Mattia Bernardo Bagnoli, La Stampa 4/10/2010, 4 ottobre 2010
I DRUIDI RICONQUISTANO IL LORO CULTO
Druidi come reverendi, imam o rabbini. Non più ministri di una fede di serie b, dunque, ma riconosciuti a livello ufficiale come i loro colleghi. In Gran Bretagna, infatti, il druidismo, il movimento neo-pagano che ripercorre il culto degli antenati, è stato inquadrato come una religione a tutti gli effetti. Il «certificato di qualità» deriva dalla decisione della Charity Commission, l’organo che gestisce le organizzazioni no-profit, di ammettere fra le sue fila il Druid Network, ovvero una delle associazioni che si occupano di sostenere il movimento druidico. È la prima volta che una fede neopagana viene accettata a sedere al tavolo delle charity britanniche – che tutte insieme movimentano oltre 52 miliardi di sterline all’anno. Chi riteneva i pagani del Regno Unito poco più che fricchettoni eccentrici farebbe meglio a ricredersi.
La commissione ha stabilito che il lavoro svolto da Druid Network nel promuovere il druidismo come una religione è di «pubblico interesse» e che venerare gli spiriti della terra può essere considerata un’attività di culto. Nella pratica significa poter usufruire d’esenzioni fiscali. «Non è il motivo per cui abbiamo chiesto di essere ammessi», ha raccontato alla Bbc il portavoce Phil Ryder. «Ci siamo iscritti perché la legge, superati certi numeri, ci imponeva di farlo», ha raccontato alla BBC il portavoce Phil Ryder. Sul sito dell’organizzazione sembra però dominare l’entusiasmo: «dopo cinque anni di duro lavoro», si legge nella homepage, «i nostri sforzi hanno avuto successo».
Per King Arthur Pendragon, druido anziano del Council of British Druid Orders, il risultato ottenuto da Druid Network è fonte di festeggiamento per tutti i fedeli – e questo nonostante il fatto che Pendragon faccia parte di un’altra organizzazione. «Noi – spiega – guardiamo all’autentica religione di queste isole: non è un culto nuovo ma anzi uno dei più antichi». Perché il neopaganesimo cresce sempre di più? «Le persone - continua - tornano alle loro radici e capiscono che certe cose del modello laico non funzionano».
Secondo Ronald Hutton, professore in Storia presso l’università di Bristol e uno dei massimi esperti del settore, il successo che riscuote il neo-paganesimo è invece dovuto a tre fattori: «la centralità della donna, sia a livello teologico che pratico; l’amore per la natura e il rispetto per l’ambiente; l’assenza di dogmi e la possibilità di realizzarsi pienamente secondo le proprie ispirazioni». Tutte le correnti neopagane, infatti, sono caratterizzate da un’estrema libertà di culto. «Il paganesimo – spiegano alla Pagan Federation (PF), l’organizzazione internazionale che cerca di coordinare i vari filoni – è molto personale. Non abbiamo dogmi, al contrario di molte religioni rivelate. Non abbiamo libri sacri. Abbiamo preti, che si occupano di organizzare le cerimonie, ma anche lì, si varia da tradizione a tradizione».
Nel moderno druidismo i chierici sono mantenuti a un livello «strettamente necessario». Niente casta, dunque. «L’amore per la natura – spiega un druido della PF – è assolutamente centrale nella nostra fede. Poi viene una visione pragmatica della vita, ispirata al nostro senso spirituale». L’annuncio della Charity Commission sembra il naturale compimento di un percorso: i neopagani, infatti, sono da tempo presenti al tavolo dell’Interfaith Network, l’organizzazione che regola i rapporti tra le religioni. E puntano al censimento del 2011 per contarsi. C’è chi crede che possano superare in Inghilterra buddisti ed ebrei.