Corvi Luigi, Corriere della Sera, 25 settembre 2005, 25 settembre 2005
«LUIGI ERA SOLO NELLA STANZA
legato a un letto, con addosso i vestiti del giorno prima. Quando mi ha visto ha fatto per tirarsi su, sembrava che volesse dirmi qualcosa. Ma dalla sua bocca uscivano soltanto rantoli». Reparto psichiatrico degli Ospedali Riuniti di Bergamo, giovedì scorso, ore 18. E’ l’ ultima volta che Giancarla Salvi vede vivo suo marito, un uomo di 66 anni senza problemi di salute, che morirà all’ improvviso quella sera stessa, 24 ore dopo un ricovero in «trattamento sanitario obbligatorio» (cioè contro la sua volontà). Sulle cause del decesso farà luce l’ autopsia disposta dal pm Silvia Russo, ma intanto la vicenda si delinea con contorni inquietanti. Chi conosceva Luigi Salvi lo descrive come un uomo combattivo, polemico, sempre agitato, pronto a intraprendere battaglie contro enti e istituzioni per avere giustizia, per svelare scandali, per tutelare diritti. Non un malato, comunque. E in un ospedale psichiatrico non aveva mai messo piede. Succede però che mercoledì sera va in piazza Matteotti poco prima dell’ inizio del comizio di Prodi e lui, berlusconiano, si mette a inveire contro la gente. I carabinieri lo fermano e lo portano nella caserma di Bergamo Bassa. Un parente vede la scena e avverte il fratello di Luigi, Francesco, che è pure avvocato, e che corre a vedere cosa è successo. «Quell’ uomo era agitato - dice il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Benedetto Lauretti - ma non ha opposto resistenza. Sembrava però che avesse bisogno di cure, e così è stata chiamata un’ ambulanza che lo ha portato in ospedale. Il fratello non si è opposto». Secondo il responsabile del Dipartimento salute mentale dei Riuniti, Massimo Biza, in caserma è stata invece chiamata la guardia medica che ha disposto l’ accertamento sanitario obbligatorio. Fatto sta che, alle dieci di sera Salvi, portato in psichiatria, viene visitato dal dottor Pagliara che ne dispone il ricovero forzato per sette giorni. La diagnosi: eccitamento maniacale grave. A mezzanotte l’ ospedale informa la moglie che, allarmata, chiama a casa Giovanni Agudio, un cugino medico responsabile proprio di quel reparto e si affida a lui. La mattina dopo Luigi alle 8.30 telefona alla moglie. «Era tranquillo. Mi ha detto che non voleva stare lì, di chiamare Giovanni. Più tardi ha richiamato: "Guarda che le cose si mettono male, devi fare qualcosa. E’ pericoloso se resto qui"». La signora Salvi corre in ospedale dove trova il dottor Agudio. «Mi ha detto che non potevo veder Luigi, che dormiva. Sono tornata verso le 18 con mio figlio. Mi ha spiegato che gli avevano dovuto fare altre punture perché non si calmava, e ci ha detto di andare a casa e stare tranquilli. Ma io ho insistito per vederlo. E’ stata l’ ultima volta». Il decesso, improvviso, è arrivato a mezzanotte. Un collasso. L’ autopsia, prevista per domani, stabilirà che cosa è davvero successo.