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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentotrentesima settimanaDal 5 al 12 luglio 2010Carboni Flavio Carboni è un vecchio di 78 anni, seriamente implicato all’inizio degli anni Ottanta nell’affaire Banco Ambrosiano, quello che si concluse col cadavere del banchiere Roberto Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra

Anno VII – Trecentotrentesima settimana
Dal 5 al 12 luglio 2010

Carboni Flavio Carboni è un vecchio di 78 anni, seriamente implicato all’inizio degli anni Ottanta nell’affaire Banco Ambrosiano, quello che si concluse col cadavere del banchiere Roberto Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Da allora ad oggi Carboni è stato processato poco meno di una trentina di volte, facendosi parecchia galera ma riuscendo quasi sempre assolto, soprattutto grazie a errori formali che non si sa se fossero o no commessi apposta. Venerdì scorso l’hanno rimesso di nuovo dentro, stavolta per iniziativa della magistratura romana. Il sospetto è quello che, in forme e con parole diverse, gli sta addosso da sempre: essere parte importante di associazioni segrete che mettono insieme politici, funzionari pubblici, imprenditori senza scrupoli, bancari e banchieri, in modo da pompare, con i pretesti più vari, denaro pubblico. Nel caso in questione ci sono anche cene nella casa romana di Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl. Obiettivo di questi incontri: far fare il governatore della Campania a Nicola Cosentino oppure favorire la nomina in Sardegna di Ignazio Farris («uno a cui voglio bene») come responsabile dell’eolico, un nuovo segmento del sostegno pubblico in cui malavitosi e affaristi di ogni genere si sono buttati a corpo morto. Carboni e i suoi, per esempio, s’erano impegnati, in cambio di questi favori, a premere sui giudici della Corte costituzionale affinché non annullassero il lodo Alfano, quello voluto da Berlusconi per proteggere se stesso dalle inchieste e che adesso – dopo la bocciatura della Consulta (Carboni sarebbe anche un pochino millantatore) - si sta approvando di nuovo, però come legge costituzionale. Il lettore sa già che stiamo parlando di inchieste, e non di sentenze. Dunque, Carboni, Verdini e gli altri potrebbero essere innocenti e gli atti dei pubblici ministeri poco più, o poco meno, di esercitazioni giornalistico/scandalistiche (è successo). Però, la posizione di Verdini, un pezzo grosso del berlusconismo, imprenditore a sua volta e banchiere, coinvolto in tre indagini della magistratura e presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, nel quale Carboni e sua moglie hanno versato centinaia di migliaia di euro, è sempre più difficile. I finiani chiedono a gran voce le dimissioni. E questo, dopo il caso Brancher, sarebbe un altro grave smacco per il presidente del Consiglio.

Vespa Bruno Vespa è entrato sedicenne nella redazione aquilana del Tempo, era cioè il 1960, ha quindi festeggiato quest’anno i cinquant’anni di professione con una cena a casa sua a cui hanno partecipato, tra gli altri, Berlusconi con la figlia Marina, Mario Draghi, Geronzi, Pierferdinando Casini, senza Azzurra, ma seduto tra Gianni Letta e il cardinal Bertone. Il Cavaliere ne ha approfittato per invitare proprio Casini a rientrare nel centro-destra, allettandolo con l’offerta della vicepresidenza del Consiglio, del ministero per lo Sviluppo economico e – mi voglio rovinare – anche del ministero degli Esteri. Casini, buttato fuori malamente all’epoca del predellino, ha risposto che lui non ha nessuna intenzione di aggiungersi all’attuale coalizione né di sposare il programma con cui il Pdl ha vinto le elezioni. Invece se ne potrebbe parlare in caso di crisi e di rimescolamento generale. Il Cavaliere vada dunque a dimettersi e contratti con lui, dopo il nuovo incarico, ministeri e cose da fare. Qualche giorno dopo, impazzando i giornali sulla cena del secolo, il capo dell’Udc ha chiarito che secondo lui ci vuole piuttosto un governo di responsabilità nazionale, guidato magari dallo stesso Berlusconi (ma non è detto), che comprenda anche le forze politiche oggi all’opposizione, eccetera eccetera. A parte il fatto che Bossi e Maroni hanno subito gridato che l’Udc è un nemico, neanche Berlusconi è disponibile ad aprire una crisi: non si fida di Napolitano e teme che, alla fine, il sacrificato sull’altare della responsabilità nazionale sarebbe proprio lui. L’insieme però, unito alle difficoltà che vengono dalle inchieste giudiziarie (vedi sopra), conferma il momento difficile del governo e le prospettive incerte dell’autunno. Italo Bocchino, il più fedele dei finiani, parlando anche di “degenerazione del partito a livelli di guardia” ha fatto sapere che la sua corrente conta su un numero di parlamentari sufficiente ad aprire una crisi in qualunque momento.

