Alberto, tu parli solo di letteratura’» (Lucio Vlllari). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
«Moravia è abituato a leggere il suo nome sui giomali quasi sempre per questioni pecuniarie, oltre che letterarie e matrimoniali. Alcuni anni fa è scoppiato uno scandalo sulla sua famosa petizione al presidente della Repubblica Sandro Pertini con l’incredibile richiesta d’una pensione speciale per la degenza in clinica dell’indigente sua prima moglie Elsa Morante. La scrittrice era poi deceduta lasciando in eredità ai parenti e alla governante un patrimonio di oltre 650 milioni di immobili. Lo scandalo si è ingrandito quando Moravia, non contento della somma concessa da Pertini per la povera moglie ricca, impugnò il testamento reclamando la legittima di quell’eredità. Così allo scrittore sono andati sei dodicesimi del patrimonio, cioè la metà esatta, e alla governante Lucia Mansi soltanto tre dodicesimi, a Carlo Cecchi e Antonio Ricchezza un dodicesimo ciascuno. Sì, è vero, Moravia è straricco, molto attaccato al denaro, quasi una malattia...» (Sergio Saviane). (Giorgio Dell’Arti, Wimbledon ottobre 1990)
Se l’unione tra Dino Campana e Sibilla Aleramo fu una coincidenza di poetiche follie, Il vento della malizia ammantò la storia d’amore tra Alberto Moravia ed Elsa Morante. Gli amici snob di lei la sobillavano: “Tu sei un genio, lui un bestseller, ma il mondo è ingiusto perché lui vende e tu no”. In realtà Moravia (più forte delle maldicenze e delle calunnie che lo volevano avaro a tutto tondo e di manica stretta) fu molto cavalleresco, anche economicamente. Un amore che non viveva di passione fisica, ma di puro piacere intellettuale (Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 31/7/2010)
(Il Premio Strega poco assegnato alle donne, la prima:) Elsa Morante che si impose nel 1957. (Paolo Fallai, Corriere della Sera 02/07/2010)
(Gli agenti letterari) Erich Linder, che tra gli anni Cinquanta e Settanta difendeva gli interessi di Leonardo Sciascia come di Elsa Morante (DARIO PAPPALARDO, la Repubblica 16/6/2010)
Gatti Alla morte di Elsa Morante, di cui (Natalia Ginzburg) era stata grande amica, ereditò i suoi gatti siamesi. (Lucrezia e Giorgio Dell’Arti, IoDonna n. 22 29/5/2010)
[Nicola Piovani] «Fu Elsa Morante, conosciuta grazie a Carlo Cecchi, a liberarmi dal complesso della musica colta». (Simonetta Fiori, ”la Repubblica” 22/8/2002)
(Durante gli anni della Dolce Vita) Elsa Morante era seguita dal suo corteo di giovani, ammiratori di Menzogna e Sortilegio, il suo romanzo più bello (Raffaele La Capria, Corriere della Sera 19/05/2010)
Una fortunata eccezione è Elsa Morante, sua (di Alfonso Berardinelli) amica, su cui non ha mai avuto alcuna riserva.
«Fu lei che volle conoscermi dopo aver letto un mio saggio. Io all’epoca non ero ben documentato su tutta la sua opera. E sul suo romanzo La storia avevo qualche dubbio. Glielo dissi con un nodo alla gola ma lei accettò. Era straordinaria nell’amicizia». (Mirella Serri, La Stampa 10/04/2010)
A Parigi ieri sera alla Cinémathèque française è andata in scena sotto forma di dialogo teatrale l’intervista che Alberto Moravia fece a Claudia Cardinale nel 1961 per la rivista americana «Esquire». Claudia Cardinale interpreta se stessa mentre lo scrittore René De Ceccatty, autore della biografia di Moravia pubblicata in questi giorni dalla Flammarion, interpreta la parte dello scrittore italiano. La regia è di Alfredo Arias. L’intervista originale fu realizzata a casa di Alberto Moravia e Elsa Morante, a Roma, in Via dell’Oca (Alain Elkann, La Stampa 7/3/2010, pagina 24)
(Hans Werner Henze) frequentò Elsa Morante: «Era il mio punto di riferimento, coi suoi begli occhi miopi che tradivano i sentimenti, musicai una sua poesia d’ amore, Alibi, purtroppo litigammo e lei era radicale in questi "divorzi"» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera 14/02/2010)
[Cesare GARBOLI] Amico e confidente di Elsa Morante, ha esordito nel ruolo di editor a fianco di Susanna Agnelli con Vestivamo alla marinara. (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 17/10/1998)
Molto intrigante è il parallelo (tra Horcynys Orca di Stefano D’Arrigo) con La Storia di Elsa Morante, a cui (Emilio) Giordano dedica un capitolo (nel suo libro Femmine folli e malinconici viaggiatori) nel quale chiarisce somiglianze e differenze facendo rivivere l’ atmosfera degli anni Settanta, quando entrambe le opere apparvero, e paragona il protagonista della Morante, Useppe, a quello di D’ Arrigo, il marinaio ’ Ndrja, ma rileva la diversità dei due romanzi: quello della Morante che ripropone il tempo e i valori del grande romanzo dell’ Ottocento e quello di D’ Arrigo proiettato verso l’ avanguardia. (Russo Giovanni, Corriere della Sera, 4 gennaio 2010, Pagina 25.)
