Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 03/10/2010, 3 ottobre 2010
ARTE ANTIQUA
Alla sua settima edizione, la Biennale internazionale di antiquariato, inaugurata a Palazzo Venezia dove resterà aperta fino al 10 ottobre, appare in forma smagliante, forte del prestigio ottenuto con l’ alto patronato del presidente della Repubblica. Sono lontani i tempi dell’ esordio (settembre del 1998), quando lo storico dell’ arte Federico Zeri definì addirittura «aberrante» l’ iniziativa dell’ allora soprintendente Claudio Strinati di ospitare «i mercanti» nel tempio di un museo pubblico. La soprintendente di oggi, Rossella Vodret, fa notare che «da allora, l’ iniziativa ha registrato via via una crescita a livello qualitativo delle opere, dovuta alla partecipazione di antiquari italiani sempre più prestigiosi ma anche europei e d’ oltreoceano». Dei settanta espositori presenti quest’ anno, una ventina sono stranieri, soprattutto inglesi e americani. E hanno molto più spazio per mostrare oggetti d’ arredamento ma anche dipinti e sculture. Al tradizionale primo piano si aggiunge infatti l’ ala quattrocentesca del Palazzo al piano terra, recentemente restaurata, dove è stata allestita anche una biblioteca-salotto, per ospitare gli incontri con gli studiosi e le presentazioni di libri. Tra le opere esposte, dipinti che spaziano dai fondi oro del Trecento al Cinquecento di Bernardino Luini, con una tavola inedita che rientra solo ora sul mercato italiano. Il Settecento veneziano è presente con Bellotto e il suo maestro Canaletto, l’ Ottocento con le tele di Girolamo Induno, Giuseppe Palazzi e Ippolito Caffi, il primo Novecento con un Boldini del 1910 e un «Ritratto della Signora Cragnolini Fanna» di Boccioni, una delle ultime opere realizzate dall’ artista, proveniente dalla collezione di Margherita Sarfatti. Per la scultura si va dalle preziose terrecotte cinesi della dinastia Han ai sarcofagi e alla statuaria di epoca romana, da un «Amorino» di Antonio Canova a un «San Francesco d’ Assisi» di Adolfo Willdt. Con le gallerie straniere è arrivata una rara rappresentazione di scimmie del fiammingo Jan Brueghel il Giovane e una personificazione del Filosofo dello spagnolo José de Ribera. E ancora, argenti, cassettoni e trumeaux di fattura veneziana, specchiere della scuola del Bernini, tappeti orientali. Tra le curiosità degli espositori romani, una leggiadra toletta in marmo di Carrara creata probabilmente per la sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte, e presentata dalla Galeria Apolloni; e uno scrigno con collezione di pietre dure di Alessandra e Alberto Di Castro. Cesare Lampronti, presidente dell’ associazione Biennale di antiquariato, commenta che «la mostra ha una importanza strategica per noi antiquari, perché ha permesso di arrivare a una collaborazione tra il nostro mondo e quello delle istituzioni». E per sancire il rinnovato accordo, l’ Associazione ha offerto alla soprintendenza del polo museale il finanziamento (circa quarantamila euro) per il restauro di tre tele di caravaggeschi conservate nella cappella della Passione, nella chiesa di Santa Maria in Aquiro. «Queste opere - sottolinea Vodret - hanno un’ importanza cruciale nella storia dell’ arte. Sono datate 1634 e costituiscono uno degli ultimi nodi attributivi da sciogliere». Le prime due sono attribuite a Trophime Bigot, pittore francese che lavorò a Roma tra il 1620 e il 1634. La terza tela risulta, da un documento dell’ epoca, pagata a una tal maestro Jacomo, di cui non si conosce altro. Vodret ipotizza che ci sia lo zampino di Georges de La Tour, anche se i francesi negano che l’ artista sia stato in Italia.
Lauretta Colonnelli