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 2010  ottobre 23 Sabato calendario

PRIORITÀ TEDESCA LA GRANDE CORSA AI MATERIALI HI TECH

Venti anni fa la Mongolia esportava verso la Germania lana e intestini di animali, poi utilizzati per produrre l’80% dei Wurst bavaresi. Oggi il paese è «un fornitore strategico di materie prime», spiegava qualche giorno fa il ministro dei Trasporti, Peter Ramsauer, in visita a Ulan Bator per discutere di un ammodernamento delle vie di comunicazione per trasportare verso i porti russi e poi nel mondo rame oro, carbone, uranio o zinco. «Dobbiamo assolutamente mettere radici in questo paese».

La missione di Ramsauer in Mongolia fa parte di una strategia di lunga lena del governo federale per assicurarsi "un posto al sole" nella corsa alle commodity. Come molti paesi europei, la Germania manca di molte materie prime e spesso deve approvvigionarsi all’estero. L’establishment politico ed economico è preoccupato dalla dipendenza del paese. In questi giorni sta tenendo banco una diatriba con la Cina, accusata di limitare l’export di metalli rari, ma in realtà la questione è più ampia.

In un recente rapporto l’associazione imprenditoriale Bdi ricorda che l’approvvigionamento in materie prime ha «un significato esistenziale» per l’industria tedesca. La Bdi non si riferisce solo al petrolio o al gas, ma al cobalto, al rame o al litio, risorse indispensabili per le tecnologie del futuro, il fotovoltaico, la tecnica laser o anche l’industria elettrotecnica. Secondo l’organismo imprenditoriale le imprese tedesche sono minacciate da «un buco di materie prime».

Nel 2009, la Germania ha importato commodity per 86 miliardi di euro, tra cui 16 miliardi di euro di metalli. Con la rapida industrializzazione di molti paesi emergenti è ormai in atto una corsa all’approvvigionamento di risorse rare o comunque limitate. «Il settore dell’informatica è quello più a rischio, ma anche l’industria elettronica è preoccupata», spiega Alexander Mihm, portavoce della Bdi a Berlino. Interpellate direttamente, le imprese restano vaghe, per paura di dare informazioni delicate alla concorrenza.

Nelle ultime due settimane, il governo tedesco ha preso tre iniziative concrete. Prima di tutto ha creato un’agenzia federale che avrà il compito di offrire analisi e rapporti alle piccole e medie imprese sul grande mercato delle risorse naturali (si veda Il Sole24Ore del 9 ottobre). In secondo luogo, sta facendo pressione a livello europeo e di G-20 perché la questione sia affrontata sul piano internazionale. Infine questa settimana, il ministero dell’Economia ha presentato nuove linee-guida.

Il governo è pronto a sostenere la ricerca, controllare eventuali disfunzioni dei mercati e offrire garanzie finanziarie alle imprese che hanno progetti in questo campo. La Germania vuole anche firmare accordi bilaterali con i paesi produttori «tenendo conto degli obiettivi economici, di politica estera e di sviluppo». Nel suo rapporto, la Bdi fa notare da un lato come in molti paesi la protezione dell’ambiente blocchi la ricerca di risorse naturali in Europa e dall’altro che il settore delle commodities è in mano a oligopoli.

In un articolo mercoledì sulla Frankfurter Allgemeine, Katherina Reiche, segretario di stato all’Ambiente, e Volker Perthes, ricercatore del centro-studi Swp a Berlino, hanno sostenuto la necessità di una strategia nazionale su questo fronte, spiegando che in media nell’industria i materiali rappresentano il 43% dei costi totali. Nel contempo, hanno sottolineato che l’estrazione di materie prime nel mondo è aumentata tra il 1980 e il 2005 da 40 a 58 miliardi di tonnellate, e che nel 2020 dovrebbe raddoppiare a 80 miliardi di tonnellate.