ROBERTA PAOLINI, Repubblica Affari&Finanza 4/10/2010, 4 ottobre 2010
ORO, VALENZA CERCA I MEZZI PER ARRIVARE FINO IN ASIA
Valenza Po, 21mila abitanti di cui un quinto impiegati nelle aziende di alta gioielleria, è considerata una capitale internazionale del monile italiano. Ci sono 1200 aziende, 6500 addetti, 99 milioni di euro di export nel primo semestre 2010. È il più importante importatore di pietre preziose e oro italiano, con 264 milioni di euro di valore entrati nel 2009 (dati Istat). La specializzazione produttiva e le virtù artigianali che contraddistinguono questo distretto produttivo hanno consentito di reggere di più di altri all’urto della crisi dell’oreficeria italiana. Anche se la dimensione delle imprese rende più complicato l’approdo sulle lontane, ma vitali, piazze asiatiche.
L’andamento del cluster valenzano sono al centro della 33° edizione di Valenza Gioielli (dal 2 al 5 ottobre) la mostra internazionale di gioielleria e oreficeria che si tiene ogni anno in provincia di Alessandria e che analizza la situazione economica attuale del distretto orafo nel contesto mondiale in cui si trova a competere. Secondo Bruno Guarona, presidente di Aov Associazione Orafa Valenzana, il distretto si può rilanciare "non perseguendo politiche di delocalizzazione bensì sostenendo il "saper fare" e le competenze professionali. Identificazione territoriale del gioiello, innovazione, design, formazione e cultura del gioiello sono gli elementi distintivi di un distretto che reagisce alla competizione internazionale. Nel recente periodo abbiamo ricevuto segnali confortanti e ritorno di interesse da parte del dettaglio italiano".
L’Italia era, prima dell’avanzata di importanti aree produttive mondiali, come la Turchia, l’India, la Thailandia e la Cina uno dei poli di lavorazione principali dell’oro. Valenza Po si è, invece, sempre distinta per un alto contenuto di design, qualità e manifattura spostandosi sull’alto di gamma. Oggi anche un distretto produttivo come quello vicentino, più orientato all’oreficeria, sta tentando il riposizionamento verso la gioielleria, che gode di margini più elevati ed e meno suscettibile alle fluttuazioni (nell’ultimo periodo abbastanza violente) della materia prima.
Che la gioielleria e in generale il lusso (anche accessibile) sia la strada che conduce al rilancio del settore orafo è corroborato dall’ultimo bollettino del World Gold Council. Secondo il quale nel secondo trimestre del 2010 la domanda di oro è aumentata del 36% a 1.050 tonnellate, riflettendo in larga misura una forte domanda di investimenti in oro rispetto al secondo trimestre del 2009. In termini di valore (anche grazie all’incremento delle quotazioni dell’oro) la domanda è cresciuta del 77% a 40,4 miliardi di dollari. L’andamento della domanda di gioielli è stata buona anche a livello mondiale, se l’India principale mercato per la gioielleria è calata di un 2% in termini di tonnellate, la Cina ha visto crescere la richiesta del 5% a 75,5 tonnellate di monili.
Il quadro mondiale è dunque favorevole al comparto, ma il posizionamento italiano è ancora debole. E questo perché le imprese nostrane, escludendo alcuni player di spicco come Damiani, Bulgari o Morellato, non hanno la solidità e la dimensione per poter approdare in maniera decisa su mercati così estesi come quelli asiatici.
Valenza Po, che esporta il 65% della sua produzione, ha una composizione imprenditoriale fortemente orientata alla piccola attività manifatturiera, oltre l’80% del totale delle imprese ha un’estrazione artigianale. Anche se questa è un’area che vanta un indice di specializzazione del 41%, tra i più alti livelli nazionali.
L’Osservatorio del distretto di Valenza afferma che ci sono buoni segnali di attività e ripresa tra imprese attive nella produzione e fornitrici di servizi. Le imprese che realmente si rafforzano sono quelle, anche molto piccole, ma che hanno puntato fortemente sull’innovazione (dalla tecnologia alle reti commerciali).
Lo studio rileva una situazione relativamente buona nella quale la maggior parte delle imprese riesce, se non a crescere in maniera significativa, almeno a contenere le criticità. Il mercato europeo resta la principale area di sbocco per i prodotti valenzani mentre si riduce il mercato italiano. Il dato più interessante riguarda i mercati extra europei nei quali si localizzano i principali clienti di un quarto delle imprese valenzane. Aumentano le relazioni con Medio Oriente, Russia, Europa Orientale, Canada, Giappone, Hong Kong.
"Il prodotto valenzano – spiega Francesco Barberis, presidente di Expo Valenza è costituito soprattutto da gioielleria, cioè da oggetti che con l’oro presentano gemme e pietre preziose. La componente "oro" è pertanto importante ma non essenziale. Dal punto di vista commerciale si rilevano due aspetti contrastanti. Da un lato la forza del prezzo dell’oro evidenzia al pubblico dei consumatori che il gioiello ha valore intrinseco incomparabile con ogni altro bene di consumo durevole. D’altro lato viene ad alzarsi l’"entry level" del prodotto che, in alcune occasioni di regali, può essere sostituito da prodotti alternativi".