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 2010  ottobre 04 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentoquarantaduesima settimana Dal 27 settembre al 4 ottobre 2010Berlusconi 1 Berlusconi s’è presentato alla Camera alle 11 del mattino di mercoledì 29 settembre, giorno in cui compiva anche 74 anni

Anno VII – Trecentoquarantaduesima settimana Dal 27 settembre al 4 ottobre 2010

Berlusconi 1 Berlusconi s’è presentato alla Camera alle 11 del mattino di mercoledì 29 settembre, giorno in cui compiva anche 74 anni. Ha pronunciato un discorso assai prudente: niente processo breve, nessuna richiesta di dimissioni per Fini, che dall’alto del suo scranno di presidente lo sovrastava. Il premier ha svolto diligentemente il compitino sui cinque punti (federalismo, fisco, giustizia, Sud e sicurezza), sterilizzato fino all’ultimo di ogni sottinteso polemico da Gianni Letta. Operazione inutile, come si è visto poi al momento del voto di fiducia: il governo ha ottenuto un sostegno ampio – 342 sì e 275 no -, ma andando a fare i conti per bene s’è visto che, togliendo i finiani e i siciliani di Lombardo (Mpa), Pdl e Lega raccoglono 304 voti, cioè sono molto lontani da quota 316, quella che garantisce la maggioranza assoluta. Questo significa che, su qualunque provvedimento, Berlusconi e Bossi dovranno trattare con Fini e concedergli, se non vogliono andar sotto, tutto quello che vuole. Il giorno dopo, il Senato, dove i finiani sono invece troppo deboli per impensierire chicchessia, ha naturalmente confermato la fiducia. Discorsi da ricordare per la loro violenza: quello di Di Pietro alla Camera, che ha indotto il premier ad alzarsi e chiedere a Fini di far qualcosa («piduista», «ricattatore», «pregiudicato illusionista», «stupratore della democrazia», «serpente a sonagli», «imputato Berlusconi, hai 64 società off shore», ecc.) e quello di Ciarrapico al Senato che ha dato del giuda a Fini e ai suoi con la metafora: «si saranno già riforniti delle kippah», cioè dei copricapo che gli ebrei adoperano durante le cerimonie religiose. L’espressione ha suscitato una quantità di proteste, specialmente dalla comunità ebraica.

Berlusconi 2 Chiuso il capitolo fiducia, il premier è subito tornato alla carica, ma con ben altri toni. Domenica, chiudendo la festa del Pdl al Castello sforzesco di Milano, ha lungamente attaccato i giudici con espressioni come questa: «In Italia la sovranità è stata trasferita dal popolo ai pubblici ministeri. Infatti, se una legge non piace a certi pm, la impugnano e la portano alla Corte costituzionale, che ha undici componenti di una parte politica, e su pressione dei pm di sinistra la abroga». Oppure: «È nostro dovere e nostro diritto chiedere una commissione parlamentare d’inchiesta su certi magistrati». L’ipotesi dei commentatori è questa: Bossi vuole comunque andare alle elezioni il più presto possibile (adesso si parla di fine-gennaio, primi di febbraio), lascerà dunque che Berlusconi confermi la legge sul disegno breve così com’è passata al Senato, cioè con la norma retroattiva che farebbe saltare i processi al premier, e provochi il no di Fini e la caduta del governo. I due leader del centro-destra, forti del controllo - ancora nelle loro mani - del Senato, sono certi che Napolitano non riuscirà a formare un governo tecnico e che il Paese sarà dunque chiamato alle urne subito.

Fini Adesso i finiani si dicono decisi a non far passare la norma retroattiva sul processo breve. Bisognerà poi vedere che cosa accadrà al momento decisivo, perché Futuro e libertà, che si appresta a diventare partito, ha bisogno di tempo per strutturarsi sul territorio e rendersi visibile all’elettorato, e non vuole dunque elezioni troppo presto. Si sa già che condurrà la sua battaglia soprattutto al Sud, giocando sulla paura del federalismo di certi ambienti meridionali. La faccenda della casa di Montecarlo continua intanto a tenere impegnati soprattutto Il Giornale, Libero e l’Avanti!, autore del seguente scoop: in una conversazione via posta elettronica fra coloro che controllano le società padrone dell’appartamento di Montecarlo si legge a un certo punto la frase: «La sorella del cliente sembra avere forti legami con uno dei politici coinvolti». Il “cliente” in questione è Giancarlo Tulliani, cioè il fratello della compagna di Fini. L’espressione proverebbe che dietro le società di Montecarlo c’è effettivamente il giovane cognato di Fini.

