FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 29/10/2010, 29 ottobre 2010
IL BUNGA BUNGA SULLE MACERIE - E
allora: bunga bunga a tutta l´Italia! L´osceno augurio, e dovutamente allucinato, aleggia sulle macerie della politica e i relitti del buonsenso. Bunga bunga, senza trattino, rimbomba nelle chiacchiere e negli sms, intasa la rete, sovverte il quadro politico, sprofonda il potere nell´abisso dei propri arcaismi rivestendoli di una risata carnevalesca che oltraggia la razionalità e rivendica il monopolio della trasgressione.
Non la si farà troppo lunga, né troppo complicata. L´altra settimana ha raccontato l´Espresso che nella reggia di Arcore, con gli opportuni consigli di Lele Mora, sono stati montati pali da lap-dance e un trono dorato. Chi abbia speso qualche tempo a studiare le seratine berluscononiane si accorge presto che lì va in scena un´autentica liturgia: invocazione del nome («Papi»), paramenti (tubino nero), accorgimenti di purificazione (trucco leggero, no calze, no smalto); e poi visioni dei successi politici e delle ricchezze divine, quindi «spettacolini» a base di canti, danze, le donne che fanno la «ola» al ritmo di «Meno male che Silvio c´è» in un esorbitante sfolgorio di farfalline, pure donate dal padrone di casa come segno di possesso e riconoscimento, crisma dell´avvenuta iniziazione.
Ecco: da adesso si sa pure che, varcata una certa soglia, al rituale del dopocena era assegnata la denominazione invero esotica di bunga bunga. Assimilabile, quanto a strizzatine d´occhio, ma più potente, a consimili espressioni quali gnacca gnacca, tuca tuca e bingo bongo, quest´ultima nell´accezione non necessariamente leghista, ma sadico-anale chissà se ancora in voga nella scuola dell´obbligo.
Cosa accadesse di preciso in tali sessioni post-prandiali non è dato sapere - né sono pratiche che si certificano dal notaio. Ma non di rado le fantasie e gli scherzi che bollono nel calderone dell´immaginario insieme a simboli sacri e a impulsi animaleschi, anticipano la realtà o per lo meno si sforzano si adattarla all´ormai patologica fuoriuscita di storie intime e narrazioni orgiastiche di cui si alimenta il potere nell´Italia del 2010.
Quasi superfluo è segnalare a questo punto che da remote vestigie colonialiste il bunga bunga nasce quale scherzo da caserma britannica; e che nel corso del tempo l´espressione ha imbarcato una certa dose di cruda violenza sessuale - come tale si rinviene in vignette, canzoni e film - fino ad approdare nel novero basso materiale delle barzellette. Ed è da tale magmatico stagno che l´ha certamente ripescata il Cavaliere rilanciandola negli incontri politici per rianimarli dalla loro noia mortale - «Sapete, un giorno Bondi e Cicchitto... » - e poi anche nelle sue festicciole come invito ammiccante e burlesco rivolto alle femmine, per quanto inconfessabilmente collegato con la brutalità più profonda e selvaggia che risiede nell´inconscio collettivo.
Che c´entri Gheddafi o qualche altro dittatore pare abbastanza secondario. Già ieri un navigatore bolognese aveva registrato il dominio: www.bungabunga.it. In qualche modo è la prova che Berlusconi riesce a entrare in sintonia con i meandri più oscuri del pubblico, «la parte maledetta» della società; e che con la leva del buffonesco, del comico, del grottesco, dell´osceno, addirittura del sadico per certi versi, stabilisce inedite connessioni e identificazioni con quel «popolo» che gli sta tanto a cuore, con le sue libertà.
Ehi, dice, quante storie per una storiella! Ma la storiella cui fa riferimento lo statista con i suoi subordinati e poi adesso anche con le sue amiche tra una sessione di lap-dance ed un eventuale soggiorno sull´affollato lettone post-sovietico, verte pur sempre su di un rito di punizione e di dolore, anzi per l´esattezza su uno stupro eseguito da un´intera tribù ai danni di qualche malcapitato/a che pur di scampare al supplizio del bunga bunga preferisce la morte.
Senza addentrarsi in quest´ultima direzione, vale forse notare l´aspetto tribale che certo scopre e rispecchia alcuni altarini dell´odierno sistema di potere; così come, fra intercettazioni, veline, minorenni, escort, farfalline, cerbiatte, igieniste orali e altre rispettabili disponibilità professionali, a parte il lenocinio e lo spaccio di droga, ecco, magari si può verificare sul campo come nel berlusconismo ormai allo stremo l´ordinario richiamo alla Cultura del Fare, ai Sani Valori e ai programmi rose & fiori dell´Amore, del Sogno e della Felicità ceda al mercato dei corpi nel quadro di una diffusa Pornocultura ammantata di euforia e incantesimi pubblicitari.
Di tutto questo permanente carnevale, trasmesso e percepito in mostruose sembianze, è testimone il bunga bunga. C´è un libro appena uscito, difficile ma molto molto bello, che spiega prima ancora che venisse fuori l´ultima storiaccia come questo rito faccia paura e al tempo stesso faccia ridere. S´intitola Gioia tragica (Lupetti), l´ha scritto un giovane sociologo che ovviamente lavora in Francia, Vincenzo Susca, e che letto in filigrana, con uno sgomento rischiarato dal nitore delle prospettive evocate, dimostra e descrive la metamorfosi di un potere che inesorabilmente si va trasformando in un orrendo, crudele e doloroso cinepanettone. Bunga bunga è il nome che si merita, e buonanotte a tutti.