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 2010  novembre 12 Venerdì calendario

I mercati scommettono contro l’Irlanda - Dopo la Grecia, l’Irlanda? Ieri un nuovo record dei tassi sul debito pubblico irlandese ha spinto a pesanti ribassi tutte le Borse europee, ha mosso l’euro al minimo da un mese verso il dollaro

I mercati scommettono contro l’Irlanda - Dopo la Grecia, l’Irlanda? Ieri un nuovo record dei tassi sul debito pubblico irlandese ha spinto a pesanti ribassi tutte le Borse europee, ha mosso l’euro al minimo da un mese verso il dollaro. «L’Unione europea è pronta a intervenire se necessario» dichiara il presidente della Commissione Josè Barroso, da Seoul dov’è per il G-20. Può essere un invito a Dublino perché chieda aiuto prima che il contagio si estenda agli altri paesi deboli. Anche i titoli di Stato italiani soffrono del nuovo attacco speculativo: il premio di rischio rispetto alla Germania ha raggiunto ieri sera i 182 punti base (1,82 punti percentuali) un nuovo record, superiore a quello di giugno. «Se la Grecia era come Bear Stearns, l’Irlanda è come Lehman Brothers» tornano a dire i traders più esagitati, puntando su una catastrofe. Tuttavia, Dublino fino a sera ha continuato a ripetere che non intende chiedere soccorso all’Europa e al Fondo monetario. Dal punto di vista irlandese, una decisione non è urgente dato che nelle casse dello Stato ci sono soldi sufficienti per resistere fino a metà 2011. Una nuova stretta fiscale, già decisa nelle cifre, sarà annunciata il 7 dicembre, forse con tasse sulla casa e sull’acqua; si parla però anche di elezioni anticipate prima di Natale, dato che il partito di governo, il Fianna Fàil, è a un minimo nei sondaggi. Venti su 30 esperti interpellati dalla Reuters pensano che la richiesta di aiuto arriverà entro il 2011. Dal punto di vista europeo, invece, il contagio va fermato. E’ in difficoltà il Portogallo, benché un accordo tra governo (di minoranza) e opposizione faccia sperare in un sì del Parlamento a nuove misure di austerità il 26. Lisbona deve pagare sul mercato tassi ben superiori (7,33% sui 10 anni) al 5,5% circa del possibile soccorso europeo. Anche la Spagna viene investita (il suo spread con la Germania è a 217). Gli investitori sono stati impauriti, come la Bce aveva previsto, dall’insistenza della Germania (confermata ieri da Angela Merkel) su futuri meccanismi di ristrutturazione del debito. Da parte sua la Grecia, già sotto l’ombrello del fondo di soccorso, ha annunciato che il deficit 2010 sarà più alto, al 9,3-9,5%, rispetto all’obiettivo dell’8,1% concordato con Ue e Fmi. Secondo il primo ministro Giorgios Papandreu, si tratta della conseguenza meccanica della nuova revisione Eurostat del deficit 2009 (responsabilità del precedente governo) al 15%; dunque non servirebbero misure aggiuntive. Atene ha avuto bisogno di 110 miliardi di euro; per l’Irlanda ne basterebbero 45, su un totale di 750 messi a disposizione da Ue e Fmi. Una delle condizioni europee sarebbe elevare la troppo bassa aliquota di imposta sulle società, 12,5%. Il ministro delle Finanze irlandese Brian Lenihan comprende che l’Europa sia in ansia, perché la continua ascesa dei tassi sul debito (ieri sera 8,76% sui 10 anni) è «molto seria»; eppure insiste che il suo paese ce la farà da solo. L’incognita è se dilagherà nell’Eire una insolvenza di massa sui mutui. Se così fosse salirebbe ancora l’onere per salvare le banche: già arrivato a 50 miliardi di euro, oltre 11.000 euro a testa per ogni cittadino, potrebbe toccare i 70 (il governatore della Banca d’Irlanda, Patrick Honohan, smentisce). A differenza della Grecia, caso tipico di malgoverno, in Irlanda i guai nascono da eccessi del settore privato che hanno contagiato una parte della popolazione. Si creano problemi nuovi di ripartizione dei sacrifici: è giusto tassare tutti per aiutare le famiglie che non ce la fanno a pagare un mutuo?