Jean-Pierre Langellier, le Monde 4/10/2010; L’Express n. 3091 29/9/2010, 4 ottobre 2010
Dilma Vana Rousseff - Nata nel 1947 a Belo Horinzonte (Minas Gerais). La futura presidente del Brasile è figlia di un’insegnante e di un avvocato comunista di origini bulgare, un intellettuale buontempone che le trasmette la passione per la lettura e le sigarette
Dilma Vana Rousseff - Nata nel 1947 a Belo Horinzonte (Minas Gerais). La futura presidente del Brasile è figlia di un’insegnante e di un avvocato comunista di origini bulgare, un intellettuale buontempone che le trasmette la passione per la lettura e le sigarette. Ha frequentato prima l’Istituto religioso Notre-Dame de sion poi le scuole pubbliche. Il colpo di Stato del 31 marzo 1964 destabilizza Dilma, allora liceale, che diventa militante di un’organizzazione di lotta armata (Colina - Commando di Liberazione Nazionale). Si sposa con un compagno dal quale però divorzia quasi subito, continua gli studi di economia all’università di Belo Horizonte. Nel 1968 quando il regime diventa più duro vive in clandestinità a Rio de Janeiro e diventa uno dei sette leader della Var (Avanguardia armata rivoluzionaria), si appropria di falsi nomi e con Carlos Araujo, allora trentunenne (che sarà poi il suo secondo marito) impara a maneggiare fucili e a fabbricare esplosivi. Ma ha sempre privilegiato la politica all’azione militare: «Non ho mai sparato». Nel gennaio del 1970 viene «Estela» (il nome in codice di Dilma) arrestata a Sao Paulo. Dopo 22 giorni di tortura («venivamo spogliate, ci legavano al soffito e ci massacravano di botte. Il supplizio della scopa era il peggiore: avvolgevano il manico con del filo elettrico, ce lo infilavano nella vagina e poi attaccavano la corrente» ricorda Eleonora Menicucci, una sua compagna di cella ora vicerettore dell’università di Sao Paolo) viene condannata a sei anni di reclusione nel carcere Tridentes (ne farà solo tre). Per ammazzare il tempo leggeva libri di economia e di francese, giocava a scacci e cuciva: «Ho avuto il tempo di imparare punto croce e maglia». Dopo la prigione cambia strada: «Ho imparato l’importanza della democrazia». Ha una figlia, Paula (che ora le ha dato un nipotino) e poi nel 2000 divorzia. A Porto Allegre porta avanti una brillante carriera politico-amministrativa nelle questioni energetiche e si fa notare da Lula che, una volta presidente, le fa avere lo stesso incarico ma a livello federale.Nel 2003 diventa Ministro dell’Energia. Nel 2005 José Dirceu, a capo della Casa Civile (equivalente di Primo Ministro), è costretto a dimettersi per lo scandalo delle tangenti e Dilma Rousseff lo sostituisce. Qualche tempo dopo anche il ministro dell’economia si deve dimettere (a causa di una violazione del segreto bancario) così Dilma resta l’unico braccio destro del Presidente e per tenere il passo si trasforma: perde 10 chili, al posto degli occhiali mette lenti a contatto, perfeziona i suoi discorsi con l’aiuto di un’équipe di comunicazione, corregge il suo accento del Sud per essere più apprezzata al Nord, nel 2009 sconfigge un tumore linfatico. La descrivono come una «donna di ferro», autoritaria e collerica ma lei è solo «ossessionata dell’efficacia». Lula non ha dubbi: «Ha una forte personalità. Governerà meglio di me». Brasile 200 milioni di abitanti, decima economia del pianeta.