Mario Gerevini, Corriere della Sera 03/10/2010, 3 ottobre 2010
LA «HOSHI OKARA» E LA RETE DELLO GNOMO WALFENZAO
Attenti a quei due. Lo gnomo e l’ editore-giornalista, ovvero James Walfenzao e Valter Lavitola. Personaggi chiave nella vicenda dell’ appartamento di Montecarlo, il denominatore che li accomuna. Seguire le tracce di James & Valter è un susseguirsi di coincidenze e retroscena. James confeziona nei paradisi fiscali rifugi societari per chi vuol nascondere se stesso e/o i soldi; è una specie di talpa della finanza e tutto avrebbe voluto meno che finire sui giornali. L’ opposto di Valter, 44 anni, «statura 178, occhi marroni» recita il passaporto, sedicente amico di Silvio Berlusconi, titolare del giornale socialista Avanti!: ha tirato fuori 32 mila euro per pagarsi l’ inchiesta caraibica, foraggiare le fonti e ottenere, tra l’ altro, l’ email che incastrerebbe Giancarlo Tulliani, il cognato di Gianfranco Fini. Ti infili tra i clienti di Walfenzao e salta fuori, per esempio, la holding Hoshi Okara di Santa Lucia. E chi è? È anche una nostra cliente, nel senso che controlla un gruppo che fa affari (slot machine, videopoker) con le concessioni dei Monopoli di Stato. Il «Lavitola business & friends» ci porta invece a Lugano, nello studio legale di un vecchio avvocato-notaio, Marco Gambazzi, di cui le cronache si occuparono spesso negli anni ’ 80 e ’ 90: dall’ Ambrosiano di Calvi al tesoro svizzero del giudice Diego Curtò. I due tavoli di mister Walfenzao Nella storia dell’ appartamento di Montecarlo non c’ è un semplice ragioniere che segue le pratiche fiscali. No, c’ è James W. che ha la casa a Montecarlo, ufficio a Miami, domicilio a Curacao ma anche a Santa Lucia, email a volontà, dipende dal «cappello» (alias paradiso fiscale) apparecchiato per il cliente. James è l’ uomo che nel 2008 mette in piedi la struttura societaria (Printemps e Timara con tutta la «famiglia» connessa: Jaman, Jason ecc.) per l’ acquisto a 330.000 euro dei 55 mq in Boulevard Princesse Charlotte 14 dove andrà ad abitare Tulliani. Però James è anche, come noto, il professionista di riferimento di Atlantis World Giocolegale (Awg). Si tratta di un gruppo leader in Italia nelle slot machine e videopoker che farebbe capo a Francesco Corallo. Fino a due anni fa, cioè fino all’ elezione in Parlamento, il responsabile in Italia era l’ ex finiano Amedeo Laboccetta. James Walfenzao è in mezzo: Atlantis World da una parte, appartamento dall’ altra. Un caso? Un passaparola? Non è una sospettabile coincidenza che l’ uomo della holding dei giochi sia lo stesso regista della compravendita di Montecarlo? È molto esplicita l’ email del 6 agosto, rivelata da Lavitola, in cui un preoccupato Walfenzao parla a un collega della «sorella (Elisabetta Tulliani, ndr) del cliente che sembra avere forti legami con uno dei politici coinvolti (Fini, ndr)» nello scontro all’ interno della maggioranza. Però manca ancora qualcosa di essenziale: i soldi. Chi li ha messi? E quanti? Se è vero che la casa valeva molto di più non è assurdo ipotizzare che una parte possa essere stata pagata in nero. È anche per questo che si utilizzano le finanziarie off-shore. Paradisi e concessioni Walfenzao è custode anche di un altro mistero connesso. La proprietà di Atlantis World da poco ribattezzata B Plus Giocolegale limited. È un gruppo che vive sulle concessioni dei Monopoli di Stato, gestisce 82 mila slot machine (30% del mercato) oltre a una forte presenza nelle scommesse e giochi telematici. Il socio di maggioranza è Francesco Corallo, loro dicono. Vero? Andiamo a Londra. Le società italiane sono controllate all’ 82% dalla holding londinese B Plus Giocolegale (ex Awg). Ma i documenti raccontano che sopra ce n’ è un’ altra alle Antille olandesi (Walfenzao lì è di casa), e sopra ancora un’ altra holding a Santa Lucia, precisamente la Hoshi Okara Corp Limited. Proprio a Santa Lucia. A questa nebbiosa proprietà lo Stato dà la concessione, che tra l’ altro scade il 31 ottobre. Se dietro a tutti questi paraventi c’ è Francesco Corallo bisogna crederlo sulla parola. Anche perché da poco la proprietà finale è stata trasferita di nuovo, finendo nel «The Vales Trust», nazionalità ignota. Eppure il business è in Italia e la concessione è pubblica. Valter dei Caraibi Ha inseguito lo scoop per settimane e alla fine l’ ha trovato. Lavitola è un po’ giornalista, un po’ editore, un po’ imprenditore, amico di alcuni politici (Sergio De Gregorio), sopportato a malapena tra i fedelissimi di Berlusconi. Si è buttato di recente anche nel commercio all’ ingrosso di prodotti ittici con l’ Empresa Pesqueira. Da poche settimane è stata creata la Pesqueira Italia allo stesso domicilio della redazione dell’ Avanti!. E anche la proprietà della Pesqueira è radicata in Via del Corso 117 a Roma sotto l’ ombrello della Maremma, una società che non si occupa di pesci, ma di «silvicoltura e attività forestali». Lavitola fino al 2007 gestì Maremma e allora gli ignoti padroni stavano in una holding del Delaware. Scatole cinesi anche qui. Lavitola a un certo punto esce, ma la sede resta in Via del Corso. Nel frattempo (meno di due anni) è stata comprata da una finanziaria lussemburghese e poi rivenduta (marzo 2010) all’ americana Bonaventura Group. E adesso Maremma è nel business ittico con Lavitola. Questi americani però sono strani perché agiscono via Lugano attraverso lo studio dell’ avvocato Marco Gambazzi, molto noto alle cronache italiane. Gambazzi venne coinvolto nel naufragio del vecchio Banco Ambrosiano di Roberto Calvi per l’ attività della Interbaros. Fu anche colui che fece aprire il conto Whisky presso la Banca della Svizzera Italiana a favore del giudice corrotto Diego Curtò. Dall’ America per investire nel pesce in Italia affidandosi ad avvocati svizzeri. Forse era più comodo Walfenzao.
Mario Gerevini