Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore 4/10/2010, 4 ottobre 2010
GLI ISTITUTI TECNICI PARLANO ALLE IMPRESE
Quando hanno visto che nevicava non gli è parso vero: un’occasione quasi irripetibile a Roma, da sfruttare per monitorare, misurare, registrare. Per testare la loro centralina meteo anche sotto i fiocchi. Un progetto a cui gli studenti dell’istituto d’istruzione superiore Leopoldo Pirelli si sono prima di tutto appassionati: dalla progettazione al collaudo, dal rilevamento dei dati all’immissione quotidiana in internet (www.meteorete.it). Hanno lavorato duro. «Spesso hanno saltato anche la ricreazione», spiega il dirigente scolastico Flavia De Vincenzi. Il Pirelli di Roma è solo una delle scuole dell’innovazione: quegli istituti tecnici che viaggiano al ritmo dei cambiamenti, che guardano al territorio e dialogano con le imprese per formare i profili professionali di cui hanno bisogno. Puntare sull’innovazione significa dare una risposta al job mismatch: nel 2009, nonostante la crisi, le imprese non riuscivano a trovare oltre 76mila tecnici.
Così alcune scuole hanno anticipato i tempi e hanno sperimentato un anno prima la riforma entrata in vigore per le prime classi delle superiori al ritorno sui banchi a settembre. Le direttrici d’azione principali sono state sviluppare competenze e creare raccordi con il sistema delle imprese per favorire l’inserimento nei settori che il mercato del lavoro richiede. Senza dimenticare la fase precedente: l’orientamento a partire già dalle scuole medie per cercare così di trovare una soluzione a monte per la disoccupazione giovanile. Esperienze condensate nelle delivery unit. La traduzione letterale è «unità di consegna». In pratica, incubatori di innovazione articolati su più livelli (nazionale, regionale, singoli istituti) il cui obiettivo era di creare buone pratiche da mettere poi a fattor comune in vista del debutto dei nuovi tecnici su tutto il territorio nazionale. I progetti pilota hanno riguardato cinque regioni: Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Veneto (da poco si è aggiunta anche la Campania che ha portato in dote il background del polo della qualità di Napoli). Per un totale di 126 istituti tecnici coinvolti. I risultati? Circa trecento documenti già online e raggruppati per area tematica di intervento sul sito (www.indire.it) dell’agenzia nazionale per lo sviluppo del l’autonomia scolastica (Ansas).
Alcune di queste iniziative sono state presentate a Ischia la scorsa settimana. Tra le altre, anche quella del Pirelli di Roma, cresciuta lungo la direttrice dell’integrazione delle materie scientifiche. Hanno partecipato un centinaio di ragazzi delle prime. Ora la nuova "sfida" sarà creare un impianto fotovoltaico per una scuola africana.
All’istituto tecnico Guglielmo Marconi di Catania hanno organizzato, invece, un’aula virtuale per l’apprendimento delle materie scientifiche. Quasi duecento i ragazzi coinvolti nelle prime classi, il tutto nel segno dell’e-learning e di percorsi di studio personalizzati. I progetti pilota, però, sono andati anche oltre l’asse delle scienze. Quasi tutti i centri di coordinamento regionali hanno gettato le basi per l’istituzione dei Cts: organismi paritetici composti da rappresentanti dell’istituto scolastico, delle associazioni di categoria, degli enti locali e delle università. In pratica, il vero anello di congiunzione tra scuola e attività produttive. Per Mario Mattioli, vicepresidente con delega all’education di Confindustria Napoli, «la riforma ha abbattuto delle barriere e ha aperto la possibilità di un interscambio con il mondo del lavoro». Anche per questo le delivery unit regionali hanno puntato su protocolli e intese con le rispettive sedi locali di Confindustria. In Veneto, ad esempio, si è fatto un vademecum per imprese e insegnanti sui nuovi Cts.
La strada dell’innovazione non è, però, tutta in discesa. Un punto nevralgico della riforma come la riduzione dell’orario settimanale a 32 ore nelle seconde, terze e quarte classi (ma anche delle seconde e terze nei professionali) è al centro di una querelle giudiziaria: i provvedimenti sul nuovo timetable sono infatti stati sospesi dal Tar Lazio e il Consiglio di Stato ha appena confermato la sospensiva (si veda «Il Sole 24 Ore» del 1° ottobre). Inoltre i dati sulle preiscrizioni alle classi prime delle superiori hanno registrato nei tecnici una flessione dell’1,4 per cento, a favore dei nuovi licei, specie l’indirizzo scientifico tecnologico, figlio anch’esso della confluenza delle precedenti sperimentazioni. La lettura di Carmela Palumbo, direttrice dell’ufficio scolastico regionale del Veneto, è che in generale «c’è molta incertezza sul futuro e quindi si cerca di iscrivere i ragazzi a un percorso il più generalista possibile che consenta in qualche modo di rinviare le scelte». In questo senso «bisognerebbe rafforzare il messaggio che l’istruzione tecnica è ambivalente: consente di accedere al mondo del lavoro ma anche di proseguire gli studi». Fa leva sulla comunicazione Alberto De Toni, che ha guidato la commissione per la riforma del l’istruzione tecnica: «Evocare desideri di cambiamento nei ragazzi e dire loro "Vieni a vedere dove nasce il futuro"».
Un’idea che Antonio Curzio, dirigente dell’istituto di istruzione superiore Giovanni Falcone di Pozzuoli (Napoli), ha declinato sulla specificità del territorio. All’agrario, hanno realizzato una "carta" con 22 tipi di rosolio che propongono a ristoranti selezionati. Il tutto per rafforzare e diffondere la convinzione che «una scuola di qualità possa formare i ragazzi e spianare loro la strada per un rapido e qualificato inserimento nel mondo del lavoro».