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 2010  ottobre 03 Domenica calendario

IL SOGNO RUSSO DI STOLYPIN GRANDE OCCASIONE PERDUTA

Si sostiene che se il ministro Stolypin non fosse stato assassinato nel 1911 e avesse avuto il tempo di realizzare le sue riforme nella Russia zarista, la rivoluzione comunista dell’ ottobre 1917 non si sarebbe mai verificata, mutando il corso della storia mondiale. È d’ accordo con questa tesi?
Stefano Vizioli
viziolistefano@libero.it
Caro Vizioli, Pëtr Arkadevic Stolypin fu con Sergej Vitte il maggior riformatore russo del primo Novecento. Mentre Vitte realizzò la grande rivoluzione ferroviaria che accompagnò la fase della industrializzazione, Stolypin si dedicò principalmente alla riforma dell’ agricoltura. Voleva eliminare l’ antica «Obshina» della tradizione rurale slava: una Comune contadina in cui la proprietà era indivisa e l’ assegnazione della terra alle singole famiglie veniva decisa da un consiglio degli anziani sulla base di considerazioni prevalentemente demografiche. La Comune assicurava soltanto una mediocre sopravvivenza ai suoi membri e rendeva impossibile, di fatto, qualsiasi innovazione o miglioria. Alla Obshina, nel grande disegno di Stolypin, occorreva sostituire una fitta rete di proprietà private. La riforma, nelle sue intenzioni, avrebbe reso l’ agricoltura russa più efficiente, incrementato le esportazioni di cereali (una partita importante del bilancio nazionale) e soprattutto creato un nuovo ceto sociale di contadini proprietari interessati alla stabilità politica e sociale della Russia. Questa nuova classe media rurale sarebbe stata la spina dorsale di un enorme Paese in cui la monarchia, sino ad allora, aveva potuto contare soltanto sul sostegno della nobiltà, dell’ establishment militare, della burocrazia imperiale e dei grandi latifondisti. Stolypin divenne primo ministro nel 1905 e promosse la riforma con una legge dell’ anno seguente. Al momento della sua morte nel 1911 (fu vittima di un attentato a Kiev), i risultati erano ancora modesti. Nel suo grande libro sulla Rivoluzione russa, edito in Italia da Mondadori nel 1995, Richard Pipes fornisce cifre da cui risulta che fu relativamente modesta la percentuale dei contadini disposti ad abbandonare la Comune per mettersi in proprio. Una grande parte del mondo rurale, apparentemente, voleva la terra dei ricchi proprietari terrieri, ma avrebbe desiderato continuare ad amministrarla con le regole comunitarie della Obshina. Non è possibile, quindi, sostenere che il successo della riforma di Stolypin avrebbe risparmiato alla Russia la tragedia della rivoluzione bolscevica, una tesi che trascura tra l’ altro gli effetti della Grande guerra. È vero tuttavia che Lenin ne fu molto preoccupato. Nell’ aprile del 1908 disse che la riforma, se realizzata, avrebbe creato un’ agricoltura di tipo prussiano e fatto del mondo rurale un mondo borghese: «I contadini più forti s’ impadronirebbero di quasi tutti i lotti della proprietà comune, diverrebbero capitalisti e nessuna soluzione del problema agricolo (...) sarebbe allora possibile». Sono parole che spiegano la rabbiosa durezza con cui Stalin, alla fine degli anni Venti, agì contro i kulaki, vale a dire contro i contadini proprietari che erano figli della riforma di Stolypin.
Sergio Romano