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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentotrentunesima settimanaDal 12 al 19 luglio 2010Cosentino Il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, s’è dimesso dall’incarico mercoledì 14 luglio

Anno VII – Trecentotrentunesima settimana
Dal 12 al 19 luglio 2010

Cosentino Il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, s’è dimesso dall’incarico mercoledì 14 luglio. L’opposizione aveva preparato contro di lui una mozione di sfiducia che aveva parecchie possibilità di essere votata anche dai finiani. Berlusconi l’ha quindi convocato e indotto a lasciare. Cosentino, finito nell’inchiesta dei magistrati romani cosiddetta P3 (quella che ha come protagonista Flavio Carboni e come pezzo grosso implicato Denis Verdini), è accusato di aver fatto preparare un dossier nel quale si dimostrava falsamente che il suo collega di partito Stefano Caldoro era un frequentatore di transessuali. Scopo: impedire a Caldoro di candidarsi a governatore della Campania, carica che occupa attualmente e a cui aspirava lo stesso Cosentino. Cosentino, all’atto delle dimissioni, ha nuovamente respinto tutte le accuse e proclamato la propria innocenza.

Governo Il mondo politico, essendo Cosentino il terzo che si toglie di mezzo dopo Scajola e Brancher, si interroga sulle possibilità che il governo Berlusconi resti in piedi e sui possibili scenari della fase successiva. Tremonti – che la settimana scorsa ha avuto momenti di tensione con Letta per il piglio troppo decisionista con cui ha varato la manovra economica (passata intanto al Senato giovedì 15 luglio col voto di fiducia) – ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui sostiene che l’ipotesi di una caduta di Berlusconi con possibile ingresso a Palazzo Chigi dello stesso Tremonti non esiste, essendo il governo solido e le (eventuali) questioni di moralità interna risolvibili senza traumi. Tuttavia i chiacchiericci della cittadella politica intorno agli scenari futuri non si placano. Potrebbero esserci: elezioni subito, oppure governo tecnico che, prima di mandare il Paese alle urne, prepari una nuova legge elettorale (intorno alla quale il disaccordo tra tutte le forze politico è però totale), impossibile sapere adesso se questo governo tecnico sarebbe guidato da Berlusconi (improbabile) o dalla solita personalità super partes (per ora non individuata). Ancora: nuovo governo di larghe intese che faccia le riforme e arrivi al 2013 (oppure no), con dentro l’Udc e forse guidato da Berlusconi, oppure non guidato da Berlusconi, ma forse da Tremonti, con dentro l’Udc, i finiani e magari qualche pezzo del Pd, nel frattempo andato in frantumi proprio sul punto chiave dell’esserci o non esserci in un esecutivo come questo. Altra questione: se i finiani e Berlusconi arriveranno a un’intesa, se si divideranno, se si divideranno però federandosi. Berlusconi promette di rifondare il partito entro agosto, Bersani, in America per troppo tempo, appena tornato ha detto che non vuole vedere vecchi film, Vendola si candida a dirigere il Pd col sistema delle primarie avversatissimo nel suo partito, Rutelli ha manifestato qualche debole apertura verso il centro-destra, peraltro tutta da verificare, eccetera.

