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 2010  novembre 15 Lunedì calendario

ENRICO E I RAGAZZI MALATI DI FACEBOOK


Il computer è il suo migliore amico. O meglio l’unico amico. Solo quando ce l’ha davanti si sente a suo agio. Lontano dallo schermo e da Facebook Enrico affoga. Non si piace, ha difficoltà a relazionarsi coi compagni, è timido, si sente isolato. Diciassette anni, terzo liceo scientifico, Enrico ha sviluppato quella che gli esperti definiscono «una personalità digitale». Vive solo quando è connesso. Lui e il computer. Tutto il resto non conta. «Lì mi diverto, mi sento sicuro, comunico, riesco simpatico alle ragazze facilmente», è la spiegazione che dà per giustificarsi. Casa e scuola nell’hinterland romano. Figlio unico. Papà impiegato alle Poste, mamma insegnante in una scuola materna, rapporti “normalmente” conflittuali.
Situazione sentimentale, sfera emotiva, sensazioni, cotte, innamoramenti. L’importante non è curare la tua persona ma il tuo profilo. Interessi, impegni, musica, foto, eventi: tutto passa dal web, tutto digitale. Prima Enrico frequentava una palestra («un modo per incontrare persone») poi inizia a chiudersi sempre più fino a restare prigioniero della sua casa e del suo computer.
Uscire a prendersi un gelato? Più facile aggiungersi al gruppo “gli amanti del gelato”. Fare sport in palestra? Meglio cliccare “Mi piace il fitness”. La mamma rompe? C’è il link “Per chi certe volte non sopporta la madre”. Eliminare ogni occasione d’incontro, uscire solo per andare a scuola. Una piccola «tortura quotidiana», tanto che spesso si finge malato per restare in casa davanti al suo pc.
Internet e Facebook sono la sua ossessione. Diventa frettoloso persino nel mangiare, inventa scuse continue per tornare al pc. Se si allontana da casa controlla continuamente l’ora.
I genitori non hanno capito subito cosa stava accadendo al loro figlio. «All’inizio pensavamo che fosse solo molto introverso, non avevamo dato troppo peso alla cosa». Era più facile prendersela con «questi giovani che ormai non fanno altro...», se non addirittura con chi ha tirato fuori «quel marchigegno diabolico». Riferimento ai tre genialoidi ex studenti di Harvard, Mark Zuckerberg, Sean Parker, Eduardo Saverino, co-inventori di fb, saranno fischiate le orecchie.
Per i genitori la cosa più difficile è stato ammettere i propri errori, l’incapacità di gestire i silenzi del figlio, i vuoti di comunicazione. Solo quando si sono accorti che Enrico aveva sviluppato un rapporto di assoluta dipendenza, restava connesso tutta la notte a «quel gioco che fa su fb» è diventato un problema, anzi il Problema, un caso familiare conclamato.
E’ un ragazzo ben educato, Enrico. Curato nell’aspetto, sempre ben vestito, ordinato. Ma è fragile. Il suo umore dipende dal giudizio dei coetanei e dal mondo esterno in generale.
La famiglia ora è abbastanza presente nella sua vita. E’ la mamma a seguirlo di più. E’ lei che si preoccupa, lei che si è resa conto del problema del figlio. Lei che si lamenta perché lui studia poco. Lei che ha notato la tristezza di Enrico, «alle medie era diverso».
Lontano da Internet, Enrico precipita in uno stato depressivo. Non ha nessun altro tipo di dipendenza, non beve, non fuma. Ha sostituito ogni contatto sociale con amici virtuali. Sono “intimi” ma estranei. Non li ha mai visti, non li conosce.
Enrico scappa a se stesso. Vaga in territorio sconosciuto. I primi tempi, quando prova a passare meno tempo davanti al pc, sente bisogno di essere collegato, quando non è online sta male.
Elisa Caponetti, psicoterapeuta, ha già seguito casi del genere. «Queste tipo di dipendenze - spiega - non vanno sottovalutate, invece spesso si tende invece a sminuire. Possono portare conseguenze anche serie, sia nella sfera intima e personale, che nel processo di crescita. Ma non per questo bisogna demonizzare fb o i social network, utilizzati con equilibrio rappresentano un nuovo strumento di comunicazione».
Se qualcuno pensa che il fenomeno sia circoscritto, riguardi un numero limitato di utenti, si sbaglia. Il Policlinico Agostino Gemelli è stato il primo a creare un centro per assistere chi è affetto da queste psicopatologie da web. In alcuni casi per i pazienti si tratta di ricominciare da zero, una nuova alfabetizzazione emotiva. Il centro cura le dipendenze legate in qualche modo ai social network (tel. 06 30154122/4332, ore 9-13). E’ stato aperto un anno fa e ha già seguito quasi 150 casi. Lo dirige il dottor Federico Tonioni. Spiega: «Sono i genitori a venire da noi quando si rendono conto che i figli esprimono un disagio. E’ una generazione che non ha conosciuto un “prima” del computer. Il ruolo degli adulti è molto importante, una nostra sezione è dedicata a loro». L’astinenza dal pc per chi ne fa un uso compulsivo può innescare una sindrome depressiva. E’ necessario allora un intervento farmacologico.
I social network tipo fb vissuti nel modo sbagliato posso causare effetti collaterali. «Vedere l’altro su fb è come spiarlo dal buco della serratura, entrare nella sua mente - riprende Tonioni -; c’è chi per controllare il partner si costruisce una falsa identità, lo corteggia, lo circonda e ne studia le reazioni. C’è anche chi è arrivato a installare un software. Molte cause di divorzio per tradimento sono dipese proprio dai social network».
Il dramma del maresciallo di Subiaco che ha ucciso una figlia, ne ha ferito un’altra e poi si è tolto la vita è un caso limite. La pressione maniacale di una padre che riusciva a esercitare il suo controllo fisico sulle figlie ma al quale «sfuggiva quello virtuale».