Miska Ruggeri, Libero 3/10/2010, 3 ottobre 2010
IL PICCOLO PRINCIPE DELLE CORNA
Morto, proprio come avrebbe desiderato, per la Francia, da pilota di guerra ai comandi del suo aereo, a 44 anni, dopo una vita passata a fuggire, volare e scrivere, Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) ha inevitabilmente lasciato un’opera incompleta: cinque volumi pubblicati (Corriere del sud, Volo di notte, Terra degli uomini, Pilota di guerra, Il Piccolo Principe), uno quasi finito (Cittadella), una novela di gioventù (Manon, ballerina, rimasta inedita per oltre 80 anni), qualche abbozzo, scritti di circostanza e una marea di taccuini, lettere, disegni, copioni cinematografici, testi sparsi... Che continuano a spuntare come funghi da vari archivi privati. Spesso di poco valore (ma non economico: anche la cosa più insignificante, se firmata di suo pugno, vale migliaia di euro...), epperò talvolta, come quelli provenienti dalla Successione Saint-Exupéry-d’Agay diretta dal pronipote Olivier, utili per illuminare la personalità di questo scrittore tanto illustre (anche se un po’ sopravvalutato) quanto misterioso.
E proprio utilizzando alcuni di questi documenti inediti, quasi come un archeologo alle prese con un antico mosaico, il giornalista e saggista Jean-Claude Perrier, nel suo libro-inchiesta I misteri di SaintExupéry (Cavallo di Ferro, pp. 160, euro 16), ha tentato di chiarire gli aspetti più oscuri della vita e dell’opera dell’artista-aviatore, uomo tormentato e complicato, dai rapporti con l’altro sesso alle idee politiche, dagli appuntamenti mancati con il cinema (in particolare i progetti per Terra degli uomini con Jean Renoir o per Il Piccolo Principe con Orson Welles e Walt Disney) alla lunga genesi del suo capolavoro non solo per bambini. A costo di ribaltare convinzioni consolidate.
Poeta parnassiano
Da un sonetto regalato nel febbraio 1917 a Jean Grisez, compagno al collegio marianista di Villa Saint Jean a Friburgo, emerge per esempio il lato elegiaco e malinconico del giovane poeta, influenzato dal Parnasso e dall’amatissimo Baudelaire («Il nostro cuore è muto, vuoto, triste da morire / Oh amico mio... come un paesaggio d’autunno», recitano gli ultimi due versi).
Un’altra poesia, lamartiana, À mon amie, testimonia invece la passione nascente per Louise de Vilmorin, la «carissima Loulou» incontrata nel 1920, il primo grande amore che non si scorda mai. Da adolescente Antoine si era infatuato di Odette de Sinety, più grande di tre anni e sua lontana parente, dedicandole anche due poesie, ma solo una leggenda familiare parla di una richiesta di matrimonio respinta dal padre di lei. Ben più seria la storia con la ricca e mondana Louise.
Fidanzati ufficialmente dalla fine del 1922, decidono di sposarsi nell’autunno successivo. Ma lui, annoiatissimo controllore di produzione in una fabbrica parigina di tegole, è senza soldi e senza prospettive di carriera. I Vilmorin sono perplessi e il matrimonio viene rimandato. L’idillio va a rotoli. Louise si fa la propria vita, sposa l’americano Henry Leigh-Hunt, coltiva amicizie illustri (sarà la compagna di André Malraux), scrive romanzi. Tuttavia non dimentica mai davvero lo spasimante respinto. I due si scriveranno per anni, fino (pare) al 1939, quindi anche dopo le nozze di Saint-Exupéry con l’argentina Consuelo Suncín Sandoval (aprile 1931), in tono assai intimo. «Non mi dimenticare troppo», la supplica lui su una copia di Corriere del Sud (1929).
Del resto, Antoine prova in tutti i modi a togliersela dalla testa. Bazzicando le prostitute di Pigalle e quelle fanciulle che chiama, con poca eleganza, «sale d’attesa». Avventure carnali e amicizie platoniche si moltiplicano. Prima e dopo il matrimonio. “Tonio” continua a volare, non solo in cielo ma anche di fiore in fiore. Altro che la coppia perfetta, modello d’amore e di fedeltà, disegnata dalla vulgata. Il rapporto con Consuelo (1902-1979), poco accettata in famiglia ma pur sempre la Rosa del Piccolo Principe, è sempre
stato conflittuale. Con camere e poi case separate. Solo a New York Saint-Exupéry flirta con Anne Morrow-Lindbergh, moglie del celebre aviatore, la bella Nada de Bragance, moglie di un principe brasiliano, la pittrice Hedda Stern, l’attrice Natalie Paley («Ti scuoto come un albero e ti costringo a dare i tuoi frutti», le scrive nel 1942) ecc. ecc.. Tante donne, insomma, fino alla sconosciuta 23enne incontrata nella primavera del 1943 tra Orano e Algeri... Niente male per un goffo spilungone ciclotimico, dal faccione tondo e il naso all’insù, soprannominato con suo gran fastidio “Pizzica la luna”.
Economista da brividi
Il materiale raccolto da Perrier mostra inoltre l’eclettismo di SaintEx. Non solo aviazione e meccanica, con almeno 12 brevetti depositati all’Institut National de la Propriété Industrielle tra il 1934 e il 1940, ma anche magia, indovinelli, matematica, musica (suonava benissimo il violino ed era intonato) ed economia. Anche se in questo campo c’è un testo, Capitalisme (élément nouveau), su un modello di società “ideale” che fa rabbrividire per quanto somiglia ai soviet: «La terra appartiene allo Stato che ha il diritto di sfruttarla; ogni casa che produca un reddito, ogni albergo, eccetera, appartengono allo Stato e il suo proprietario ne diviene il gestore (stipendiato dallo Stato, introiti versati allo Stato)». Meglio avere la testa tra mari, deserti, nuvole e stelle.
Miska Ruggeri