Belpietro Il direttore del quotidiano “Libero”, Maurizio Belpietro (bresciano, 52 anni, sposato e con due figlie), gira da otto anni con una scorta di due uomini. Una di queste due guardie, giovedì sera, lo ha accompagnato fino alla porta del suo appartamento, al quinto piano di un condominio in via Monti della Pietà (Milano centro). Poi, mentre scendeva le scale, ha notato pochi gradini sotto il pianerottolo di Belpietro un tizio in camicia da finanziere, che stava fermo ad aspettare. Costui ha estratto una pistola, ha abbassato il cane e tentato di sparare, ma l’arma gli si è inceppata. La scorta allora ha esploso tre colpi in aria, mentre lo sconosciuto si dileguava. Televisioni e giornali hanno lungamente dibattuto sull’episodio, segno dei tempi carichi di tensione in cui vive un paese tuttavia ancora immerso nel benessere: c’è stata poco meno di un anno fa la stuatuetta tirata in faccia a Berlusconi e, pochi giorni addietro a Torino, il fumogeno con cui una ragazza di 24 anni ha colpito il capo della Cisl Raffaele Bonanni. Però, l’unico testimone dell’agguato a Di Pietro è l’uomo della scorta, il quale una quindicina d’anni fa denunciò un episodio pressoché identico nella dinamica verificatosi ai danni del giudice D’Ambrosio, che proteggeva in quel momento. “La Repubblica” e “Il Fatto”, senza dirlo, hanno insinuato qualche dubbio.

Bossi Altre turbative alla politica sono state provocate da Bossi: domenica 26 settembre, parlando a Luzzate (Monza) in occasione di una selezione per Miss Padania, ha attaccato l’idea che Roma scippi a Monza il Gran Premio di Formula 1, sostenendo che, per lui, SPQR significa «Sono Porci Questi Romani». È seguito il solito profluvio di indignazioni, tra cui quella, delicata per il capo leghista, del sindaco di Roma Alemanno. Arrivati a giovedì, il Senatùr s’è deciso a chiedere scusa e il figlio ha rivelato che a indurlo a più miti consigli sono state non sono la ragione politica (la Lega, che punta a raccogliere consensi anche al Centro, ha votato senza fiatare il provvedimento per Roma Capitale) ma anche l’arrabbiatura della moglie siciliana, fan del romanissimo Renato Zero.

Pakistana A Novi Modena un padre pakistano ha massacrato a mattonate la moglie, che s’era intromessa in difesa della figlia contraria al matrimonio con un uomo scelto dallo stesso padre. Intanto un figlio dell’uomo pestava con un pezzo di ferro la ragazza. La madre – Begm Shnez - arrivava morta all’ospedale di Baggiovara e la figlia in condizioni gravi. Butt Hamad Kahn, il padre assassino (un operaio saldatore di 53 anni con regolare permesso di soggiorno), e suo figlio, Butt Ahmad Umair, sono stati arrestati. A quanto pare non è tanto, o non è solo, questione di Islam: le famiglie pakistane incrociano i matrimoni dei figli (fratello con sorella e sorella con fratello) in modo che ne vengano soluzioni politiche forti all’interno della comunità. Maschi che non si fanno obbedire in circostanze come questa perdono la faccia anche nei confronti di coloro che sono rimasti in patria.

Addio Tony Tony Curtis, star dei tempi d’oro di Hollywood, è morto lo scorso 30 settembre di una malattia polmonare. Aveva 85 anni. Ebreo, cresciuto nel Bronx, passato per l’orfanatrofio, aveva sposato, tra le altre, Janet Leigh, che gli aveva dato Jamie Lee, la bella e atletica protagonista di Un pesce di nome Wanda. Un anno fa, nella sua autobiografia, aveva raccontato l’amore con Marilyn Monroe, nato sul set di A qualcuno piace caldo. Marilyn, sposata in quel momento con Arthur Miller, aveva a un certo punto aspettato un bambino da lui che poi aveva perso.