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 2010  ottobre 03 Domenica calendario

SORPRESE NEL PAESE DEI NUMERI

Chi era Lewis Carroll? Lo pseudonimo adottato da Charles Dodgson per firmare Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio, per citare solo due dei suoi libri per l’infanzia che lo hanno reso universalmente celebre, nascondeva una figura poliedrica e complessa. La "biografia in otto canti" di Robin Wilson ne propone un ritratto originale, che mette in luce le avventure di Dodgson "nel paese dei numeri". Non solo perché nei libri di Alice abbondano le allusioni di carattere matematico, ma soprattutto perché nei campi della geometria, dell’algebra e della logica si svolse gran parte dell’attività del "vero" Lewis Carroll. Terzo degli undici figli di un reverendo della Chiesa anglicana, Charles fin da piccolo aveva mostrato grandi doti in matematica. Il padre si era laureato in Lettere classiche e Matematica al Christ Church College di Oxford prima di dedicarsi alla carriera ecclesiastica, e inizialmente il giovane Charles seguì le orme del padre. Nel 1850, a diciott’anni entrò nello stesso College dove aveva studiato il padre e dove, dopo la laurea, fu nominato lettore di matematica. Il padre gli suggerì allora di mantenere la carica per una diecina d’anni per poi prendere i voti e stabilirsi in una parrocchia.

Come ricorda Wilson, quando Dodgson era entrato come studente residente al College aveva promesso di rimanere celibe e di intraprendere la carriera ecclesiastica. Così, fu ordinato diacono nel 1861. Ma poi le cose andarono altrimenti. «Non ero per nulla convinto che avrei desiderato, in futuro, l’ordinazione sacerdotale», ricordava Dodgson molti anni dopo. Non voleva affatto rinunciare al posto di lettore di matematica per un lavoro in parrocchia, che l’avrebbe anche costretto a rinunciare a una delle sue grandi passioni, il teatro. Frequentare teatri era «motivo di interdizione dagli ordini ecclesiastici», aveva sentenziato il vescovo di Oxford. Charles, che di fatto si era sempre considerato "praticamente un laico", trascorse tutta la vita come insegnante al College dove era entrato come studente. Se non avesse scritto i libri di Alice, probabilmente Dodgson sarebbe ricordato come un pioniere della fotografia. Nell’Inghilterra di metà Ottocento la fotografia amatoriale era di gran moda. Anche Dodgson ne rimase affascinato. Armato di un apparecchio Ottewill, che gli era costato la ragguardevole somma di 15 sterline, si dedicò a quella che egli considerava una vera e propria arte. I suoi tremila scatti ci consegnano ritratti di attrici e artisti del tempo, di poeti come Tennyson e scienziati come Faraday. Ma soprattutto di bambini. «Non esiterei a definirlo il più eminente fotografo di bambini del XIX secolo», ha scritto lo storico della fotografia Helmut Gernsheim.

Celebri sono le sue foto della piccola Alice Lindell e di altre bambine, agghindate in pose che non sarebbe improprio definire conturbanti e che hanno alimentato interpretazioni poco benevole. «Purtroppo sono state scritte molte sciocchezze riguardo alle amicizie infantili di Dodgson», commenta Wilson, che liquida la faccenda in maniera lapidaria: non si è mai trovata «la benché minima prova di alcunché di scabroso», e dunque «sottoporlo a una "analisi" di tipo moderno anziché giudicarlo nel contesto del suo tempo è fare cattiva storia e cattiva psicologia, e spesso dice di più sull’autore dell’esercizio che su Dodgson». Comunque sia, dai racconti fatti alla piccola Alice Lindell e le altre due figlie del decano del Christ Church durante una gita in barca ebbe origine il primo e più celebre dei libri di Dodgson. Si racconta che la regina Vittoria fosse così divertita dalla lettura delle avventure di Alice da ordinare: «Mandatemi il prossimo libro del signor Carroll». Ma con suo disappunto si trovò tra le mani An elementary treatise on determinants, un libro di algebra. «We are not amused», non siamo divertite, pare fosse il suo piccato commento. Se non come autore dei libri di Alice, o come pioniere della fotografia, Dodgson avrebbe dunque potuto essere ricordato come matematico.

Ma quanto era bravo in matematica, e che genere di matematica gli interessava?, si chiede Wilson. Nelle sue pagine il lettore si diverte con gli indovinelli, i giochi di parole, i rompicapi e i paradossi con cui Dodgson era solito intrattenere bambini e colleghi. Oltre a innumerevoli scritti ispirati dalla sua attività di docente, Dodgson pubblicò trattazioni matematiche degli argomenti più diversi. Dai tornei di tennis, per i quali elaborò un sistema che prefigurava l’odierno sistema delle "teste di serie" fino a quello della rappresentanza parlamentare nelle elezioni politiche, che costituisce uno dei suoi contributi matematici più originali. Come in politica, Dodgson era un conservatore convinto anche in matematica e il suo campo prediletto era la geometria euclidea. Nelle scuole dell’Inghilterra vittoriana, ci ricorda Wilson, la geometria di Euclide era d’obbligo «per chi intendeva frequentare l’Università di Oxford o di Cambridge e diventare quindi un uomo di Chiesa». Di fronte all’affacciarsi delle geometrie non euclidee, nel 1879 Dodgson scrisse uno dei suoi libri più notevoli, Euclide e i suoi moderni rivali. Una divertente messa in scena teatrale, con Minosse e Radamanto nelle vesti di giudici, Herr Niemand (il signor Nessuno, un professore tedesco che «ha letto tutti i libri ed è in grado di difendere qualunque tesi, vera o falsa») e il fantasma dello stesso Euclide. Per affermarne la definitiva superiorità sui suoi "moderni rivali".