Pomigliano Mentre la Telecom annuncia 6.822 esuberi in tre anni (su 55 mila dipendenti), la Fiat ha confermato l’accordo del 15 giugno con Cisl, Uil, Ugl e Fismic: la Panda sarà costruita a Pomigliano, l’azienda investirà i famosi 700 milioni, sono salvi i cinquemila posti dell’azienda (che oggi lavora tre giorni al mese) e i diecimila dell’indotto. Marchionne ha spedito una lettera a tutti i dipendenti invitandoli ad «accettare la sfida con il resto del mondo». Il ministro Sacconi ha giudicato la decisione del Lingotto «altamente significativa per l’interesse nazionale e per quello in particolare del Mezzogiorno». Attualmente la Panda si costruisce in Polonia. Marchionne ha condizionato il ritorno di quella lavorazione in Italia all’accettazione integrale di un documento dell’azienda in cui si prevede di lavorare anche il sabato e la domenica, con sanzioni molto dure contro assenteisti e scioperanti troppo furbi. La Fiom-Cgil, giudicandolo incostituzionale, aveva respinto questa specie di diktat e al referendum, vinto dalla Fiat con il 62% dei sì, aveva comunque ottenuto un importante successo: il 36% dei no rappresentano il triplo degli iscritti a quel sindacato. Epifani ha criticato l’esclusione della Cgil, ribadita anche nella decisione finale. «La Fiat sbaglia a scegliersi gli interlocutori al semplice scopo di farsi dare sempre ragione» ha detto «è aperto a questo punto un problema formale nei rapporti tra Cgil e Fiat».

Assassini Continua l’impressionante sequenza di delitti in cui italiani di ogni età e condizione sociale ammazzanno donne decise a lasciarli o a non concedersi. A Spinea, vicino a Venezia, Andrea Donaglio, benestante, professore di 47 anni, ha ammazzato a coltellate la sua ex, Roberta Vanin, già indossatrice e poi sua compagna e socia in affari: lo aveva lasciato da due anni e lui non si rassegnava. A Mestre, Fabio Riccato, appena laureato in biologia con un 110 e lode, ha distrutto la sua fidanzatina di 16 anni, Eleonora Noventa, sparandole con una Smith & Wesson 357 Magnum due colpi al torace e uno in testa. Lei se ne stava tornando a casa in bici dopo avergli confermato che la storia era finita. Lui, dopo il delitto, si è sparato. A Roma, un camionista di 42 anni, di nome Leopoldo Ferrucci (secondo i poliziotti «una bestia») ha ammazzato a pugni in faccia Annamaria Tarantini. Qui la storia non era mai neanche cominciata: Ferrucci era l’operaio che doveva aiutare Annamaria in un trasloco. Quando lei, portata con un trucco in una zona isolata dell’Appia, gli ha chiesto se era impazzito, lui non ci ha visto più.

Mondiali Per gli italiani, l’unica consolazione del mondiale sudafricano viene dal polpo Paul, o Paolo, pescato da Verena Bartsch al largo dell’Elba e subito portato al parco acquatico Sea Life di Oberhausen, in Germania (era un polpo quasi neonato, lungo appena dieci centimetri). Durante il mondiale per sette volte è stato chiesto a Paolo un pronostico sulle partite della Germania col sistema di offrirgli da abbrancare le bandiere delle due squadre in lizza. Paolo ci ha azzeccato sempre. Messo alla prova sulla finalissima tra Spagna e Olanda ha confermato: vince la Spagna. E infatti il trequartista Iniesta, pochi minuti prima che scadesse il secondo tempo supplementare, ha segnato. La Spagna è campione per la prima volta nella storia, e gli acquari di tutto il mondo si contendono, a suon di decine di migliaia di euro, l’unico bravo italiano della stagione calcistica.