Grande lettrice della Simone Weil, soprattutto dei ”Quaderni”, fu Elsa Morante. Disse che quella lettura aveva cambiato la sua vita. E in effetti provocò una svolta nella sua opera. Chi legge i saggi di ”Pro o contro la bomba atomica”, i poemi del ”Mondo salvato dai ragazzini” e il romanzo ”La Storia” può avvertire e rintracciare dovunque la presenza della Weil, pensiero e persona, che viene definita ”l’intelligenza della santità”. Ma per dire in proposito qualcosa di più c’è bisogno di interpretazioni critiche, perché la Morante su quell’esperienza di lettura non ha scritto nulla. (Alfonso Berardinelli, Il foglio 10/12/2009)
Paola Dubini dedica una parte del suo scritto (il catalogo Effigie alla mostra “Copy in Italy, tenutasi alla Biblioteca Braidense di Milano nel 2009) a Elsa Morante e alle sue bizze, che misero a dura prova un agente navigatissimo come Erich Linder. La Morante si inalberò quan¬do l’editore americano Knopf, per «La storia», propose una pic¬cola variante, «History: a Novel»: «Bisogna togliere quei due punti, che falsano il titolo (sembra che novel sia un attributo di history; come ”la storia è un romanzo”)». E con l’editore spa¬gnolo si infuriò quando seppe che in castigliano il suo roman¬zo circolava con il titolo «Algo en la Historia» e per di più ta¬gliuzzato qua e là per motivi di censura franchista (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 29/09/09).
Quell’anno (il 1940), tra gli scrittori favo¬riti dalle decisioni dell’Accademia (dei Lincei), ci sono, oltre a Gadda, Elsa Morante (1000 lire), Savinio (2000), Montale (5000). (Paolo Di Stefano, Corriere della sera 9/6/2009)
Ma la prima vera e grande operazione bestseller, così come oggi l’intendiamo, si deve a Einaudi (inteso come figura editoriale collettiva, non come persona) che nella primavera del 1974 pubblicò La storia di Elsa Morante con una determinazione e una inventiva mai viste prima (la sola determinazione infatti non basta, come si potè costatare l’anno dopo con l’ Horcynus Orca di Mondadori, eminente e memorabile flop). Le invenzioni furono due. La prima riguardò il publishing del libro in senso stretto, cioè la collana, il prezzo e la copertina. La storia è un voluminoso romanzo di oltre seicento pagine. Invece di metterlo nella sua collana regolare e naturale, i Supercoralli, Einaudi lo piazzò negli Struzzi, che era allora la collana economica, e di conseguenza abbassò drasticamente il prezzo. Il significato di queste scelte era «Ci credo talmente e sono così sicuro che venderà tanto da potermi permettere un prezzo bassissimo». Per la copertina scelse un’immagine solarizzata nera e rossa, quasi grafica, estremamente aggressiva. Ma la principale innovazione fu l’uso della pubblicità. Invece di tristi quadratini con più tristi frasette, prese, di domenica, tutta l’ultima pagina del «Corriere», la lasciò bianca e in mezzo mise una piccola riproduzione della copertina del libro. (Gian Arturo Ferrari, Il sole 24/5/2009)
Il Rosati di via Veneto. Lì si ritrovano Mario Pannunzio, Ercole Patti, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Giovanni Russo, Vitaliano Brancati, Ennio Flaiano, Vittorio Gorresio. (Giordano Bruno Guerri, Il Giornale 26/05/2009)
Garboli indagava e frequentava Antonio Delfini, Mario Soldati, Sandro Penna, Natalia Ginzburg, Roberto Longhi, Elsa Morante, Pascoli e Molière (Alfonso Berardinelli, Vita e pensiero Anno 2009 numero 2)
Elsa Morante ha meno di due pagine (nel libro di Asor Rosa Storia europea della letteratura italiana) (Alfonso Berardinelli, Il sole 24 ore 8/3/2009)
In carcere? Sodali nella detenzione i testi di amici cari, come Elsa Morante o Pasolini?
