Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 30 Sabato calendario

«IL CONCORSO È TRUCCATO». SALTA L’ESAME PER NOTAI

di Raphael Zanotti [SOTTO IL PEZZO DI AINIS] -

Il concorso per diventare notai, 3300 candidati per 200 posti, è stato sospeso ieri pomeriggio per questioni di ordine pubblico. Una cosa mai successa nella storia del Notariato che fino a ieri vantava una delle selezioni ritenute più oggettive, severe e serie d’Italia.
Gli agenti della polizia penitenziaria si sono trovati a dover fronteggiare una vera e propria rivolta. Centinaia di candidati inferociti hanno impedito la lettura della terza e ultima prova scritta a suon di slogan, fischi e boati all’indirizzo della commissione. Scene da corteo in piazza, più che da concorso pubblico.
Una rivolta che ha covato una notte intera. Colpa della seconda prova di giovedì, quella sulla traccia «mortis causa». Dopo la lettura, alcuni candidati erano partiti a spron battuto consegnando il compito nel giro di poche ore. Un’anomalia presto spiegata: la traccia era pressoché identica (persino i nomi sono gli stessi) a un’esercitazione fatta eseguire ai suoi allievi da una scuola notarile di Roma, la Anselmo Anselmi. Una coincidenza fatale. Già prima dell’inizio del concorso c’erano state polemiche sulla composizione della commissione: sei magistrati romani, tre docenti romani (di cui uno sostituito all’ultimo) e sei notai, tutti del Sud. Poche ore dopo la seconda prova, sui forum dei praticanti notai si è scatenato il finimondo. Commenti durissimi all’indirizzo dei commissari, rabbia, rassegnazione, richieste di annullamento del concorso: tutto il campionario di emozioni di chi, per anni, ha studiato in vista del concorso e si sente derubato del suo futuro. Ma anche aspre critiche e indignazione da parte di notai già affermati.
Il giorno dopo la protesta si è trasferita dalla rete alla vita reale. Massima ironia della sorte: il concorso per chi dovrebbe certificare la validità degli atti sospettato di irregolarità. Ma i candidati, ieri, erano tutto fuorché ironici.
«La commissione è scesa alle 13 per dettare le tracce dell’ultima prova - racconta Denis Martucci, uno dei candidati -. Io ero nell’altro padiglione, ma i fischi si sentivano fin da noi. I commissari non riuscivano a parlare. Si sapeva che ci sarebbe stata tensione: ciò che è successo giovedì è gravissimo, alcuni candidati erano chiaramente avvantaggiati».
Racconti più crudi da chi si trovava nel padiglione della protesta. «Quando è arrivata la commissione duecento persone si sono piazzate davanti al bancone chiedendo spiegazioni per quel che era successo il giorno prima - racconta un altro candidato - Questa situazione è andata avanti per due ore. Poi il presidente ha chiesto l’intervento della forza pubblica. Gli agenti hanno circondato il gruppone davanti al banco e hanno cominciato a spingerlo per disperderlo. Non avevo mai visto una cosa del genere».
C’è il caos. Gli agenti chiedono rinforzi, i candidati vengono fatti sedere a forza o espulsi, ci sono banchi rovesciati e persone che cadono e vengono calpestate. Quando l’ordine sembra ripristinato, i commissari tentano di nuovo di leggere la terza traccia. Ma da seduti, i candidati, replicano con fischi, applausi, slogan. La situazione diventa irreversibile quando la commissione dichiara la traccia letta e la prova buona: nessuno è riuscito a sentirla, ma non si può procedere oltre perché la prova dev’essere sostenuta in otto ore. Avendo ormai sforato le 16 si finirebbe oltre la mezzanotte e la prova non sarebbe valida. Si scatena di nuovo il putiferio e la commissione dichiara sospesa la prova e fa allontanare i candidati.
Una bufera: il Notariato dichiara nulle le prove, il ministero attende il verbale dei commissari. A complicare le cose la presenza di candidati parenti di personaggi noti come il figlio del ministro Ignazio La Russa e di Bruno Vespa. Senza contare il caso di omonimia di una candidata che porta lo stesso nome della moglie del ministro Angelino Alfano. Il suo dicastero è quello che organizza il concorso e nomina la commissione. Ieri in serata, Alfano ha dichiarato: ««Sarà mia cura accertare con puntualità i fatti, al fine di prendere la decisione che mi compete». La moglie? «È con lui negli Stati Uniti - dicono dal ministero - Almeno questo...».

LA SELEZIONE DEI PEGGIORI - di Michele Ainis -
I concorsi pubblici servono a garantire la scelta dei migliori, diceva Jeremy Bentham. Ma in Italia si sono trasformati in raffinato strumento di selezione dei peggiori. Merito di procedure scritte con la penna d’oca del burocrate, che si curano poco della qualità dei candidati.
Un eccesso di legalità formale che maschera l’ingiustizia sostanziale, e alla prova dei fatti incoraggia ogni sorta di combine. Sicché la farsa che si è consumata ieri alla Fiera di Roma non è affatto una notizia: di concorsi truccati ne abbiamo visti tanti. Semmai la notizia è che ormai anche i bari sono diventati un po’ maldestri, approssimativi come il resto del Paese.
Eppure i 3.300 candidati al concorso da notaio si erano sottoposti a una prova di sadismo. Quintali di libri da studiare, corsi di formazione, praticantato. Un concorso che s’affaccia come una meteora sul cielo delle Gazzette ufficiali, una volta ogni due anni se va bene. La tagliola della terza chance, se non la superi sei fuori per sempre. Infine il tarlo che ti rode dentro se non sei figlio di qualcuno, meglio un ministro, ma va bene anche un notaio, tanto il 17,5% dei notai italiani è figlio di notai. Ciò nonostante quei 3.300 candidati alla legalità ci avevano creduto, altrimenti non avrebbero sgobbato molti anni per affrontare le prove concorsuali.
C’è allora una scelta che possiamo fare per restituire a questi ragazzi qualche grammo di fiducia, per restituire a noi tutti il comune sentimento del pudore. Via il concorso, e soprattutto via l’ordine del notariato, il suo Consiglio nazionale, il presidente, giù giù fino agli uscieri. S’apriranno a quel punto troppi studi notarili? Vorrà dire che il mercato funzionerà da ghigliottina, come succede negli Stati uniti. Gli ordini professionali sono un’eredità sempreverde del fascismo, dopo settant’anni potremmo pure darci un taglio. Invece l’anno scorso ci siamo inventati perfino l’albo dei buttafuori, col risultato che abbiamo sotto gli occhi: l’Italia è un Paese senza ordine, ma con troppi ordini.