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 2010  ottobre 20 Mercoledì calendario

IL CONTO DELLO SPOGLIO BIS SUPERA IL MEZZO MILIONE


E ora la Bresso paghi le spese del riconteggio. A chiederlo sono stati due parlamentari della Lega Nord, Rossana Boldi e Gianluca Buonanno, e il consigliere regionale del Pdl, Gianluca Vignale. C’era da aspettarselo. Per tre mesi, in Piemonte, non si è parlato d’altro: chi deve accollarsi le spese del riconteggio? Chi pagherà? La contorta sentenza del Tar, che da un lato annullava due liste del centrodestra e dall’altro predisponeva la titanica verifica, ha impegnato più di un azzeccagarbugli statale.
Non è la prima volta che un tribunale predispone un riconteggio per delle elezioni contestate. Ma il controllo voluto dal Tar Piemonte non era come i precedenti, dove bastava prendere atto dei verbali, fare due somme e via. I giudici amministrativi hanno chiesto agli otto tribunali piemontesi (che non hanno mai gradito) di riprendere in mano tutte le schede, spulciarle una a una, e scoprire se chi aveva votato per una delle due liste eliminate avesse messo una croce solo sul simbolo (voto perso) o avesse indicato anche il candidato presidente Cota (voti salvi per il governatore).
Quanto costa ricontrollare 1.894.825 schede? Un’enormità. È come se la macchina elettorale, che alle ultime regionali è costata 24 milioni di euro, si dovesse rimettere in moto. Non stupisce dunque se la sentenza, del 16 luglio, ha trovato una prima applicazione solo al tribunale di Asti l’8 settembre. In mezzo, un’estate rovente, con il centrosinistra e il centrodestra che si rimpallavano le spese per la verifica e gli uffici giudiziari che non partivano per mancanza di fondi. Il tribunale di Torino, quello con maggiori difficoltà dovendo controllare la metà degli scatoloni di tutto il Piemonte, ha scritto a tutti: alla giunta, al consiglio regionale, al ministero della Giustizia, a quello dell’Interno.
Una situazione paradossale. Alla fine il Tar ha dovuto convocare un’inusuale udienza con tutti i presidenti dei tribunali, il presidente della Corte d’Appello, i responsabili degli uffici elettorali, i rappresentanti del consiglio regionale, solo per stabilire chi dovesse pagare.
Gli uffici dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Massimo Giordano, hanno calcolato in 450.000 euro i costi dello «spoglio bis». Il grosso delle spese se l’è accollato il ministero della Giustizia, che a settembre ha accordato il pagamento degli straordinari per il personale degli uffici giudiziari e dei giudici. Anche il ministero dell’Interno è stato chiamato in causa: pagherà gli straordinari per le prefetture, la polizia di Stato e la Guardia di Finanza che a Torino ha vigilato sul trasporto e la custodia delle schede.
C’era poi da pagare anche il trasporto delle schede. Gli scatoloni erano tutti conservati in un magazzino a Chieri, città alle porte di Torino. I Comuni con meno voti da ricontrollare (Asti, Biella, Verbania, Vercelli) si sono arrangiati con le auto municipali. Cuneo ha chiesto 3000 euro. Novara, 80.000. Il maggiore peso economico, ovviamente, l’ha dovuto affrontare Torino. Il Comune del sindaco Sergio Chiamparino (Pd) si è rifiutato di anticipare le spese prima di avere garanzie sul rimborso. La stima era di 180.000 euro per il trasloco e la sorveglianza.
Infine ci sono i costi del consiglio regionale, custode del magazzino di Chieri. Secondo i funzionari, l’ente ha dovuto anticipare 5000 euro di spese fisse e 1300 euro giornaliere per affitto di un muletto, stipendio del suo conducente, addetti alla movimentazione dei plichi, pulizia e sorveglianza.
Chi paga? Bresso, sostiene il centrodestra. Ma lei ha sempre replicato: mai chiesto il riconteggio, l’ha predisposto il Tar.