«Stendhal è stato a lungo il mio (di Adriano Sofri) prediletto. Elsa Morante, quando ero molto giovane, mi paragonò a Julien Sorel, per corteggiarmi un po’. Quando finii in galera, a un’età indecente per il protagonista di un romanzo, sembravo un avventuriero fallito perché i tempi non erano stati propizi, come Julien e il suo napoleonismo in ritardo. Niente di eroico (…)” (Mirella Serri, La Stampa/Tuttolibri, 28/2/2009)
MORANTE LAURA Attrice. Ha confidato che non guarda la televisione perché quand’era bambina il padre (fratello della scrittrice Elsa Morante) non gliela lasciava vedere (Giorgio Dell’Arti&Massimo Parrini, "Panorama" 29/1/2009;).
(Per Renzo Paris il ricordo di) Elsa Morante è (legato a) la fioraia di via Ripetta, dove comprava fiori quasi tutte le mattine. (Andrea Di Consoli, ”Il Messaggero” 9/10/2008).
La più sorprendente candidata (al Nobel) ombra? Elsa Morante, della quale non si seppe mai nulla fino a quando Kjell Espmark rivelò di essere stato uno dei suoi più convinti sostenitori. (Dario Fertilio, Corriere della Sera 9/10/2008, pagina 47.)
Gusti culinari di autori illustri? (Ernesto Ferrero): «Gadda amava il risotto, Elsa Morante i funghi fritti, Parise lepre in salmì e Manganelli gli affettati misti: per lui ogni pasto era un cerimoniale sacro». (Paolo Di Stefano Corriere della sera 13/8/2008)
Il Premio Viareggio venne fondato nel 1929 da Leonida Rèpaci, Alberto Colantuoni e Carlo Salsa (un premio «anticonformista » e «antifascista» come lo definiva lo stesso Rèpaci). Nell’elenco dei vincitori figurano Achille Campanile e Umberto Saba, Antonio Gramsci e Elsa Morante (Corriere della Sera 21/4/2008)
(Nel 1938) Alberto Savinio s´intrattiene sui vizi del «pronome indiretto», insultandolo: «Il "lei" è lo strumento linguistico di coloro che hanno qualcosa da nascondere»; è «il ponticello ideale dell´ipocrisia»; «lei è colui che non guarda in faccia». Renato Simoni prevede che «tra breve i "lei" superstiti, accerchiati da tanti "voi", si arrenderanno e andranno a tenere compagnia ai "molto riveriti signori", ai "padroni colendissimi" e ad altre ossequiosità pallide e impolverate del passato». «Sia pace all´anima del "lei"», esclama la giovane Elsa Morante. (La Repubblica 27 gennaio 2008, NELLO AJELLO)
Ma anche scrittori contemporanei hanno voluto lasciare qui (nella Biblioteca centrale di Roma) i loro archivi: la mostra «Le stanze di Elsa» ha illustrato il lascito di Elsa Morante e un’analoga iniziativa ha riguardato le opere di Pasolini. (La Stampa 07/01/2008, RAFFAELLO MASCI).
Il 25 novembre (1985) muore Elsa Morante. (Corriere della Sera Magazine 15/03/2007, Aldo Grasso)
1957: Elsa Morante vince il Premio Strega con L’isola di Arturo (Corriere della Sera Magazine 11/01/2007, Aldo Grasso)
Tra le sue (di Ferruccio Pinotti ) numerose recensioni ce n’è una benevola su Elsa Morante. Ma alla fine lei accusa la scrittrice di sadismo. Che c’entra con il valore letterario?
Il suo romanzo La storia è ben riuscito, ma c’è effettivamente un certo sadismo nei suoi scritti: fa soffrire e morire tutti i suoi personaggi. (Panorama 14/12/2006, Pier Mario Fasanotti)
(Kjell Espmark, dell’Accademia di Svezia che assegna il Nobel): Una confessione imprevedibile: «Volevo premiare Elsa Morante, una scelta che avrebbe sorpreso il mondo». (Corriere della Sera 27/11/2006, pag.31 Dario Fertilio)
Mi disse Elsa Morante che gli eufemismi sono odiosi, e che gli omosessuali debbono chiamarsi, com’Ella faceva, «ricchioni». è vero. Di fronte a questo, di fronte al mondo che ho tentato di raccontare, l’attuale parola «gay» può esser pronunciata solo da una mezza calzetta; e i vari «gay pride» sono solo frutto d’una (non) cultura piccolo-borghese che desta infinita melancolia. (Paolo Isotta Corriere della Sera, 24/08/2003)
Nessuno sospettava che in Europa, nella sterile, disincantata, intellettualissima Europa, e in particolare in Italia, paese poco versato nell’arte del romanzo, ci fosse uno scrittore di valore come Elsa Morante, capace di scrivere un’epica popolare sugli anni 1943-’48: un grande affresco storico che era anche una denuncia morale contro gli orrori della Storia e contro l’idolatria dei grandi eventi politici che producono soprattutto vittime ignare e innocenti.
