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 2010  ottobre 04 Lunedì calendario

VENEZIA SOFFOCA NELLA PUBBLICITA’


Dio salvi Venezia. Trasudando disprezzo per quella che ritengono una chiassosa scelta ignorante, il dio dell’architettura high tech Norman Foster, due fondazioni londinesi per la tutela della Serenissima e i direttori di alcuni tra i musei più importante del pianeta - dal British Museum al Museo di Arte Moderna di New York, dall’Hermitage di San Pietroburgo al Museo d’Arte Moderna di Stoccolma - hanno scritto una lettera al governo italiano e al suo ministro della Cultura chiedendo di fermare lo scempio che sta cancellando il senso, la magia e la storia di una città patrimonio mondiale dell’umanità, impedendo che venga grottescamente deturpata dai cartelloni pubblicitari agganciati alle impalcature che circondano buona parte del Canal Grande. «Giganti che ti colpiscono come un pugno in un occhio e rovinano la tua esperienza nella visita a una delle più meravigliose creazioni dell’uomo». Un’offesa al buongusto e al buonsenso, insomma.
Il Fondo per Venezia in Pericolo segnala che il problema va avanti da due anni e che l’invasivo «consiglio per gli acquisti» che oscura la facciata di Palazzo Ducale e mortifica il Ponte dei Sospiri è stato fatto pagare dall’amministrazione appena 40 mila euro al mese, «meno di quello che costano due pagine di pubblicità su un giornale», e non copre l’intero costo di un restauro da 2.8 milioni. «Eppure le alternative esistono. Dieci anni fa il Credito Bergamasco sovvenzionò il restauro accontentandosi di un piccolo logo incastrato nei teloni che ridisegnavano il profilo del palazzo nascosto. E altri sovvenzionatori privati e pubblici si comportano allo stesso modo. Oggi invece non solo ci sono sponsor alti tre metri, ma vengono illuminati anche di notte». Trasformando Venezia, è il corollario, in un luna park di periferia i cui bagliori accecanti inquinano l’orizzonte.
Il presidente dell’associazione gondolieri, Aldo Reato, racconta che quando si avvicina al Ponte dei Sospiri i turisti lo guardano smarriti. «Scusi dov’è Palazzo Ducale? Io rispondo imbarazzato: lì, sotto la pubblicità».
Nel 2009, a Firenze, la sovrintendenza consentì alla catena di supermercati Esselunga - partner nel restauro del corridoio vasariano - di appendere sul Ponte Vecchio una gigantesca pubblicità. Si scatenò l’inferno. La protesta, guidata dal sindaco, ne ottenne la rimozione nel giro di pochi giorni. L’Esselunga si scusò e continuò con eleganza a sovvenzionare il progetto. Quello che vale per Firenze non vale per Venezia? Questione di sensibilità. E di paura.
Il dibattito si scatena nel giorno in cui l’ex sindaco Massimo Cacciari spiega al «Gazzettino di Venezia» che la città è stata lasciata senza risorse. «Avevo ragione io quando dicevo che il Mose avrebbe assorbito ogni finanziamento». Ma vale tutto quando si è sull’orlo del collasso? Secondo i firmatari dell’appello no. «Immaginate il disappunto dei quasi 18 milioni di visitatori che arrivano ogni anno in laguna. Hanno in testa un’idea da sogno e si trovano davanti un quadro deformato. I palazzi veneziani hanno bisogno di restauri continui, se ci si fa imprigionare dalla logica della sponsorizzazione pacchiana si entra in un circolo vizioso senza fine». Mentre il ministero tace, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, non si ferma, come se l’amministrazione avesse dimenticato la missione fondamentale della città: sposare un turismo cieco in arrivo da tutto il mondo per diventarne gli occhi.