Renata Tebaldi, la voce d’angelo di Carlamaria Casanova, ed. Electa, Milano 1981, pagg.254, 4 ottobre 2010
Renata Ersilia Clotilde Tebaldi, Pesaro, 1 febbraio 1922, San Marino città, 19 dicembre 2004 • Nata a Pesaro il 1 febbraio del 1922, in via XX settembre
Renata Ersilia Clotilde Tebaldi, Pesaro, 1 febbraio 1922, San Marino città, 19 dicembre 2004 • Nata a Pesaro il 1 febbraio del 1922, in via XX settembre. Figlia di Teobaldo Tebaldi, violoncellista di professione, appartenente a una vecchia famiglia marchigiana, e di Giuseppina Barbieri, di Langhirano, 24 km da Parma. I due (lui era più giovane di sei anni) si sposarono nel 1920 ed andarano a vivere in casa di parenti di lui, a Pesaro • Quando Renata aveva tre mesi, il matrimonio entrò in crisi e Giuseppina decise di tornare dai suoi a Langhirano, dove gestivano un negozio di generi vari ed erano titolari dell’ufficio postale • A tre anni Renata fu colpita dalla poliomelite, e per cinque anni si sottopose a cure infinite • Pur di studiare pianoforte, nel 1935 Renata accettò di alzarsi alle 5 ogni mattino, viaggiare per due ore in treno fino a Parma, studiare tutto il giorno da una cugina, Giuseppina Passani, e tornare poi a casa la sera dopo altre due ore di treno • Era alta, timida, un po’ goffa: viso stupendo, con lineamenti finissimi, occhi azzurri, fossette e capelli corvini • Accettata al Conservatorio di Parma a 17 anni, con un anno d’anticipo, studiò con Campogalliani e si dedicò solo al canto • Nel 1942, causa la guerra, il Conservatorio fu chiuso e le Tebaldi sfollarono in un paesino vicino, Cartoceto • Debutto il 23 maggio del 1944 a Rovigo, nei panni di Elena nel "Mefistofele" di Boito, cachet di 2.000 lire • Fidanzata con un Antonio Pedretti, studente in medicina e partigiano, un ragazzone bruno alto e riccioluto, lasciato nel 1947 perché lui, per sposarla, le chiedeva di abbandonare la carriera • Trasferita a Milano e presa sotto l’ala protettiva dell’ALCI, agenzia di cantanti • L’audizione con Toscanini, per il concerto di inaugurazione della Scala ricostruita dopo la guerra, nel 1946. Presentò un pezzo dall’Andrea Chénier. Poi Toscanini le chiese: «Ha pronto qualcos’altro?». La Tebaldi allora propose l’Ave Maria dall’Otello. Ma i tempi dell’accompagnatore non soddisfacevano il maestro che incominciò a battere lui le misure con la mano. Renata si adeguò, ma il pianista, che voltava le spalle a Toscanini, continuò senza correzioni, anzi guardando disperato la Tebaldi e facendole segni con la testa e con gli occhi. Alla fine si rese conto dell’errore e riprese il tempo. Toscanini allora urlò: «Brava! Brava!». Fu poi scelta per il concerto. Il coro della Scala doveva essere disposto quella sera lungo una gradinata. Renata si trovava nel mezzo, ma a Toscanini questa soluzione non piaceva: alla fine dispose che il posto della solista fosse in alto alla gradinata, al vertice del coro. «Voglio che questa voce d’angelo scenda veramente dal cielo». Così nacque la leggenda della «voce d’angelo» • Lasciato Pedretti, la Tebaldi si innamorò di Nicola Rossi Lemeni, artista affascinante, abile parlatore, galante con le donne, che la lasciò poco dopo sposando Vittoria Serafin durante un viaggio in Messico • Renata, alta un metro e settantacinque, aveva sempre il problema di trovare partner in scena che fossero alla sua altezza • La mamma, che accompagnava sempre Renata e le faceva da tuttofare: l’aiutava ad indossare il costume, le aggiustava l’acconciatura, quando la figlia era in scena stava dietro le quinte, in una mano il rosario, nell’altra le chiavi e un corno rosso per gli scongiuri • Ernestina Viganò, detta Tina, fan della Tebaldi, così presa da lei che un giorno, mentre Renata era in America, le scrisse una lettera con acclusa una fotografia di lei vestita da cameriera, con la dedica: «questo è il mio sogno». Qualche anno dopo la Tebaldi la prese con sé e da allora furono inseparabili • Renata, che non amava la mondanità, le manifestazioni pubbliche, era religiosissima, collezionava bambole, faceva spesso le parole crociate, amava i cani, in particolare i barboncini neri (che chiamò sempre New) • «Il giorno in cui la mia cara amica Renata Tebaldi canterà Norma o Lucia o Anna Bolena una sera e la sera dopo Traviata, Gioconda o Medea, allora, e solo allora, la potrò considerare una rivale. Altrimenti sarebbe come paragonare lo champagne con il cognac, o meglio, con la Coca Cola» (Maria Callas) • La Tebaldi, che lasciò la Scala per il Metropolitan perché i dirigenti erano «per Maria (Callas, ndr), ma io decisi che non volevo soffrirne». Debuttò a New York nel 1955 • Il figlio di un re del petrolio texano, dopo aver visto la Tebaldi in scena, la invitò nella sua sfarzosa villa a Dallas per un concerto privato. Le offrì un assegno in bianco, un aereo privato per prenderla e riportarla a New York e di sposarlo. Lei cortesemente rifiutò • «Miss sold out», il soprannome che le avevano dato in America • Il «petto di pollo alla Renata», ideato dallo chef Muller nel ristorante del Metropolitan: una fetta di prosciutto alla griglia con salsa piccante su cui veniva posato un petto di pollo con grossi funghi pure alla griglia. Il tutto cosparso da una salsa trifolata • A Milano le Tebaldi vivevano in piazzetta Guastalla • Il 30 novembre del 1957, mentre erano a New York per recitare Tosca al Met, la mamma di Renata morì per una trombosi coronaria • Quella volta che a Palermo, mentre era in scena assieme a Giuseppe di Stefano nella Forza del Destino, la Tebaldi bissò «Pace mio Dio» e, andando le cose per le lunghe, di Stefano si tolse il costume e se ne tornò in albergo, lasciando che se la sbrigassero per le battute finali dell’opera • «il suo volto bianco, illuminato dall’interno come una lampadina di alabastro e le fossette delle due guance, riflettono la serenità. Avevamo davanti a noi l’immagine stessa della Pace» (Marlyse Schaeffer, cronista di France Soir) • Renata, che si era appostata per più di un’ora nella hall del Waldorf Astoria, dove aveva luogo il ricevimento per il fidanzamento di Grace Kelly con il principe Ranieri, senza rendersi conto che le sarebbe bastato annunciare la sua presenza per essere l’invitata d’onore • Nel 1959 Renata si innamorò nuovamente: Arturo Basile, direttore d’orchestra, nato a Canicattì nel 1914, simpatico, cordiale, sposato, aveva lasciato la moglie, poi nel 1960 era riuscito ad ottenere la separazione. Amava le donne, amava giocare, amava non impegnarsi. Morto nel 1962 in un incidente d’auto nei pressi di Vercelli a causa della pioggia • A un giornalista, che le chiedeva: «Chi è la più grande cantante del secolo» la Tebaldi rispose: «Naturalmente io sono la più grande: sono alta 1 metro e 75» • Nel 1974 Renata decise di ristabilirsi in Italia definitivamente • Il suo ultimo concerto data del 23 maggio 1976