Il romanzo venne giudicato variamente dai critici. Ma conquistò un vasto pubblico, non solo in Italia. Dai tempi del ”Gattopardo” la narrativa italiana non aveva dato un romanzo come questo: controverso ma di indubbio valore, un best seller scritto da un autore di grande qualità. Ma la cultura d’avanguardia, secondo cui non si doveva scrivere per il grande pubblico, né tanto meno romanzi popolari ben costruiti secondo modelli tradizionali, ottocenteschi – soprattutto questa cultura d’avanguardia, per di più marxista, si scandalizzò di fronte a un romanzo come ”La Storia”. Era un’amara sorpresa. (Il Foglio 17/09/2005, pag.7 Alfonso Berardinelli)
Pasolini porta il ragazzo Bertolucci a cena con i suoi amici Alberto Moravia e la moglie Elsa Morante: "Siamo usciti tutte le sere insieme, per tre anni. Il giro dei ristoranti romani: Carbonara, Matriciano, Augustea, con Elsa che puntava all’assoluto, Alberto pragmatico e Pier Paolo che mediava negli scontri furiosi fra i due. (Corriere della Sera 23/07/2005, pag.31 Barbara Palombelli)
(Francesca Comencini) E’ dagli anni 90 che si dedica ai documentari: ne ha girati due, uno su Elsa Morante, l’altro sul regista Carlo Cecchi (kataweb cinema)
Ma la generazione di Moravia non si è mai vista a un Verdi... Elsa Morante ascoltava solo Bach e Mozart sul grammofono. (Alberto Arbasino sulla Repubblica dellí11/11/2000 a pagina 47.)
Quando Dacia Maraini lo conobbe, Alberto Moravia «aveva solo 49 anni ed era affascinante e sexy, oltre che molto, molto bello. I suoi libri mi piacevano», ma «ero incantata da sua moglie Elsa Morante, di cui ero una lettrice appassionata». Per qualche anno frequentò tutti e due: (Dacia Maraini): «Andavo spesso a casa loro per cene e pranzi, perfino per Natale. Avevo il mito di quella coppia, di com’erano, di come vivevano». Non ebbe tuttavia nessun rimorso a iniziare la relazione con Moravia: «Quando nel ’63 io e Alberto decidemmo di vivere insieme [...] Elsa non dimostrò nessuna ostilità [...]. Già da vari anni erano staccati, indipendenti». Moravia non volle mai divorziare dalla Morante: «Ma a me di sposarmi non importava nulla, quindi non c’era nessun conflitto». (Chiara Valentini, L’Espresso, 28/09/2000.)
“Le sofferenze fisiologiche, come diceva bene Elsa Morante nel letto di morte, non sono di estremo disturbo.” (Carmelo Bene a Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica, 06/10/1997).
Alcune delle rarità in vendita da Christie’s: un quadernone di tela blu contenente un manoscritto autografo di Elsa Morante (valutato 25 – 30 milioni), ricco di annotazioni tecniche e di appunti (la Repubblica del 12/05/01 a pagina 33.)
“anche Clara Calamai ne era pazza (di Luchino Visconti), tanto da tentare il suicidio, più tardi lo fu anche Elsa Morante, la scrittrice, che stava sempre a casa sua” (Maria Ester Beomonte, in arte Maria Denis, diva dell’epoca fascista a Natalia Aspesi su la Repubblica del 30/06/01 a pagina 48).
Dacia Maraini, “Quando era la fidanzata di Moravia, sposato con Elsa Morante, di lui si diceva: ”Moravia? quello scrittore che ha un’amante che scrive peggio e una moglie che scrive meglio”» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 24/10/1998).
Una libertà fantastica che oggi appare cifra naturale, mentre per l’ex bambino di Corchiano che si esibiva con la fisarmonica in barberia (Nicola Piovani) non deve essere stato approdo facile. ”Fu Elsa Morante, conosciuta grazie a Carlo Cecchi, a liberarmi dal complesso della musica colta. Fu lei, con la sua autorità, a farmi capire che scrivere un valzer per fisarmonica ha la stessa dignità che fare musica da camera. (Simonetta Fiori, ”la Repubblica” 22/8/2002).
(Enzo Siciliano) “Elsa Morante, una donna di grande fascino ma di affetti esclusivi. Esigeva una fedeltà assoluta. Quando uscì La Storia, non lesinai critiche. La prese male. Malissimo. Non ci vedemmo più” (la Repubblica 7/6/2004)