‘Ndrangheta Una gigantesca retata ha portato in galera, martedì 13 luglio, 304 supposti esponenti della ‘ndrangheta, accusati, tra l’altro, di traffico d’armi, traffico di stupefacenti, associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura. Tra questi il direttore sanitario della Asl di Pavia, Antonio Chiriaco; il costruttore del pavese Francesco Bertucca; il biologo residente a Novara Rocco Coluccio. Nella conferenza stampa che ha illustrato le caratteristiche dell’operazione, il procuratore antimafia Pietro Grasso e il procuratore Ilda Boccassini hanno spiegato che la ‘ndrangheta è ormai diffusa ampiamente nel Nord d’Italia, per esempio risultano locali ‘ndranghetisti i centri lombardi di Bollate, Cormano, Bresso, Limbiate, Solaro, Pioltello, Mariano Comense, Corsico, Rho, Pavia, Erba, Canzo, Legnano, Desio, Seregno. In Liguria, i malavitosi calabresi avevano piazzato una camera di controllo che analizzasse la merce in transito verso la Costa Azzurra. Restano ampi i legami internazionali di questa società criminale, per esempio nove locali di Toronto e uno di Thunder Bay facevano capo a una lavanderia di Siderno. La ‘ndrangheta – cosa che agli esperti è apparsa la più incredibile – non sarebbe più strutturata per ‘ndrine autonome una dall’altra, ma avrebbe un centro operativo e un capo, l’ottantenne Domenico Oppedisano, finito dentro a sua volta. Ferma però la volontà di tenere il controllo dei traffici in Calabria: un compare Nuzzo (al secolo Carmelo Novella), il quale andava in giro dicendo che la Lombardia poteva benissimo far da sola, fu subito ammazzato. La ‘ndrangheta, secondo gli inquirenti già signora degli appalti lombardi e ben addentro al sistema sanitario regionale (ancorché altri dati lo mostrino come il più virtuoso di tutti), era adesso all’opera per pigliare commesse dall’Expo 2015, in crisi peraltro a sua volta ma per ragioni – a quanto se ne sa – del tutto diverse.

Ganzer Il generale dei carabinieri Giampaolo Ganzer, comandante dei Ros, è secondo il tribunale che l’ha condannato a 14 anni (sentenza di primo grado) un trafficante di droga, che ha approfittato, con altri 18, della libertà d’indagine e delle coperture garantite al suo gruppo per mettersi d’accordo con i narcos sudamericani e dell’Europa orientale e fare affari in proprio. La sentenza ha suscitato molte critiche e sui giornali sono apparse difese appassionate del militare, il quale si è limitato a commentare il suo caso con le parole: «Le sentenze non si possono che rispettare. Aspettiamo le motivazioni». Ricorrerà naturalmente in appello. Il governo, per bocca del ministro Maroni, gli ha confermato totale fiducia, lasciandolo al suo posto.

Morti Sono morti a poche ore di distanza uno dall’altra la vedova di Aldo Moro e il popolare giornalista televisivo Mino Damato. Eleonora Moro (nata Schiavarelli), deceduta in età di 94 anni, aveva tentato in ogni modo di salvare il marito sequestrato dalle Brigate Rosse (16 marzo – 9 maggio 1978), bussando a tutte le porte e inducendo persino Paolo VI a scrivere la celebre lettera ai brigatisti («Io scrivo a voi, uomini delle Brigate rosse […] vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro»). Trucidato Moro, Norina (come la chiamava il marito), da quella donna riservatissima che era, s’era trasformata in un’implacabile Erinni, non dando tregua alla Dc, di cui conosceva ogni vergogna e che riteneva mandante morale dell’omicidio. Mino Damato, 73 anni, famoso conduttore televisivo degli anni Ottanta (durante una sua Domenica in camminò sui carboni ardenti), aveva poi cambiato la sua vita dedicandosi soprattutto a volontariato e solidarietà e finendo in politica, prima con An, poi con Veltroni.

Valentino Valentino Rossi ha zoppicato a 300 all’ora nel Gran Premio di Germania di domenica scorsa, arrivando quarto. Si ricorderà che il 5 giugno, al Mugello, era stato disarcionato e s’era rotto tibia e perone destri. Operato dal professor Buzzi («un fenomeno») invece di star fermo sei mesi come da prime previsioni, è ridisceso in pista dopo quaranta giorni, rompendo le scatole al compagno di scuderia, finto-amico, fuoriclasse e rivale Lorenzo. Recupero eccezionale, ma non unico nella storia della moto. In gara ha indossato una tuta di pelle di canguro più morbida del solito, un paratibia in kevlar-carbonio (prima era in propilene), un para-perone e una calza contenitiva tipo nonna con la flebite, utile per migliorare le circolazione nel decorso post-operatorio e scongiurare possibili gonfiori.