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 2010  ottobre 03 Domenica calendario

ADDIO CUCITURE, ORA L’ABITO SI SCOLPISCE SUL CORPO

Parigi «È un lavoro sul corpo e sull’idea dell’abito come secon­da pelle per cui tutti i modelli so­no in jersey, senza cuciture, scol­piti addosso oppure con giochi di piegoline che in qualche modo fanno pensare alle rughe sulla pelle» racconta Alber Elbaz, men­tre dà gl­i ultimi tocchi alla stupen­da collezione Lanvin per la prossi­ma estate in passerella l’altra sera a Parigi. La sfilata comincia con un’ora abbondate di ritardo per­ché durante la prova finale lo stili­sta si accorge che le modelle non riescono a dominare senza dolo­re l’altezza dei tacchi. Così men­tre gli ospiti cominciano a entra­re nella Halle Freyssenet dove si svolge lo show, dal quartier gene­rale di Lanvin dall’altra parte del­la città esce un camion carico di scarpe più comode. Basterebbe questo per capire quanto Elbaz sia complice e amico delle don­ne, l’unico designer al mondo che considera diete e chirurgia plastica il colmo dell’orrore. «Vi­sto che oggi è possibile comprar­si un corpo nuovo, l’abito ha cam­biato funzione, deve far volare e sognare la gente pur facendo par­te della realtà quotidiana» con­clud­e il designer nato a Casablan­ca in Marocco e cresciuto in Israe­le dove ancora oggi vive la sua fa­miglia. La prima uscita toglie il fia­to: tre gonne che letteralmente volano, un inno alla leggerezza, al sogno, alla libertà. Poi arrivano gli abiti corti con le grandi paillet­te rettangolari, quelli asimmetri­ci con una manica drappeggiata sul braccio sinistro mentre sul de­stro co­mpare un gigantesco brac­ciale aforma di farfalla, il blu me­scolato al nero, i grandi e meravi­gliosi bijoux e quell’inconfondibi­le marrone spento che nelle ma­ni di Elbaz diventa il massimo del glamour. Non mancano alcuni capi nei colori fluorescenti degli evidenziatori e quei magici plissè effetto ruga che per qualcuno so­no un remake del Pleats Please di Miyake, mentre a noi sembrano un omaggio a Fortuny e un invito a riflettere su quanto belli posso­no essere i segni che sulla pelle lascia il tempo e sulla stoffa lascia la mano di un genio dello stile che dice: «La moda non deve esse­­re intellettuale, è come il cioccola­to, una delle cose buone della vi­ta ». La pensa così anche il suo ex assistente, Cedric Charlier, giova­ne designer di Cacharel che per la collezione della prossima esta­te immagina un giorno in crocie­ra con lo stesso crescendo di colo­ri che c’è dal rosa pallido dell’al­ba all’arancio violaceo del tra­monto. Le stampe sono ispirate dagli acquarelli di Kim Gordon (pittrice americana sconosciuta ai più), gli occhiali prodotti da Cu­tler & Bross (storico marchio de­gli accessori da vista) vendereb­bero il sogno della crociera an­che senza i deliziosi vestitini a chemisier, mentre le borse che in realtà sono dei porta Ipad hanno una ragione di essere oltre la mo­da. In questo nessuno può batte­re Roger Vivier, storico marchio di scarpe rilevato da Diego Della Valle e trasformato in un brand del lusso contemporaneo con l’aiuto di un designer come Bru­n­o Frisoni che stavolta si è conces­so lo sfizio di giocare con estrema serietà. Per cui su un paio di cia­battine che il popolo della moda chiamerebbe mules c’è un pe­sciolino, una borsa da sera è fatta con gli scobidoo e due clutch piat­te sono decorate dai simboli dei tipici divieti da spiaggia: no al se­no nudo e proibito fumare. La co­sa più interessante della collezio­ne dedicata al Sud (della Francia e dell’Italia, i luoghi tipici delle va­canze) è comunque «Fioche» il nuovo tessuto plastificato che ri­produce l’intreccio della paglia su fondo scuro. Torna finalmen­te a Parigi un grande assente dal­la scena internazionale della mo­da. Si tratta di Romeo Gigli che ha creato una collezione prodotta da Annamaria Fuzzi e battezzata come la sua data di nascita in nu­meri romani: 12/12/1949.