Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 14 Martedì calendario

CORANO, 15 MORTI IN KASHMIR AL FUOCO UNA SCUOLA CRISTIANA - BANGKOK

Come fuoco sulla benzina, i libri del Corano bruciati nel Tennessee hanno spinto l´Intifada dei ragazzi kashmiri al punto più sanguinoso da quando era iniziata, tre mesi fa, in nome dell´indipendenza dall´India. Almeno diciotto persone, tra le quali un soldato indiano, sono morte nella sola giornata di ieri in cinque diversi punti della capitale Srinagar e del suo distretto.
Ma l´incidente più significativo per il "salto di qualità" della protesta, che ha già provocato oltre 70 vittime da giugno, è avvenuto in un villaggio a 40 chilometri dall´antica città sotto coprifuoco da tre mesi. Tutto è iniziato appena la Press Tv del governo iraniano ha diffuso anche a Srinagar le immagini di un uomo che bruciava il Corano in America. Gruppi di studenti, soprattutto sciiti fedeli a Teheran, hanno guidato migliaia di persone in corteo, e una folla imponente ha finito per assaltare una scuola di missionari protestanti a Tangmarg, dandola alle fiamme. Per via del coprifuoco e della chiusura di ogni istituto, all´interno non c´era nessuno. Ma i soldati delle Forze speciali sono intervenuti massicciamente per farla sgombrare e dopo essere stati accolti da una sassaiola hanno reagito con le armi da fuoco uccidendo almeno cinque manifestanti e ferendone una cinquantina.
Altri incidenti sono avvenuti in diversi villaggi del distretto e nella stessa capitale. Tra 1 15 morti risultano donne e giovani, dispersi coi lacrimogeni e poi colpiti dai soldati, come a Baramulla e Budgam. Qui c´è stata anche la prima vittima tra le forze dell´ordine, un poliziotto investito da un´auto.
I Partiti politici indipendentisti – che si dicono equidistanti da Delhi e Islamabad - stanno dirigendo e cavalcando allo stesso tempo l´onda montante della protesta. Uno dei leader dell´Hurryath, che all´inizio invitava i giovani alla calma, il religioso Mirwaiz Umer Farooq, domenica ha guidato una serie di cortei nel centro cittadino in violazione del coprifuoco, prima di venire nuovamente arrestato per incitazione alla violenza. Ma a dirigere la rabbia, soprattutto dei giovani – secondo un sondaggio recente i due terzi vogliono l´indipendenza – è l´ultraottanenne Syed Ali Geelani, tornato a guidare il movimento Quit India, India vattene, dopo un lungo periodo di apparente ritiro. Più volte aveva annunciato nei giorni scorsi una protesta ancora più vasta e dura se l´India non rinuncerà alle leggi speciali di polizia e al dispiegamento di 700mila soldati nella Valle, oltre ai bunker lungo tutto il centro della capitale e nei villaggi.
Il governo di New Delhi è sempre più preoccupato della piega che hanno preso gli eventi dalla fine del digiuno di Ramadan, quando interi edifici governativi sono stati dati alle fiamme. Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha anche ieri invitato i kashmiri a calmarsi e discutere con il suo governo, ma riaffermando che ogni dialogo verterà sulla costituzione indiana, e in un clima di pace. Le sue chance di essere ascoltato sono però pochissime, soprattutto perché - dopo aver promesso l´uso di armi "non letali" per domare le proteste - i soldati continuano a sparare proiettili veri.
La ripresa di una trattativa sui punti già fissati durante i vertici tra India e Pakistan degli anni scorsi (parziale ritiro delle truppe, abolizione delle leggi speciali di polizia del 1958) resta l´unico spiraglio per evitare che l´Intifada si trasformi in una guerra civile inedita perfino in queste terre tormentate già prima della Partizione del ‘47. Anche tra le forze dell´ordine la continua tensione degli ultimi tre mesi sta continuando a mietere vittime, con un numero elevatissimo di suicidi tra militari e poliziotti.
Disordini anti-cristiani sono avvenuti anche in Punjab. Scatenati dalla diffusione di finte voci di un altro rogo di Corano negli Usa, un gruppo di musulmani ha incendiato le panche di una chiesa. A Mosca, invece, alcuni abitanti sono scesi in piazza per protestare contro la costruzione di una grande moschea.